Mi è tornato in mente un passo del libro di Padre Pietro Lavini, "Lassù sui monti". Un vero e proprio "libellus aureus", contenente una raccolta delle esperienze personali del celebre frate dell'Infernaccio e di tutti i miti e leggende legate ai Monti Sibillini. Storie e superstizioni di gente semplice, ma ricche di fascino e significato. Leggendole sembra di andare alla ricerca del "buon selvaggio" descritto dalla cultura romantica, da Rousseau ne "L'Emilio" in particolare, ma anche da Defoe nel celebre "Robinson Crusoe" e da Melville nell'altrettanto famoso "Moby Dick".
Nel piccolissimo stralcio che segue, Padre Pietro racconta una passeggiata in compagnia di un vecchio amico. La loro meta sono le sorgenti dell' Ambro. Partono di buon'ora, mentre tutto tace, per andare alla ricerca di uno degli ultimi luoghi incontaminati della nostra terra. In fondo non è altro che andare alla ricerca della vera indole umana, quale essa promana dalla Natura, (che è sì "matrigna", ma pur sempre madre),lontana dalle convenzioni sociali, dai compromessi, dal tramestio e dalla decadenza del mondo moderno. Buona lettura.
"[...] Raggiungere la sorgente dell'Ambro, credo che sia una delle escursioni più suggestive e prestigiose, anche se abbastanza impegnativa.
Più volte, durante la mia permanenza al Santuario dell'Ambro ho avuto la possibilità di raggiungerla insieme ad un mio carissimo amico. La partenza avveniva nelle primissime ore del mattino in modo da poter raggiungere la sorgente sul far del giorno. Mentre gli uomini e le cose erano avvolte nel silenzio della notte, soli soletti prendevamo la via della montagna. Solo la tenue luce della luna rischiarava dolcemente la notte illuminando i nostri passi incerti,mentre il mormorio del fiume,scorrendo tra sassi e piccole cascate, creava come una meravigliosa sinfonia interrotta, di tanto in tanto, dal lamento di qualche uccello notturno.<<Qui-mi diceva il mio amico, giunti ad una località dove la valle appariva meno aspra e le acque avevano interrotto la loro corsa nascondendosi nel sottosuolo-ho trascorso i giorni più belli della mia vita. Sette caprette mi tenevano compagnia e mi davano la possibilità di sopravvivere>>. Le parole dell'amico scendevano nel mio animo come una doccia di acqua fredda: mi ponevano dinanzi ad uno dei problemi più scottanti e più assillanti della vita. Se l'avesse rivolte a qualche altra persona, credo che avrebbe incominciato a dubitare delle sue perfette condizioni di mente. <<E' possibile-mi chiedevo- che quattro assi, corrose ormai dalle intemperie e scaraventate dal vento poco lontano,una piccola baracca eretta con pietre messe una sopra l'altra senza calce,sette caprette da cui traeva il necessario per sopravvivere, potevano rendere felice una persona?>>
[...]
Quando l'alba incominciava a diffondere le prime luci, avevamo oltrepassato "Le Rocciaie", attraverso sentieri forse più adatti a capre che non a uomini.Anche la fame dopo ore di cammino cominciava a farsi sentire. <Per affrontare la montagna ci vogliono cose sostanziose>, mi disse l'amico offrendomi un pezzetto del suo formaggio.
Uno dei ricordi che più difficilmente riuscirà a cancellarsi dalla mia mente e che rivivo sempre con tanta nostalgia, sono senza dubbio quei ricordi di quei pochi momenti vissuti presso la sorgente dell'Ambro. Ci si trova dinanzi ad un ambiente ancora incontaminato, non ancora sconvolto dalla "civiltà" della ruspa e del cemento. qui tutto è un invito al silenzio, al raccoglimento, alla riflessione; qui tutto è pace ed è come un inno alla serenità ed alla gioia, un monito al nostro vivere frenetico.
Solo le acque che sgorgavano da una grotta immersa nel verde, col loro eterno mormorio, incrinavano quel silenzio. Scivolando poi per una parete, creavano come una melodia che si ascolta in sottofondo. Trovare un angolo di paradiso come questo penso che oggi non sia troppo facile,perché anche la montagna, purtroppo, è stata raggiunta dalla contaminazione dell'era consumistica.
Oggi i nostri occhi non sono più abituati ad ammirare certe meraviglie della natura e ringraziare Colui che con tanta bontà e generosità ci ha elargito questi doni, e ripetere come il Poverello di Assisi "Laudato sii mio Signore per sora acqua". Egli aveva ben compreso la grande funzione di questo elemento, indispensabile alla vita e allo sviluppo dell'uomo. [...]"
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