BENVENUTI, CHIUNQUE VOI SIATE

Se siete fautori del "politcally correct", se siete convinti che il mondo è davvero quello che vi hanno raccontato, se pensate di avere tutta la verità in tasca, se siete soliti riempirvi la bocca di concetti e categorie "democraticizzanti", sappiate che questo non è luogo adatto a Voi.

Se, invece, siete giunti alla conclusione che questo mondo infame vi prende in giro giorno dopo giorno, se avete finalmente capito che vi hanno riempito la testa di menzogne sin dalla più tenera età, se avete realizzato che il mondo, così come è, è destinato ad un lungo e triste declino, se siete convinti che è giunta l'ora di girare radicalmente pagina , allora siete nel posto giusto.
Troverete documenti,scritti, filmati, foto e quant'altro possa sostenervi in questa santa lotta contro tutti e tutto. Avrete anche la possibilità di scrivere i Vostri commenti, le Vostre impressioni, le Vostre Paure e le Vostre speranze.

Svegliamoci dal torpore perché possa venire una nuova alba, una nuova era!


lunedì 4 aprile 2011

LIBERTA’: ILLUSTRE SCONOSCIUTA

Si fa un gran parlare nella società democratica, (o sedicente tale), della libertà. Di quest’ultima si potrebbe dire che, stando alle solenni affermazioni che ne fanno i  teorizzatori ed accaniti sostenitori, sia addirittura il tratto peculiare e, allo stesso tempo, il fine che anima queste forme di stato. Addirittura, si arriva ad affermare che la libertà possa essere garantita solo ed esclusivamente nei sistemi democratici.
Questa è la teoria dominante. Anzi, preferisco dire che questo è il luogo comune più diffuso.
Ma è davvero così? Cosa è davvero questa libertà?
Darne una nozione esatta, credo sia un’operazione diabolica, sovraumana,al limite dell’impossibile.  Molti hanno provato a darne una definizione; altrettanti ne hanno data una diversa, magari di segno opposto. Così c’è chi, come ad esempio Locke e Kant,  parla di “libertà negativa”, ossia dell’assenza del potere da parte dello stato di coartare la personalità dell’individuo. In altre parole, quest’ultimo è destinatario di una sorta di spazio vuoto sul quale è l’assoluto signore, entro i cui confini può fare tutto ciò che vuole, purché ciò non porti ad invadere e a limitare la libertà degli altri. Altri, come Rousseau e Montesquieu, parlano invece di “libertà positiva”, che coincide con il libero arbitrio, (ovvero autonomia nelle proprie scelte), sul piano personale e privato, mentre su quello pubblico significa essenzialmente obbedire ad una volontà di cui si è parte, giacché tendente al bene comune. Libertà cioè significa partecipare al processo di autogoverno di un popolo, capacità di influenzare in qualche modo la produzione delle leggi a cui poi si dovrà obbedire.  Vi sono poi tante altre teorie che, tutte insieme, costituiscono un vero e proprio “mare magnum” in cui i filosofi di ogni tempo hanno provato il  “dolce” diletto di “naufragare”.
E’ proprio il caso di dire: quod erat demonstrandum. Ognuno, filosofo, politico o semplice uomo qualunque che sia, ha la sua concezione di libertà, con l’unica conseguenza possibile che la sorte capitata a questo termine è “davvero comica. In alcuni casi esso significa precisamente il contrario di ciò che significava cinquant’anni fa; ma i sentimenti che fa nascere rimangono sempre gli stessi, e cioè esso indica uno stato di cose favorevole a chi l’ascolta. Se Tizio vincola Caio, questi chiama libertà il sottrarsi a tali vincoli; ma se poi, a sua volta, Caio vincola Tizio, egli chiama libertà il rafforzare tali vincoli; in entrambi i casi il termine libertà suggerisce  a Caio sentimenti sgradevoli” (Pareto, “Trattato di Sociologia generale”).
Il mio campo d’indagine, tuttavia, non è la filosofia. Dall’alto delle mie modeste capacità, cercherò di esaminare la realtà dei fatti, lo stato nelle cose nell’attuale sistema democratico. Userò niente altro che i miei occhi, le mie orecchie e le mie esperienze personali, a cominciare da quella vissuta con il presente spazio, per combattere questa assurda identificazione tra democrazia e libertà.
Nella “repubblica democratica, fondata sul lavoro” la libertà è più che altro un proclama formale. Come  si può, infatti  parlarne in un paese che è schiavo sin dal giorno che dovrebbe rappresentare la sua nascita? Come si fa a definire “libero e liberato” un paese che ha scelto di sottomettersi completamente ai voleri del vincitore? Come si può parlare di “libertà”, di “indipendenza” e di “autonomia” nel caso di un paese che ha dovuto persino pilotare e falsificare un plebiscito per darsi la forma attuale? E’ sin troppo ovvio il fatto che ci hanno imposto forma di stato e di governo, sistema economico e bancario, mode, costumi e tanto altro, sin dall’alba della repubblica; purtroppo fingiamo di non accorgercene. Addirittura, vengono studiati i nostri gusti, le nostre inclinazioni e le nostre pulsioni per cercare di dominarle ed indirizzarle nella direzione che vogliono. Per farlo si sono letteralmente inventati il processo di progressiva globalizzazione, voluto per tutti da pochi e spacciato come l’unica forma di emancipazione dalle catene dell’ignoranza e della fame, nonché “l’Unione Europea”, niente altro che un ammasso di burocrati e passacarte,che dicono di rappresentare davvero “l’unione dei popoli europei”, e che impiegano il loro tempo e i nostri soldi per studiare la curvatura delle banane.
Insomma, già sul piano pubblico, il concetto di libertà si dimostra ben lontano da quello che, a loro tempo, avevano teorizzato illustri pensatori, artisti e filosofi. E’ una condizione imposta dall’alto ad una massa indistinta di persone, per rassicurarla e per illuderla che non abbia nulla da temere.
La situazione non cambia,né può cambiare,sul piano privato. La libertà personale inviolabile, il domicilio inviolabile, la libertà e segretezza della corrispondenza, la libertà di associazione, di fede, di manifestazione del pensiero “con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, così solennemente sancite dalla costituzione repubblicana, sono solenni bugie, buone soltanto per cucire la bocca a qualche beota credulone, per convincerlo di essere un ingranaggio fondamentale della complessa macchina repubblicana. Non servono abilità particolari per rendersene conto: basta avere buoni occhi e buone orecchie e, soprattutto, la testa sgombra da vomitevoli rimasugli ideologici.
Per capacitarsi di cosa voglia dire “libertà” oggi in Italia, infatti, basterebbe osservare cosa è accaduto e cosa accade quando qualcuno si permette, (già la scelta del termine è assolutamente emblematica e riassuntiva della situazione), di toccare i mostri sacri di questa repubblica, ossia l’antifascismo e la resistenza. Ieri lo fecero i ragazzi del Fronte della Gioventù e i rappresentanti del Movimento Sociale Italiano, i quali volevano dire che del Ventennio si dava un giudizio a-storico, falso, ideologico ed assolutamente ingrato; che la resistenza non era stata affatto quel movimento spontaneo e pacificatore, ispirato da principi di libertà e giustizia sociale; che Berlinguer e compagni “non erano la Madonna”. Quei militanti hanno pagato caro, spesso col sangue, la loro libertà di pensiero: sono stati messi al margine della politica e della società, con lo stigma perpetuo del “male assoluto”, dei negatori della libertà e fandonie varie.
Le cose, purtroppo, non sono cambiate oggi, sebbene sia scorsa parecchia acqua, (e parecchio sangue), sotto i ponti e le affermazioni di quegli uomini e di quei ragazzi siano diventate una verità storica dimostrata e, ciò malgrado, ancora rifiutata e negata. Così c’è chi ancora si esprime in termini di “male assoluto”; chi usa ancora le categorie dell’antifascismo e urla a squarciagola “resistenza sempre”;  chi vorrebbe usare le leggi penali per contrastare l’opinione altrui, (non basta la legge Mancino-Scelba, ritenuta troppo all’acqua di rose, ne serve una più severa, così come si vorrebbe una legge che qualifichi come delitto qualsiasi tesi non convenzionale sull’olocausto); chi aggredisce col lancio di monetine un ministro; chi lancia sassi e bottiglie contro dei ragazzi che inaugurano una sede, (magari solo perché si ispirano ad Ezra Pound); chi continua a definire “fascista” un esponente politico che fa pubblicamente professione di antifascismo; chi costringe un giornalista e uno storico a vivere sotto scorta, in quanto“colpevoli” di aver affermato e riportato alla luce una verità storica, (chiedere a Pansa o a Pirina); chi è ancora in galera per una strage che non ha commesso, (domandare a Luigi Ciavardini); chi tira un petardo ad un rappresentante sindacale e se la cava con una lavata di capo, in quanto figlia di magistrato…
Ci sarebbero tante altre circostanze da elencare, ma mi fermo qui. Credo di aver già dato un numero sufficiente di esempi per far capire cosa significa libertà in questa “repubblica democratica”, “nata dall’antifascismo e dalla resistenza”: un riconoscimento da quattro soldi da riconoscersi a chi decide di chiudere gli occhi, le orecchie e di mettere a dormire la propria coscienza, la propria curiosità e la propria sete di sapere. Chi si adegua può tutto, (salvo poi dover pagare il conto alla fine,soprattutto in cabina elettorale), e la sua libertà significa tiepida anarchia, facoltà di abbaiare, sbraitare, insultare e persino distruggere e incendiare. Tutto è lecito, (purché poi si garantisca il tornaconto elettorale), con buona pace di quel Voltaire di cui sono soliti riempirsi la bocca.
Una cosa, arrivati a questo punto, mi preme sottolineare: questo non è lo scritto di chi reclama per se stesso la libertà o, meglio, di chi desidera un pezzo di questa libertà.  Infatti, di questa libertà “democratica”, falsa, ipocrita e servile non saprei che farmene. Se accettarla vuol dire essere libero, per favore “liberatemi dalla libertà”,(come ebbe a dire Claudel in “Lo spirito e l’acqua”), da questa “ laida baldracca” con cui spero di non dover mai “accettare il minimo compromesso”, né “con i suoi logorroici manutengoli”,(Rutilio Sermonti, “Testamento spirituale”).
Alla loro libertà, voglio opporre la mia libertà, che poi è la libertà di tutti coloro che credono in un sistema politico, economico, sociale, etico e valoriale diverso da quello odierno.
Voglio una libertà che sia innanzitutto figlia della verità, perché “la libertà è una grande realtà, ma significa, soprattutto, libertà dalle menzogne”, (D.H. Lawrence, “Pornografia e oscenità”).
Voglio una libertà che parli italiano.
Voglio una libertà che cresca con la cultura, con la storia, con la gente e con la Tradizione della mia terra.
Voglio che di questa libertà si nutra la mia patria, la mia Nazione e gli italiani che in esse vivono, senza che barbari invasori, giunti ormai da decenni a casa mia, possano eccepire alcunché.
Voglio una libertà che conosca un limite, giacché “non esiste una sola cultura al mondo in cui sia permesso di fare tutto” (Foucault, “La follia, l’assenza di opera”), limite rappresentato unicamente dal bene indissolubile della patria.
Voglio una libertà che sia difesa da uno stato forte e accentrato, giacché è mia ferma convinzione che, contrariamente a quanto si possa pensare, proprio lo stato forte sia la miglior garanzia per la libertà, considerata sia nella sua dimensione pubblica che in quella privata. Come altri hanno detto, “l’ordine e la disciplina” sono condizioni necessarie perché si possa parlare di libertà, la quale, in loro assenza, diviene “dissoluzione e catastrofe”(Mussolini).

Voglio,insomma, una libertà che sia tale, nel senso pieno del termine,perché priva di gabbie ideologiche,di pregiudizi politici,  di condizionamenti e di compromessi. Una libertà che sia un qualcosa di autentico e di vero, che sia molto di più della facoltà di mettere una crocetta, di aprir bocca quando si vuole, (magari senza nemmeno valutare di avere il cervello connesso alla bocca), et similia. Questi, mi spiace, sono semplici e magri ossicini da dare in pasto a chi si accontenta di tirare a campare e che non saziano affatto la mia fame di LIBERTA’!

R.M.

P.S. Dedico questo scritto alla persona che mi sta vicina, agli amici di sempre con cui ho potuto confrontarmi, discutere e farmi delle idee. In particolare, lo dedico ad Edoardo, che mi ha chiesto di occuparmi di questo argomento.

1 commento:

  1. Grazie per aver dato voce ai miei pensieri,imprigionati,dall'impossibilita'di esprimerli,per ignoranza!!!!!

    RispondiElimina