BENVENUTI, CHIUNQUE VOI SIATE

Se siete fautori del "politcally correct", se siete convinti che il mondo è davvero quello che vi hanno raccontato, se pensate di avere tutta la verità in tasca, se siete soliti riempirvi la bocca di concetti e categorie "democraticizzanti", sappiate che questo non è luogo adatto a Voi.

Se, invece, siete giunti alla conclusione che questo mondo infame vi prende in giro giorno dopo giorno, se avete finalmente capito che vi hanno riempito la testa di menzogne sin dalla più tenera età, se avete realizzato che il mondo, così come è, è destinato ad un lungo e triste declino, se siete convinti che è giunta l'ora di girare radicalmente pagina , allora siete nel posto giusto.
Troverete documenti,scritti, filmati, foto e quant'altro possa sostenervi in questa santa lotta contro tutti e tutto. Avrete anche la possibilità di scrivere i Vostri commenti, le Vostre impressioni, le Vostre Paure e le Vostre speranze.

Svegliamoci dal torpore perché possa venire una nuova alba, una nuova era!


giovedì 3 novembre 2011

4 NOVEMBRE: NESSUNO DIMENTICHI QUESTA DATA!

Immagini della battaglia di Vittorio Veneto
Lungo e complesso è stato il cammino unitario italiano. Tanti sono gli stereotipi disseminati nelle pagine di questa storia, così come tante sono le mistificazioni, le inesattezze e le mezze verità che tutt’oggi continuano ad essere taciute e ad essere spacciate come verità nelle aule di scuole, delle università e, più in generale, della cultura. Parlare di tutto questo richiederebbe un lavoro difficilissimo, sia per la mole degli argomenti trattati, sia per la loro complessità. Un lavoro che non posso affrontare, né per motivi di tempo, né per motivi di formazione, dato che richiederebbe competenze che sicuramente non ho.

Una cosa però voglio dirla. O meglio, mi piacerebbe che si ragionasse su un interrogativo: perché nell’immaginario collettivo “unità d’Italia” significa essenzialmente “Risorgimento”?
Francamente, mi pare una grossa inesattezza storica, (una delle tante possibili, come ho ammonito pocanzi), giacché al momento dell’annessione dello Stato pontificio mancavano ancora il Trentino Alto-Adige e parti del Veneto, oltre alle agognate terre d’Istria, di Fiume e di Dalmazia. Ma più che un’inesattezza, è un grande sacrilegio, perché straccia tutte le pagine di storia relative alla Prima Guerra Mondiale. Per non parlare poi, della tendenza, piuttosto diffusa, a far ripartire l’unità d’Italia con la resistenza; una sorta di iato che va dalla Breccia di Porta Pia a Piazzale Loreto, lasciando fuori gli anni che vanno dal '15 al '43: falsità che si aggiunge all’inesattezza, dato che la resistenza, semmai, è il simbolo della negazione dell’unità nazionale.

Il rischio è davvero grande: si finisce per dimenticare il valore dei fanti sul Piave e degli Alpini arroccati sulle vette a combattere col freddo, prima ancora che col nemico; si perde la memoria degli eroi di Vittorio Veneto, dei martiri di Caporetto e di tutti gli altri caduti, feriti e dispersi, (tanti, troppi: circa 650 mila i morti al fronte, quasi 950 mila i feriti e 600 mila i dispersi e/o prigionieri); si ignorano i dolori delle donne che videro partire un giorno i loro figli, mariti e fidanzati, senza più vederli tornare indietro; si dimenticano le angosce e le sofferenze del popolo italiano tutto, turbato da un sogno romantico quale, appunto, l’ unità d’Italia.
Sono questi gli anni in cui inizia a nascere il primo,vero ed autentico sentimento patriottico; è solo con la Prima Guerra Mondiale che l’Italia prova a scoprirsi realmente Popolo e Nazione, sebbene  “in potenza” e non ancora “in atto”.  Vi riuscirà solo qualche anno più tardi grazie all’avvento del Fascismo, che saprà trasformare quel sogno romantico di fratellanza e coesione nazionale, (nonché la delusione per la celebre “vittoria mutilata”), in un ulteriore slancio di autentico, viscerale e folle amor patrio, portando l’Italia a traguardi mai raggiunti prima. Un sogno destinato purtroppo a spegnersi presto a causa del cancro internazionalista di natura sovietica, insinuatosi in Italia negli anni del cd. “biennio rosso”, emerso durante la “resistenza” e divampato dagli anni ’60 in poi, cioè gli anni in cui esporre un tricolore poteva valere la pena capitale.

Di tutto questo si parla assai poco ed è grave, anzi gravissimo. E’ ancor più grave che non se ne parli durante il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Solo in questi ultimissimi giorni si è detto qualcosa, (cioè in occasione del passaggio del Milite Ignoto da Aquileia a Roma), ma più per senso del dovere che per convinzione e adesione a quegli ideali. Soprattutto, lo si è detto dopo aver spostato la festività nazionale dal 4 novembre al 17 marzo per beceri motivi politici.

E’ giunta l’ora di mettere da parte certe meschinità e questo pressapochismo storico-politico. Dobbiamo andare oltre, per riscoprire lo spirito di quell’Italia alla prese con la Grande Guerra. Un buon punto di partenza potrebbe essere quello di rifare del 4 novembre un giorno di festa, per restituirle la dignità che le è propria. Non tanto e non solo per motivi rievocativi, ma per coltivare quel senso di unione nazionale e di coesione patriottica di cui abbiamo un disperato bisogno per fronteggiare tutte le difficoltà che si profilano all’orizzonte, superabili solo se saremo in grado di pareggiare gli sforzi, i sacrifici e il concetto di abnegazione dei nostri nonni e bisnonni partiti per il fronte con il cuore pieno di senso di comunità, solidarietà e partecipazione, poi persosi nel corso dei decenni. Come loro, infatti, dobbiamo combattere una guerra lunga e sanguinosa. Non contro le truppe austro-ungariche, certo, ma contro un nemico peggiore, che non ha nemmeno un volto, ma solo tanti nomi: crisi economica, crisi finanziaria, crisi politica, globalizzazione, signoraggio eccetera eccetera. Mali invisibili, ma non meno pericolosi delle baionette di casa Asburgo. Quelle, almeno, sottostavano alle leggi di guerra e agli ordini dei generali austriaci, che spesso erano autentici galantuomini; le minacce presenti, invece, uccidono e basta, in maniera subdola e crudele, senza alcun distinguo. In piedi, dunque, Italiani: “siate un esercito solo, perché ogni viltà è tradimento, ogni discordia è tradimento, ogni recriminazione è tradimento” (Vittorio Emanuele III). Oggi come ieri.

Roberto Marzola.


"...La gloria era un abisso, ma dallo Stelvio al mare
 Lo sguardo restò fisso, si doveva passare
E la chiodata scarpa vi passava
Tritò l'impervio Carso a roccia a roccia
Pigiò nel Piave sacro che arrossava
Sangue nemico tratto goccia a goccia!.."

2 commenti:

  1. la rimozione del 4 novembre, per me unitamente a quella del 2, dal calendario delle festività è la conferma di quanto in basso siamo stati capaci di precipitare. non più il ricordo ed il festeggiamento di una data segnata in rosso dal sangue dei nostri padri ma un giorno come gli altri. quasi la vigliacca paura di rivendicare nella vittoria della guerra il reale inizio di una fratellanza nazionale. una fratellanza che trova corpo nella gente del sud che parte per una guerra "lontana", appena percepita e comunque non ancora digerita ad essere combattuta sotto le insegne sabaude. c'è anche questo nel 4 novembre. gli annessi meridionali, non ancora metabolizzati, che vanno a battersi per il trentino, il veneto. forse è anche in questo il vero spirito dell'unità d'italia. quello spirito che ritroveremo in d'annunzio e nei suoi uomini, nelle camicie nere del fascismo. in quella romantica ambizione di volersi riconoscere in popolo ancor prima che in nazione. mi chiederei, piuttosto, perché questa eresia? a chi e per cosa giova lo spostamento, ma di fatto, la cancellazione di questa data? forse, e speriamo sia solo forse, per affievolire ogni spirito nazionale, ogni legame di sangue? ebbene, la memoria del sangue non si perde. al di la delle date. la memoria del sangue è ciò che ancora, e sempre, ci da la forza per combattere l'eterna battaglia contro l'oro. oggi come ieri, un popolo per una terra. domani come oggi un solo popolo per una sola terra. quella di sempre. quella delle aquile imperiali a spasso per il mondo. quella dei santi, poeti e navigatori. la nostra!!!

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  2. E' davvero difficile non essere d'accordo con Te, caro Nino! Purtroppo, non possiamo far altro che prendere atto che questi sono altri tempi rispetto a quelli passati, di cui ho cercato di scrivere nel blog. Non c'è più spazio per la metafisica. Il mondo odierno si può davvero riassumere in poche entità materiali o, forse in una soltanto: il denaro, autentica unità di misura di tutte le cose che circondano l'uomo moderno.
    Se penso solo che il mio bisnonno combattè quella Guerra coi gradi di Colonnello, lasciando una gamba sul fronte, e guardo a cosa è rimasto oggi di quella mentalità patriottica e ardita, mi viene solo da piangere lacrime amare. Anzi amarissime. Serriamo le fila, caro Nino, non abbiamo tempo da perdere ed energie da sprecare. Questi criminali fanno sul serio!

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