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Se siete fautori del "politcally correct", se siete convinti che il mondo è davvero quello che vi hanno raccontato, se pensate di avere tutta la verità in tasca, se siete soliti riempirvi la bocca di concetti e categorie "democraticizzanti", sappiate che questo non è luogo adatto a Voi.

Se, invece, siete giunti alla conclusione che questo mondo infame vi prende in giro giorno dopo giorno, se avete finalmente capito che vi hanno riempito la testa di menzogne sin dalla più tenera età, se avete realizzato che il mondo, così come è, è destinato ad un lungo e triste declino, se siete convinti che è giunta l'ora di girare radicalmente pagina , allora siete nel posto giusto.
Troverete documenti,scritti, filmati, foto e quant'altro possa sostenervi in questa santa lotta contro tutti e tutto. Avrete anche la possibilità di scrivere i Vostri commenti, le Vostre impressioni, le Vostre Paure e le Vostre speranze.

Svegliamoci dal torpore perché possa venire una nuova alba, una nuova era!


giovedì 17 marzo 2011

Quella vigliaccata ricevuta dai giapponesi che (quasi) tutti abbiamo dimenticato.

In questi tristissimi giorni di immane tragedia il popolo giapponese sta dimostrando una compostezza, un decoro e una dignità davvero mirabili. Un bell’esempio per tutti gli altri paesi del mondo. D’altro canto, come poteva essere altrimenti  per una Nazione che, forse più di tutte le altre, ha saputo coniugare la sua storia e la sua tradizione millenarie con la modernità?  Evidentemente in  quella terra l’onore, il rispetto e l’orgoglio sono ancora valori fondanti, che vengono trasmessi di padre in figlio ed insegnati nelle scuole.
Peccato che dell’Italia non si possa dire altrettanto, specie nei confronti del Giappone stesso. Vorrei ricordare agli italiani, (oggi comprensibilmente angosciati per la terribile sorte toccata al Paese nipponico), una pagina ingloriosa della storia contemporanea, su cui gli storici idolatrati dalle masse preferiscono glissare. Spero almeno che lo facciano per pudore.
Tutti certamente ricorderanno che il Giappone fu alleato dell’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. Germania, Italia e Giappone facevano infatti parte del cd. “Patto Tripartito”.
Non tutti sanno, purtroppo, che razza di carognata, (mi sia perdonato il termine forte, ma non si può definire altrimenti quanto segue), gli italiani, (o almeno una parte di essi), hanno serbato al Giappone. Se il governo Badoglio aveva fatto uscire l’Italia dalla guerra, accettando una resa incondizionata pur spacciata per “armistizio”, il successivo governo Ferruccio Parri, capo della Resistenza, trovò il modo di riportare immediatamente l’Italia all’interno del conflitto. Nel tentativo di compiacere gli Alleati e per cercare di salire sul carro dei vincitori, difatti, «il 14 luglio 1945, l’Italia dichiarò guerra al Giappone, un Paese ormai sconfitto e col quale, giuridicamente, eravamo ancora alleati. Giorgio Accame etichetta così l’iniziativa: “L’infamia di quella decisione maramaldesca nei confronti di un popolo con cui non avevamo alcun motivo di contrasto, (altro che pugnalata alla schiena della Francia nel 1940!), fu sottoscritta da tutti i partiti che accusavano il Fascismo per aver portato l’Italia in guerra»[1]. Un dato merita attenta riflessione: a causa di questa dichiarazione di guerra, in linea teorica, l’Italia potrebbe considerarsi ancora in guerra con il Giappone. Infatti, nessun trattato di pace ha mai fatto seguito a quell’aggressione, né alcuna dichiarazione di riappacificazione e riavvicinamento tra i due Paesi. Tuttavia, un dettaglio tecnico potrebbe sanare la situazione. «Le due dichiarazioni belliche, (quella fatta al Giappone e quella alla Germania, nda), avevano un vizio di fondo che le rendevano inconsistenti e nulle. Infatti, l’armistizio lungo, firmato a Malta il 25 settembre 1943, conteneva clausole che, definendo chiaramente l’Italia come un Paese sconfitto ed occupato, lo privavano di ogni libertà di iniziativa in materia di politica internazionale, sottoponendo ogni atto del Regno del Sud al preventivo nulla osta di quelli che erano i vincitori e che, in seguito, sarebbero stati contrabbandati per i “liberatori”. Per quanto mi risulta, non ci fu alcun bene-placito dei “Vincitori-Liberatori” alle due dichiarazioni di guerra e quindi le stesse furono praticamente inesistenti»[2].
Lascio ai miei pochi lettori ogni tipo di considerazione e giudizio su questa triste pagina della storia d’Italia. Mi limito solo a cercare di suscitare una forma di riflessione in proposito. Infine, mi limito a dire che l’Italia del giorno d’oggi dovrebbe solo imparare da quella grande isola immersa nel Pacifico come ci si rapporta col passato e col presente, come si diventa popolo e come ci si comporta da popolo, come da “espressione geografica” si diventa Stato e Nazione, nonché come,uniti sotto la stessa bandiera, anche le più immani tragedie possano essere affrontate.

R.M. 

P.S. Un grazie all'amico Giorgio.

P.P.S. Per le solite male lingue: non provate nemmeno a parlare di revisionismo, perché non c'è proprio un bel niente da "revisionare"; semmai bisogna iniziare a parlare. E come vedete ci sono anche i "riscontri storiografici". Voglio vedere a cosa v'attaccherete...


[1] Filippo Giannini – “Un Paese (non una nazione) senza decoro. La nostra guerra contro il Giappone” apparso su “Storia del Novecento”.
[2] Daniele Lembo- “Niente paura…non siamo in guerra con il Giappone. Le dichiarazione di guerra italiane alla Germania e al Giappone” apparso su “Storia del Novecento”.

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