Continua la corsa al rialzo dei prodotti petroliferi. Salvo rarissime eccezioni, infatti, benzina e gasolio continuano ad aumentare di prezzo. Ormai la media nazionale si attesta a 1,633 euro/litro per la verde e a 1,534 euro/litro per il diesel. Un furto in piena regola, che si ripete ogniqualvolta ci rechiamo al distributore. Non credo affatto di esagerare, specie se consideriamo che per un pieno di 50 litri, (serbatoi di tale capacità ormai sono in dotazione a tante auto), si spendono circa 81,65 € per un’auto a benzina e 76,7 € per una a gasolio. Facciamo una equivalenza ricorrendo al compianto vecchio conio, (dato che ormai l’Euro ci ha completamente rimbecilliti, al punto tale che, seppur inconsciamente, consideriamo 100 € come 100.000 lire, sebbene si parli di grandezze in cui una è doppia rispetto all’altra!), giusto per rendere ancora più chiaro il concetto: quasi 159.000 lire nel primo caso, e poco più di 148.500 lire nel secondo. Una bastonata tremenda!
Il dato, già di per sé preoccupante, è aggravato da una semplice considerazione: l’aumento del prezzo dei carburanti innesca una reazione a catena, che comporta maggiori esborsi per l’acquisto di un “paniere”, (si dice così in gergo economico, no?), estremamente variegato, in cui ricade di tutto: generi alimentari, elettronica, riscaldamento, illuminazione e via discorrendo. Tutto costa di più per il consumatore finale, il quale si ritrova con un potere d’acquisto sempre più ristretto.
Le cause di questi continui aumenti sono più o meno note: maggiorazione del costo del greggio, (il quale, a sua volta, risente delle complesse dinamiche socio-politiche che riguardano i Paesi produttori), aumento della domanda, (cui spesso fa eco, “stranamente”, una diminuzione della produzione), bolle speculative e accise sempre crescenti.
Vorrei spendere due parole su quest’ultimo punto. Avete idea di quante e quali imposte gravino su un singolo litro di carburante? Eccovi un elenco, utile per vedere coi propri occhi un fenomeno che ha dell’assurdo:
· 0,0073 Euro in attuazione del Decreto Legge 34/11 per il finanziamento della manutenzione e la conservazione dei beni culturali, di enti ed istituzioni culturali.
· 0,040 Euro per far fronte all'emergenza immigrati dovuta alla crisi libica del 2011, ai sensi della Legge 225/92.
Prese singolarmente, queste accise pesano ben poco, dato che sono nell’ordine di millesimi di euro o pochi centesimi; ma, considerate tutte insieme, rappresentano un prelievo da quasi 27 centesimi di Euro per ogni litro. Non finisce qui: a questi 27 centesimi di euro, infatti, sommati alla vera e propria imposta di fabbricazione (definita per decreti ministeriali), viene aggiunta pure l’Iva del 21%.
Trasposte sul piano delle casse dello Stato, queste cifre dicono che quest’ultimo, mediamente, incassa qualcosa come 20 milioni di Euro al mese[1]. Un bel gruzzolo, non c’è che dire!
Trasposte sul piano delle casse dello Stato, queste cifre dicono che quest’ultimo, mediamente, incassa qualcosa come 20 milioni di Euro al mese[1]. Un bel gruzzolo, non c’è che dire!
Come si può ben vedere, la questione appare estremamente composita, il che non rende certo facile pensare a delle soluzioni pratiche.
A tal proposito, tempo fa viaggiava in rete l’idea di boicottare due compagnie petrolifere scelte a caso. La diminuzione di introiti da parte di quest’ultime avrebbe dovuto costringerle ad abbassare i prezzi, pur di richiamare la clientela. Mosse da intenti concorrenziali, le altre compagnie avrebbero dovuto diminuire anch’esse il prezzo finale. Idea interessante e valida sulla carta, ma rivelatasi fallimentare perché si rivolge ad un soggetto indefinito, informe, difficile da governare e motivare: la massa.
L’ADOC, (Associazione per la Difesa e per l’Orientamento dei Consumatori), dal canto suo, proponeva di aumentare il numero dei benzinai e fare in modo che questi non si limitassero solo a vendere carburanti, ma anche altro. A ciò si univa la richiesta di eliminare le accise sui carburanti. Da quanto mi risulta,però, fino ad oggi la proposta dell’associazione è rimasta lettera morta.
Personalmente, non avendo conoscenze specialistiche, posso avanzare una proposta di buon senso, che non è certamente una soluzione operativa, bensì un orientamento di massima. Per cui dico che servirebbe un’azione coordinata, sul piano internazionale e nazionale. Per quanto concerne il primo, bisognerebbe aumentare il peso politico per stipulare contratti più convenienti, sia con le associazioni petrolifere internazionali, sia con i Paesi produttori. C’eravamo quasi riusciti con la Libia, poi lo zio Sam ci ha ordinato di stare a cuccia…
Per quanto riguarda, invece, la “piattaforma” nazionale, (tanto per fare un gioco di parole!), bisognerebbe cominciare ad affrontare il problema a monte, non a valle: vale a dire cominciando a tagliare in maniera netta la spesa dello Stato, cosa che consentirebbe di poter rinunciare all’enorme mole di entrate assicurate dalle accise sui prodotti petroliferi. Meno parlamentari, meno privilegi, meno indennità ed immunità, meno rimborsi ai partiti, meno finanziamenti ai giornali, meno soldi alle cooperative, meno opere pubbliche insensate, meno finanziamenti a cinema, teatri e via discorrendo, (e basta con questo piagnisteo “la cultura ha bisogno di soldi”, cazzate!). In altre parole: basta sprechi.
Una volta riusciti in questo arduo compito, si potrà davvero pensare a spazzar via tutti quegli inutili prelievi, fatti di balzi e balzelli, magari cominciando da quelli destinati pro Etiopia, Suez, Libano, Vajont, Irpinia, Firenze e compagnia bella, dato che la situazione pare proprio risolta da tempo. Sarebbe davvero una gran bella boccata d’ossigeno: quasi 27 centesimi, (circa 523 lire), in meno al litro, per un risparmio di oltre 13 euro, (25.000 lire), ogni pieno. Allo stato attuale praticamente un sogno. Ma qui non dobbiamo dormire, anzi, dobbiamo essere più che vigili, quasi arditi oserei dire, perché la missione è di quelle sovraumane: sfidare l’immonda cloaca delle multinazionali petrolifere da un lato e, dall’altro, il “Leviatano” rappresentato dalla fiscalità dello Stato. Serve una risposta politica, pratica e non teorica. Bisogna studiare, poi agire. Chiacchierare nelle tv,su internet, sui blog, nei bar e nelle piazze serve a poco, se non a stimolare una presa di coscienza e un proposito d’azione, che deve iniziare quanto prima. Perché stavolta non possiamo davvero perdere. Uomo in piedi!
Roberto Marzola.
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