BENVENUTI, CHIUNQUE VOI SIATE

Se siete fautori del "politcally correct", se siete convinti che il mondo è davvero quello che vi hanno raccontato, se pensate di avere tutta la verità in tasca, se siete soliti riempirvi la bocca di concetti e categorie "democraticizzanti", sappiate che questo non è luogo adatto a Voi.

Se, invece, siete giunti alla conclusione che questo mondo infame vi prende in giro giorno dopo giorno, se avete finalmente capito che vi hanno riempito la testa di menzogne sin dalla più tenera età, se avete realizzato che il mondo, così come è, è destinato ad un lungo e triste declino, se siete convinti che è giunta l'ora di girare radicalmente pagina , allora siete nel posto giusto.
Troverete documenti,scritti, filmati, foto e quant'altro possa sostenervi in questa santa lotta contro tutti e tutto. Avrete anche la possibilità di scrivere i Vostri commenti, le Vostre impressioni, le Vostre Paure e le Vostre speranze.

Svegliamoci dal torpore perché possa venire una nuova alba, una nuova era!


giovedì 21 aprile 2011

IL PESO INSOSTENIBILE DELLA CULTURA "FASCISTA"

Vorrei iniziare questa riflessione muovendo da un quesito: la cultura ha colore politico o ideologico? E’ una domanda che per certi versi ha già fatto capolino negli scritti che popolano questo blog.  La risposta che diedi allora era un secco no: la letteratura, la pittura, la scultura, la musica e tutte le altre espressioni culturali restano sempre tali.  La cultura può risentire del periodo e del clima in cui nasce e si sviluppa, ma resta sempre cultura e va valutata per ciò che è, per il suo contenuto e non per il contenitore.
Oggi, intendo confermare questo mio punto di vista. Mi impone di farlo la grottesca situazione che si sta verificando in Italia. A leggere certe notizie di cronaca, infatti, sembra di essere davvero tornati ai roghi, all’incendio dei libri e dei musei, ai processi,alle abiure e alle condanne. Sembra, insomma, di vedere il popolo buttar giù le statue dei dittatori come a Baghdad.
Mi riferisco a quanto sta avvenendo a Bolzano da un po’ di tempo a questa parte, nonché a quanto è avvenuto a Firenze.  Purtroppo, sono solo due episodi,particolarmente noti, di una lunga e triste serie di eventi.


Ad ogni modo, nel capoluogo alto-atesino si vorrebbe censurare l’opera dello scultore Hans Piffrader  -formatosi ad inizio ‘900 nella Vienna degli Schiele e dei Torak- presso l’allora “Casa del Fascio”, oggi “Palazzo degli Uffici finanziari”, (ironia della sorte). La scultura, di indubbio pregio artistico, ritrae varie immagini di regime a scopo propagandistico; in particolare, immortala un Benito Mussolini in sella al suo destriero, mentre regge una pergamena nella mano sinistra e saluta romanamente con il braccio destro. Attorno al Duce si trovano altre figure, tutte chiaramente ispirate all’arte romana classica. L’opera di Piffrader si inquadra nel più ampio fenomeno dell’Art Déco, una delle anime, insieme al Futurismo e al Razionalismo, dell’arte e dell’architettura fasciste. In Italia, però, l’Art Déco assume forme originalissime ed innovative rispetto alla compagine europea, giacché essa viene a fondersi con la Tradizione nazionale e con il senso estetico tipicamente italiano, segno quanto mai evidente della libertà concessa ai creatori, nonché dell’intenzione di fondere insieme passato e futuro. Il concetto è ben sintetizzato dalla “Guide Gallimard Rome”,(pag. 92), in cui si legge:  «Il fascismo ha saputo amalgamare le tendenze più moderne dell’ epoca al suo gusto per il passato glorioso della Romanità». A questi stilemi non sfugge certo l’opera del Piffrader, che oggi si vorrebbe censurare. Motivo? Può essere “pericolosa” e deve essere accessibile solo ad una persona “consapevole”. Questo è quanto dice la commissione creata ad hoc, che sta vagliando almeno cinque proposte per oscurarla. Direi che il progetto è di un’assurdità, di un’ignoranza e di una schiavitù ideologica che rischiano di sconfinare nell’assurdo.  Difatti, come si fa a vedere un qualcosa di apologetico in quell’opera? Cosa c’è di offensivo o di pericoloso? Uno si immaginerebbe, se non l’ha mai vista, la presenza di chissà quali macabre scene, o di quali volgarità o di quali altre possibili minacce al pudore e all’etica pubblica. Di tutto questo non vi è traccia. Stiamo parlando di un uomo, assassinato in uno dei modi più feroci e biechi che la storia d’Italia ricordi, ritratto a cavallo; ma tanto basta agli anti-fascisti di casa nostra per gridare allo scandalo e per far scattare il campanello d’allarme. Se la minaccia non c’è, chi se ne frega; l’importante è che si tratti di Mussolini.

Firenze, dal canto suo, non è da meno. Infatti, il 18 aprile 2011, il consiglio comunale, (che non ritengo degno di lettera maiuscola in questo caso), ha bocciato la proposta, firmata dal consigliere PdL Toselli, di intitolare una via o quanto meno una lapide a Giovanni Gentile, intellettuale e filosofo vicino al Fascismo, vigliaccamente ucciso in un agguato dei Gap partigiani il 15 aprile 1944, essendo stato accusato, in maniera del tutto assurda, dei cd. “Fatti di Vicchio”, (ovvero dell’esecuzione di giovani renitenti alla leva che, di fatto, si erano intrufolati tra le file partigiane presenti nella cittadina toscana, conquistata dai partigiani stessi nel 6 marzo 1944 e teatro, prima del rastrellamento operato dalla R.S.I., dell’ingiustificata uccisione di diversi fascisti). Preme ricordare l’opera e lo spessore culturale di Giovanni Gentile, pur brevemente, dato che la levatura del personaggio è tale da richiedere anni e anni di studi e ben altri spazi rispetto a quelli, piuttosto angusti, di questo blog.
Ad ogni modo, Giovanni Gentile fu filosofo e storico della filosofia. In questo panorama fu un protagonista assoluto del tempo insieme a Benedetto Croce, uno dei maggiori esponenti del neo-idealismo. Più in generale, fu uno degli attori di spicco nell’intera scena culturale italiana finché fu in vita e, di sicuro, avrebbe continuato ad esserlo, se non fosse stato così codardamente ucciso. Fu sempre vicino a Mussolini e al Fascismo, di cui fui voce importante ma spesso critica. Firmò il “Manifesto degli intellettuali fascisti” e il “Manifesto della razza” , del quale però si disse per niente convinto in un carteggio con Benvenuto Donati. Aderì in maniera assolutamente convinta, invece, alla Repubblica Sociale Italiana. Fu anche un pedagogo di assoluto pregio. Ciò che in particolare lo contraddistinse, però, fu la riforma della scuola che porta il suo nome, attuata nel 1923. Credo si possa parlare di vera e propria rivoluzione: la formazione scolastica veniva intesa come il percorso di uno spirito in divenire, il quale poteva realizzare attraverso gli studi la propria autonomia, (e dire che certi signori si permettono di parlare di “indottrinamento”!). Obbligo scolastico innalzato fino al XIV anno di età, scuole speciali per i portatori di handicap, istituzione della scuola elementare da 6 a 10 anni, logica meritocratica : questi ed altri furono i tratti salienti della Riforma Gentile, rimasta in vigore praticamente fino alla Riforma Gelmini del 2010. Il paragone è impietoso ed ovviamente a favore della prima. Ben 87 anni di onorato servizio, per quella che Mussolini chiamò la “più fascista delle riforme”, anche presso la “repubblica nata dai valori dell’antifascismo”, (circostanza che, più che una sottile ironia della sorte, sottolinea la portata innovatrice dall’opera gentiliana e, più in generale, di tantissime riforme fasciste).
Tuttavia, né lo spessore culturale di Giovanni Gentile, né la sua tragica e barbara morte, sono bastati a convincere la giunta fiorentina. L’antifascismo è un’eresia ancor oggi dominante: offusca la vista, distorce la percezione della realtà e annebbia le menti. Ciò è confermato dalle parole dell’assessore Mattei, il quale giustifica la decisione affermando che “Firenze è una città di profonda natura antifascista e di libertà. Mettere una lapide o intitolare una via a chi, comunque, con il suo supporto e i suoi scritti, stava in un partito che limitava la libertà, è qualcosa che ancora andrebbe ad offendere la memoria di tanti fiorentini”. Di fronte ad un’affermazione del genere, forse, devo correggere il tiro: più che di eresia qui si deve parlare di vero e proprio deficit culturale, se non di autentica e profonda, ignoranza.

Ciò che più avvilisce e disgusta, al di là,ripeto, dell’ignoranza e dall’arretratezza culturale di questi soggetti,  è il presunto clima “liberale” che tanto declamano, in cui “l’arte e la cultura sono libere e libero ne è l’insegnamento”.  Affermazioni tanto solenni quanto false, giacché puntualmente smentite dai fatti. Fa rabbrividire l’incoerenza di chi rimprovera al Fascismo la vocazione severa, la censura, la negazione della libertà e altre mezze verità, (che meriterebbero ben altro approfondimento e non i soliti luoghi comuni dettati dai pregiudizi ideologici), ma che poi si dice pronto a bruciare libri, ad occultare monumenti ormai secolari e l’arte in generale. Dove è lo stato e dove sono le istituzioni? Non è forse loro compito tutelare il patrimonio culturale e artistico? Perché non lo fanno? Perché non si indignano e non prendono provvedimenti di fronte alla barbarie e all’analfabetismo di chi vorrebbe fare a pezzi i segni del nostro passato, qualunque esso sia? Possibile che sia solo Casa Pound ad impegnarsi attivamente a tutela dei nostri monumenti e non lo stato, torno a dirlo?
Temo che la risposta sia semplice: bisogna assecondare gli antifascisti e i loro deliri, proprio come si fa coi matti. Così, se un intellettuale della prima metà del ‘900 è stato vicino al Fascismo, la sua opera va condannata e censurata, se non eliminata.
A questa gente vorrei chiedere: ma Piffrader cosa avrebbe dovuto ritrarre, il volto di Pertini, all’epoca uno sconclusionato attaccabrighe? E Gentile,invece, di cosa avrebbe dovuto occuparsi? Magari doveva mettersi alla testa di un’organizzazione malavitosa, dedita all’assassinio di fascisti, come fece probabilmente Matteotti? O,forse, entrambi dovevano giocare il ruolo dei “sobillatori” e “incitare all’odio” di classe come Gramsci?
Gentile e Piffrader furono intellettuali che si misero a disposizione di Mussolini e del suo governo, perché ammaliati dalla forza innovatrice, dalla capacità di conquistare folle oceaniche e di realizzare opere e riforme fino ad allora impensabili. Come loro furono in tanti a lasciarsi sedurre, pur tra alti e bassi: Pirandello, D’Annunzio, Grandi, Julius Evola, Berto Ricci, Curzio Malaparte, Marinetti, Niccolò Giani e Ungaretti, solo per nominarne alcuni. Ma vi furono anche gli insospettabili Dino Risi, Enzo Biagi, Giorgio Bocca e tantissimi altri; per non parlare poi di quelli come Albertazzi, Buzzati, Dario Fo e altri che addirittura aderirono volontariamente alla R.S.I.  
Per essere coerenti e applicare la stessa logica ed i medesimi principi, allora bisognerà oscurare le opere di tutti i personaggi appena elencati. In fondo, anche loro erano vicini ad “un partito che negava la libertà”. Poi dopo bisognerà radere al suolo l’Eur, Latina,Sabaudia, Aprilia, Tirrenia e tantissime altre città di fondazione fascista, magari facendosi dare una mano dai nuovi amici francesi, ultimamente in sintonia con gli antifascisti dopo le bombe contro Gheddafi. Ovviamente le zone della Maremma, dell’Agro Pontino, del Polesine e tutte quelle interessate dalle bonifiche fasciste dovranno essere restituite alle acque, stagnanti e putride. Quelle, si sa, sono antifasciste, (e assomigliano pure ad una buona parte di questi ultimi!). Bruceremo poi il codice civile, seppelliremo l’INPS e, per farla breve,(potrei continuare per ore), continueremo a distruggere ed incendiare fino a che di fascista non resterà più nulla. Il problema è proprio questo: non resterà più nulla o, comunque, resterà ben poco.
Direi che la situazione si commenta da sola. Il problema è che questa gente non capisce che il Ventennio, volenti o nolenti, fa parte della nostra storia. L’Italia ha festeggiato quest’anno il 150° anniversario, non il 130°, della sua unità. Tutto ciò che appartiene al Fascismo fa parte della nostra cultura e va tutelato, giacché rientra a pieno titolo nel patrimonio artistico italiano. La cultura e l’arte, infatti, non hanno colore politico, come ho già avuto modo di dire più volte. Possono risentire del periodo storico con il quale entrano in contatto ma, sostanzialmente, brillano di luce propria, tant’è che sono perfettamente in grado di sopravvivere al momento e, anzi, finiscono con l’essere tramandate nei secoli.
Ad un popolo normale non resterebbe altro che conservarle, valorizzarle e, appunto, tramandarle: ma noi italiani dobbiamo distinguerci, sempre e comunque. Dopo quasi 70 anni abbiamo ancora bisogno di eliminazioni e censure. Che altro dire se non “i soliti idioti”?

Roberto Marzola.

6 commenti:

  1. Negare l'evidenza non è solo una questione di semplice ignoranza, ma di falsità intellettuale.
    Il ventennio ha regalato un patrimanio culturale nella letteratura,scultura,architettura,poesia, e ancora modello pedagogico, struttura dello stato sociale che ha dato lustro all'Italia e all'intera umanità!
    Chi ha costruito la sua idea sull'antifascismo dopo 70 anni viene ancora schiacciato dal peso di tale grandezza!

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  2. ottimo articolo, è interessante notare come gli italiani reputino "fascista" la riforma Gelmini e democratica la vecchia forma scolastica non sapendo che è esattamente il contrario, per quanto riguarda l Alto Adige mi viene anche facile pensare ad un sud tirolese anti italiano, quello che mi fà più rabbrividire è il comportamento del ministro Bondi che fece degli accordi con i rappresentanti parlamentari della minoranza sud tirolese per qualche voto di fiducia, uno schifo....oggi per tutto ciò che riguarda le opere del ventennio vige una censura molto stretta e severa, vorrei aggiunge che tra i traguardi del ventennio a cui deovremmo guardare con più nostalgia sono quelli economici, oggi con il capitalismo criminale, abbiamo fatto passi indietro, mentre a noi ci additano come mentecatti, loro non sanno che le scarpe che portano sono cucite da bambini semi schiavi in Tailandia!!oggi il fascista deve più che mai combattere contro il capitalismo che sfrutta la schiavitù altrui e non tutela il nostro lavoro, tutto a loro vantaggio, questa è la criminale democrazia!!
    w il corporativismo! w la produzione nazionale!

    da : revisionestorica

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  3. Il comportamento della "commissione" che si è occupata di come oscurare l'opera "fascista" di Bolzano, mi ricorda il comportamento che hanno tenuto i Talebani con i Buddha di Bamyan.
    Possibile che in Italia quasi nessuno si renda conto di come simili atteggiamenti siano tanto ridicoli quanto tragici nella loro isteria iconoclasta?

    Giorgio

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  4. ...Ecco, l'Italia è come se vivesse da 65 anni in un infinito dopoguerra in cui è necessario tenere sempre alta la guardia dell'antifascismo. Tra le varie proposte che sono arrivate alla giunta una è particolarmente significativa: occultare il monumento dietro un muro su cui dovrebbe campeggiare la scritta trilingue: "Nessuno ha il diritto di obbedire". Sacrosanto. Ma nessuno ha il dovere di censurare l'arte. Applicando questo folle principio su tutto il territorio nazionale bisognerebbe occultare migliaia di monumenti, piazze e persino città. Impacchetteremo anche l'Eur e raderemo al suolo Latina per scrostare il fascismo dalla nostra memoria?Ora vi chiedo sono questi i veri problemi da risolvere o magari pensare veramente per il bene della nostra nazione?

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  5. Ben detto il fascismo fa parte della nostra....ma nessuno o pochi lo capiscono....al giorno d'oggi sui banchi di scuola viene insegnato che il fascismo è sbagliato è IL MALE ASSOLUTO sui libri di scuola odierni personaggi come Gentile e Piffrader NON ESISTONO le riforme e le bonifiche NON ESISTONO....viene messo in risalto il l'onore e il valore(ahahahahah)dei partigiani.....CHE SCHIFO

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  6. Ottimo articolo Roberto, molto bravo come sempre. Giovanni Gentile una delle figure supreme del 900. Endrio

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