L'Italia sembra incamminarsi verso una nuova guerra. Ancora una volta in terra straniera;a ncora una volta agli ordini dell'alleato americano. In passato mi sono cimentato spesso sul tema della guerra ed il mio punto di vista è ben noto. Stavolta, vorrei tentare un approccio diverso, supportato dalle norme di Diritto Internazionale Umanitario, (ossia le norme sui conflitti armati).
Gli U.S.A., la Gran Bretagna e la Francia hanno scelto di dichiarare guerra alla Libia. L'Italia si è dovuta accodare ancora una volta, stritolata come è da decine e decine di convenzioni sovranazionali che la privano della completa ed effettiva sovranità interna. A quanto pare, l'Italia si è limitata a mettere a disposizioni le proprie basi: un provvedimento già visto, adottato dal governo D'Alema ai tempi della guerra in Kosovo.
Proprio la guerra in Kosovo è, per certi versi, l'episodio che più ricorda l'attuale situazione in Libia, dato che lo scenario è quello di una forza governativa e statale contrapposta ad una ribelle, appoggiata da Stati terzi. Oggi come ieri, le ragioni dell'intervento risiederebbero nell'intento di mettere la parola fine ad una situazione di violenza interna.
Le analogie col Kosovo finiscono qua però. Difatti, gli episodi di pulizia etnica in terra slava, (perpetrati dalle truppe comuniste- ma guarda un po', chi l'avrebbe mai detto?-di Milosevic), erano un fatto notorio; in Libia,invece, non c'è nulla di chiaro. Abbiamo un gruppo armato di ribelli e uno Stato territoriale che difende la propria sovranità. L'intervento armato delle forze straniere si legittimerebbe alla luce di presunti "bombardamenti sulla popolazione civile". Questa è una definizione che dice tutto e niente! Infatti, non è dato sapere se quei civili che si vedono nei media siano o meno insorti e se siano il bersaglio diretto dell'azione statale. All'uopo, ricordo che il Diritto Internazionale Umanitario considera esistenti due diversi conflitti nella fattispecie: un conflitto armato internazionale tra Libia e USA,Gran Bretagna e Francia, cui si applicano le Convenzioni di Ginevra; un conflitto armato interno tra Libia e insorti, regolato dalle pochissime norme date dall'art. 3 comune alle Convenzioni di Ginevra e dal Secondo Protocollo addizionale. L'insurrezione contro lo Stato resta un crimine contro lo Stato stesso, il quale è libero di usare la forza contro gli insorti. Questi ultimi, peraltro, non assumono lo status giuridico di combattenti e restano civili che prendono direttamente parte alle ostilità. Come tali possono essere legittimamente oggetto di violenza bellica e hanno una tutela giuridica ben più lieve: in particolare, possono essere condannati a morte e non godono dello status di prigioniero di guerra. Questa è la normativa internazionale e da lì non si scappa. Non esistono "il giusto" e "lo sbagliato". Non ci sono se né ma. Dura lex, sed lex!
Quindi da dove nasce tutta questa polemica?
Come al solito serpeggia la solita politica e covano i soliti interessi economici. Stavolta, addirittura, anche chi è sempre stato "pacifista" e ha sempre denunciato "gli interessi pecuniari che ruotano attorno ai conflitti" sembra essere favorevole all'impiego della forza contro la Libia. Nessuna manifestazione pacifista degna di nota e ben poche di quelle assurde bandiere arcobaleno, (buone al massimo per un gay-pride). Solo a Milano si è visto qualcosa; tuttavia, il piccolo corteo pullulava di bandiere rosse e di slogan proletari, quindi non fa testo. E allora: dove sono i difensori della pace ad oltranza? Dove sono i "sinistrosi"accusatori degli USA, del loro imperialismo e della loro sete di petrolio? Dove sono i sostenitori della costituzione italiana e del suo art. 11? Dove sono quelli che si indignano per il colonialismo italiano, cioè quelli che lamentano l' "aggressione a genti indifese"?
Ad oggi nessuna traccia. Neanche un annuncio di manifestazione che sia uno!
Del resto si sa; Gheddafi è stato di recente molto vicino a Berlusconi; non potendo fare la pelle all'imprenditore di Arcore, si accontenteranno di farla a Gheddafi. E di tutto il resto, compresa la coerenza, chi se ne frega!
E intanto l'Italia obbedisce ancora una volta ai diktat di una o più potenze straniere. Accade ormai sistematicamente da 60 anni. Ma non c'era stata la "liberazione"? Ah no, è vero: abbiamo barattato una dittatura nazionale per una ben più feroce dittatura forestiera. Ci siamo sbarazzati a cuor leggero della sovranità nazionale e non ce ne siamo neanche accorti, perché ci hanno dato due soldi ed un voto: praticamente un osso da sgranocchiare e tutti a cuccia. Il risultato è che non ci sono rimedi: in questo caso dobbiamo obbedire alle convenzioni sovranazionali e a quelle europee. Voglio vedere se, a tempo debito, gli altri contraenti di quelle stesse convenzioni assolveranno ai loro obblighi, quando l'Italia sarà invasa da orde di immigrati clandestini affamati che, magari, celano anche qualche terrorista. Quello, si sa, non si nega mai a nessuno.
Mi congedo con un dubbio: sarei anche curioso di sapere come abbia fatto un presidente U.S.A., idolatrato dalle masse di sinistra, a vincere un premio nobel per la pace? Visto che è stato tra i primi a dichiarare guerra alla Libia, abbia almeno il buon gusto di restituirlo...
Roberto Marzola.
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