Tempi duri questi per il “politically correct”, per la politica buonista e pro-immigrazione: la realtà quotidiana, per l’ennesima volta, manda in crisi i teoremi di chi da anni si erige a paladino delle masse migranti, di chi vorrebbe accogliere ogni singola anima sfortunata per pietà e per puro spirito di solidarietà.
Premetto che sul piano etico e ideale non avrei nessuna eccezione da fare, se non fosse che poi bisogna trasferire l’ideale nel concreto. E' in questa fase che iniziano i problemi.
All'osservatore attento non sfugge, infatti, che dietro a quei valori così elevati che certa politica solennemente proclama e reclama solo per se stessa, non c’è solidarietà, né volere di assistenza, né pietas. Ci sono solo ipocrisia, buonismo e mendacia. E’ semplicemente la solita retorica di chi vuole passare agli occhi dell’opinione pubblica come savio, immacolato, unto del Signore, senza peraltro esserlo davvero, semplicemente per cercare di far passare chiunque la pensi in modo diverso, chiunque badi più all’atto pratico che ai proclami verbali come un ignorante, xenofobo ed intollerante.
Il giochetto è sempre quello da decenni: non dobbiamo “avere paura del diverso”, dobbiamo dimostrarci “comprensivi e disponibili”, dobbiamo comprendere le “ragioni del povero immigrato”, dobbiamo "accoglierli e farne degli italiani" ecc. Insomma, gli unici ad avere dei doveri siamo sempre e soltanto noi. L’extra-comunitario, invece, ha tutti i diritti di questo mondo e nessun dovere, neanche quello di rispettare le leggi giuridiche,umane,etiche e morali del paese in cui viene a trovarsi. Vogliamo davvero continuare a sopportare questa mercanzia che certi signori vorrebbero venderci?
Non è tutto però. La più cocente sconfitta per i fautori dell’immigrazione e dell’integrazione ad oltranza è vedere in questi giorni ogni sorta d’amministratore, di qualunque colore politico esso sia, lottare strenuamente e comprensibilmente per respingere questa marea umana. Già, perché l’immigrato crea allarme sociale e non certo perché ha un diverso colore della pelle, ma semplicemente in quanto è un illustre sconosciuto e cioè un possibile candidato al concorso “miglior uomo dell’anno”, ma anche un possibile delinquente. Chi può prevederlo? Chi pagherà il conto se poi la pietas a tutti i costi dovesse rivelarsi solo stoltezza e dabbenaggine?
L’immigrato poi costa. Stime del Viminale parlano chiaro: l’emergenza immigrazione rischia di costare agli italiani 200 milioni di euro, perché lo sfortunato immigrato mangia, beve, deve trovare un riparo dignitoso, godere di un minimo di assistenza sanitaria, deve essere identificato, deve essere sorvegliato nonché spostato da un centro di accoglienza all’altro quando lo richiedano situazioni contingenti, quali appunto le nuove ondate migratorie.
Un amministratore deve affrontare queste emergenze con una mano sul cuore ed un'altra al portafoglio, perché poi deve incasellare numeri e numeri ed il risultato non può essere minore o uguale a zero.Tutti questi servizi, infatti, non vengono erogati con le chiacchiere, con le facili e melliflue parole dei signori in cachemire che di professione fanno i buonisti, gli antirazzisti e gli unti del Signore, né sono una manna dal cielo. Piuttosto, vengono presi da fondi che non sono infiniti e che, alla fine, pesano sui bilanci di qualsiasi istituzione; vengono aspirati dalle tasche dei contribuenti che, letteralmente, sono costretti a togliersi il pane di bocca per darlo agli altri. Con una differenza però : la gente comune adempie al suo dovere in un dignitosissimo silenzio, senza voler dare lezioni di umanità a nessuno e senza aspirare ad alcuna beatificazione. Naturalmente, ogni vaso, goccia dopo goccia, si riempie. E' un dato facilmente preventivabile.
Ad ogni modo, se i signori di cui sopra vogliono dare un esempio apprezzabile e condivisibile, vadano allora ad impegnarsi essi stessi sul campo. Vadano a Lampedusa, a Manduria o a Ventimiglia. Accolgano in casa tanti immigrati quanti la loro abitazione può contenerne, ovviamente assumendosi la responsabilità di sorvegliarli. Sfamino tanti poveri cristi quanti le loro tasche possano permettersi di sfamarne. Vadano loro a controllare che nessuno fugga dai campi e vada a rubare nelle case. Si muovano loro per convincere la gente del luogo che non ha nulla da temere di fronte a migliaia di perfetti sconosciuti che bussano alla porta di casa. Accompagnino loro i “transfughi” che lasciano l’Italia per andare in Francia, naturalmente a spese loro. In altre parole, siano loro a cedere il proprio mantello, ad assistere gli infermi, a sfamare gli affamati e a dissetare gli assetati. Diano prova di saper compiere sul serio buone azioni e non solo di pretendere di insegnarle e raccomandarle agli altri. Perché a parole sono davvero bravi tutti...
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