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Se siete fautori del "politcally correct", se siete convinti che il mondo è davvero quello che vi hanno raccontato, se pensate di avere tutta la verità in tasca, se siete soliti riempirvi la bocca di concetti e categorie "democraticizzanti", sappiate che questo non è luogo adatto a Voi.

Se, invece, siete giunti alla conclusione che questo mondo infame vi prende in giro giorno dopo giorno, se avete finalmente capito che vi hanno riempito la testa di menzogne sin dalla più tenera età, se avete realizzato che il mondo, così come è, è destinato ad un lungo e triste declino, se siete convinti che è giunta l'ora di girare radicalmente pagina , allora siete nel posto giusto.
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mercoledì 23 marzo 2011

PATRIA E TRADIZIONE: BINOMIO INSCINDIBILE



Continuo a parlare di Tradizione. Stavolta voglio farlo riallacciandomi ai post che compaiono poco sotto, in cui si è parlato,partendo da prospettive diverse, di Patria.
I due concetti, infatti, presentano un importantissimo punto di contatto che li porta, se non a fondersi in una sola anima, quanto meno a viaggiare insieme. A tal proposito, basti pensare che il concetto primigenio di patria la fa coincidere con un
«territorio abitato da un popolo e al quale ciascuno dei suoi componenti sente di appartenere per nascita, lingua, cultura, storia e tradizioni» o, in senso più ampio, con un «complesso degli uomini che abitano tale territorio e che sono accomunati da tutto un insieme di istituzioni, tradizioni, sentimenti, ideali, e simile»[1].
Come si può ben vedere, insomma, è il significato stesso di patria a richiamare in maniera assolutamente diretta quello di Tradizione.  Spingendosi oltre col ragionamento, si può addirittura arguire come la tradizione costituisca una pre-condizione essenziale per l’esistenza della Patria, la quale, pertanto, nascerebbe dalla «storia vissuta attraverso i secoli, dal processo unitario, dagli usi e costumi, dalle eredità ed esperienze,dalle convinzioni, dai principi religiosi e civici che hanno sostanziato  e permeato la Tradizione lungo i secoli, che l’hanno incessantemente ripensata e rigenerata»[2].  La patria non è quindi un’entità astratta e, per così dire, “statica”; il suo legame con la Tradizione la rende, al contrario, un concetto in continuo divenire,  alimentato  nella sua continua evoluzione da tutto ciò che è passato.  Entrambi i concetti nascono prima della politica, delle istituzioni, delle costituzioni. Non me ne vogliano i sostenitori e gli infatuati della Costituzione italiana, cioè coloro che, specie in questi giorni, vogliono far credere che la Patria e la Nazione nascono da quei centotrentanove articoli di legge: non potrò mai condividere le vostre tesi e non provate ad usarle perché tanto non mi convincerete. Non riuscirete a conculcarmi l’idea che di questi fenomeni si possa parlare solo dal 1° gennaio 1948; accettarla vorrebbe dire dimenticare secoli di storia, uomini grandiosi, epiche battaglie, grandi conquiste e tremende disfatte o,quanto meno, relegarli nei libri di storia, anziché serbarli nel cuore e nella mente perché siano d’esempio.  Le vostre imposizioni ideologiche non riusciranno ad impedirmi di ammirare ciò che emerge dal mio passato, che poi è anche il vostro passato; giammai, potranno nascondere che l’identità di questo travagliato Paese «precede di secoli lo Stato unitario, affonda le radici nella romanità,(aggiungo: la Roma antica ed imperiale, italica, dominatrice e civilizzatrice, amata e venerata come nessun’altro mai nei secoli a venire), e nel medioevo, per poi assumere forma artistica e letteraria ed unità linguistica a partire dai grandi poeti e scrittori in lingua italiana»[3]. Mi vengono in mente le sofferenze patriottiche di Dante e di Petrarca, i propositi unitari di Machiavelli, gli entusiasmi e le delusioni di Alfieri,  Foscolo,  Leopardi e Manzoni, nonché le imprese di D’Annunzio.
Questi (ed altri) uomini, queste (ed altre) storie formano la mia e la vostra Tradizione; amarla significa amare la patria, la patria di tutti e non solo di qualcuno. E’ giunto il tempo di elevare la coscienza delle proprie origini ad amor patrio, perché il senso della patria non sia più un «patto di cittadinanza rispetto alle istituzioni, ma il legame sociale e civile fondato sulla comune origine naturale e culturale, rielaborata nel corso nel tempo[4]», ossia un atto di consapevolezza, di profondo rispetto e di amore per se stessi, per la propria terra, per il proprio passato e futuro. Alla faccia di chi  pensa che tutto questo significhi intolleranza e prevaricazione nei confronti dell’altro…



[2] Marcello Veneziani, “La cultura della Destra”, Editori GLF Laterza, pag. 26.
[3] Volpe, “L’Italia in cammino”, 1927.
[4] Marcello Veneziani, “La cultura della Destra”, Editori GLF Laterza, pag. 38.


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