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Se, invece, siete giunti alla conclusione che questo mondo infame vi prende in giro giorno dopo giorno, se avete finalmente capito che vi hanno riempito la testa di menzogne sin dalla più tenera età, se avete realizzato che il mondo, così come è, è destinato ad un lungo e triste declino, se siete convinti che è giunta l'ora di girare radicalmente pagina , allora siete nel posto giusto.
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Svegliamoci dal torpore perché possa venire una nuova alba, una nuova era!


mercoledì 18 maggio 2011

PERTINI: PICCOLO UOMO, GRANDE IMPOSTORE.

Nella “repubblica nata dai valori della resistenza” è consuetudine più che consolidata considerare uomo retto,  ammirevole e addirittura eroico chiunque si sia dichiarato contrario al governo mussoliniano. In questo Paese l’antifascismo è condizione necessaria e sufficiente per un riconoscimento, per un attestato di stima. Un dato che la dice lunga sulla consistenza della cultura e della politica impregnate dai valori della resistenza, (che poi non si è mai capito quali siano). Non hai nulla da dire o da proporre? Non importa; conta solo essere antifascista, demolire e non costruire.
E’ il caso di Sandro Pertini, un “eroe della resistenza”, praticamente un santo in terra nell’Italia del secondo dopoguerra. L’hanno definito addirittura “il Presidente di tutti gli italiani”.

Signori, per favore, siamo seri! Non dico sempre, ma almeno una volta tanto.  Non magnifichiamo qualcuno che non ha avuto meriti particolari, se non l’astuzia di cavalcare la cresta dell’onda antifascista.
Chi era infatti costui? Le cronache della sua gioventù lo descrivono come un attivista, un agitatore sociale sempre pronto ad alimentare il fuoco dell’odio politico e di classe, in un’epoca già piuttosto violenta di suo, (mi riferisco in particolare al “Biennio Rosso”). Vedere per credere!
Nel 1924 fu condannato alla pena detentiva per stampa clandestina, oltraggio al Senato e lesa prerogativa regia, fattispecie previste dal codice Zanardelli, (codice sabaudo, non fascista, che verrà modificato da Mussolini solo dal dicembre 1925). Non contento della condanna ricevuta, continuò  la sua attività, sino a guadagnarsi il confino previsto dalle “leggi fascistissime”.  Esiliato, rientrerà in Italia: nuovo processo e nuova condanna. Alla difesa in Tribunale, preferì dare spettacolo rifiutando le lettere della madre, scritte in sua difesa.
Ma è dopo il carcere che Pertini diede il “meglio” di sé. 
Partecipò alla resistenza, raggiungendo i vertici del C.L.N. . Alla testa dei suoi uomini provocò un’orgia di sangue: condanne capitali,(più di quelle comminate a seguito della reintroduzione della pena di morte durante il Fascismo), esecuzioni sommarie ed eccidi.
Non va dimenticata poi via Rasella, che Pertini non fece nulla per evitare. Su quei fatti disse: « Le azioni contro i tedeschi erano coperte dal segreto cospirativo. L'azione di via Rasella fu fatta dai Gap comunisti. Naturalmente io non ne ero al corrente. L'ho però totalmente approvata quando ne venni a conoscenza. Il nemico doveva essere colpito dovunque si trovava. Questa era la legge della guerra partigiana. Perciò fui d'accordo, a posteriori, con la decisione che era partita da Giorgio Amendola» . Insomma, che importa se si trattavano di poliziotti tornati da un addestramento e, come tali, probabilmente male armati, se non completamente disarmati. L'importante era uccidere, sterminare. 
Come se non bastasse, conferì a Bentivegna, (autore materiale dell’attentato), la medaglia d’oro al valor militare. 
L’atrocità, l’idiozia e l’assurdità della scelta è sottolineata dalla reazione che provocò in Giuseppe Palumbo, generale della Folgore, rimasto fedele al Re dopo l’8 settembre. Quando seppe della consegna della medaglia a Bentivegna, Palumbo restituì al presidente tutte le sue medaglie (ed erano parecchie). Evidentemente, essere accomunato a certi criminali lo offendeva…
Nel curriculum di Pertini, però, alle atrocità d’armi si uniscono quelle civili. Appena eletto Presidente, nel 1978, “concesse la grazia a quel Mario Toffanin, nome di battaglia «Giacca», che nel 1954 la Corte di Assise di Lucca condannò all’ergastolo (in contumacia, perché Botteghe Oscure riuscì a farlo riparare in Jugoslavia). Quel Toffanin che da capo partigiano della Brigata Osoppo si era aggregato, dandogli manforte, al IX Corpus titino responsabile delle foibe e che fu protagonista della strage di Porzûs. E che oltre all’ergastolo per i fatti di Porzûs avrebbe dovuto scontare anche trent’anni per sequestro di persona, rapina aggravata, estorsione e concorso in omicidio aggravato e continuato. Un criminale fatto e finito, dunque, al quale lo Stato, grazie alla famigerata «legge Mosca», elargiva persino la pensione[1].
Ciò che crea più sdegno, tuttavia, è senz’altro la vicenda legate alle Foibe. Il silenzio di Pertini fu vergognoso e connivente. Mentre migliaia di Italiani cadevano, vittime della ferocia comunista, lui contribuiva  a sostenere il muro dell’omertà e la congiura del silenzio. E dire che, (come denunciato più volte dall’encomiabile prof. Marco Pirina), il governo di quegli anni, oltre a ricevere Tito a Roma, pagava addirittura milioni di lire perché la Jugoslavia trattenesse nelle sue galere i nostri prigionieri. Addirittura,  lo Stato Italiano eroga tutt’oggi la pensione, con reversibilità del 100%, agli esecutori materiali degli “infoibamenti”.
Come mai Pertini, (né alcuno di quelli che l'hanno preceduto), non disse nulla di tutto ciò? Semplice: era un socialista di sinistra ed un acceso antifascista; evidentemente condivideva l’operato slavo. Ipotesi che viene avvalorata da ciò che Pertini fu capace di fare durante il funerale del Maresciallo Tito: partecipare in maniera assolutamente commossa, baciando il feretro del boia di migliaia di veri Italiani e la bandiera slava, sotto la quale essi erano stati massacrati.
UNA VERGOGNA INFINITA!
In molti lo ricordano per il Mundial 1982 e per la sua partita a scopa con Bearzot. Spero che almeno abbia vinto quella partita: sarebbe l’unica cosa degna della sua vita!
Prima di lasciarvi, vi allego un articolo tratto da “La stanza di Montanelli”. Lo ritengo un’autentica chicca che dimostra, ancora una volta, l’assoluta faziosità e la leggerezza con cui si insegna la storia in Italia. Buona lettura.
Roberto Marzola.




LA STANZA DI MONTANELLI
Pertini? Sono altri i grandi d' Italia
Caro Montanelli, Rilevo con disappunto come la figura di Sandro Pertini sia stata rimossa dalla memoria degli italiani e dei loro degni rappresentanti politici. Solo il Corriere, se non sbaglio, gli ha dedicato ultimamente un servizio su Sette. Perche' tutto ciò? Vorrei da lei inoltre un giudizio su quest'uomo che personalmente stimo degno di ben altra considerazione. Fabio Mazzacane, Pistoia
Caro Mazzacane, Lei ha bussato alla porta sbagliata. Dalla memoria degl'italiani sono stati rimossi gli Einaudi, i De Gasperi, i Saragat, i La Malfa, i Vanoni, che nella politica del nostro Paese hanno contato molto più di Pertini. Il quale fu certamente un uomo onesto, coraggioso e coerente con le proprie idee (anche perché ne aveva pochissime). Ma le stesse qualità si possono attribuire anche a coloro che ho nominato e che vi aggiungevano quella di una sagacia politica, di cui Pertini fu sempre sprovvisto. Nel suo stesso partito non esercitava alcun peso, era considerato un "compagno" di tutto affidamento, ma bizzarro, imprevedibile e sempre pronto a qualche colpo di teatro. Nenni, che gli voleva bene, mi disse una volta: "Io non sono certamente un uomo di cultura e alla cultura non attribuisco, per un politico, una decisiva importanza. Ma qualcosa so, qualche libro l'ho letto, anche grazie a Mussolini quando mi mandò al confino a Ponza. C'era anche Sandro. Lui, l'unica cosa che leggeva era «L'Intrepido». Il resto del tempo lo passava a giocare a briscola o a scopa coi nostri guardiani. Alle nostre discussioni sul futuro dell'Italia e del partito non partecipava quasi mai, e quando lo faceva, era solo per invocare il popolo sulle barricate, per lui la politica era solo quella". Lei mi chiederà come fece un uomo cosiì sprovveduto a diventare Presidente della Repubblica. Lo diventò appunto perché era sprovveduto, e come tale forniva buone garanzie di non interferenza agli uomini del potere vero, totalmente in mano ai partiti. Quello che forse nessuno aveva previsto, ma che si rivelò un particolare del tutto innocuo, era il suo demagogismo. Pertini aveva il fiuto del pubblico, e ne secondava alla perfezione tutti i vizi e vezzi. Dal video ogni tanto pronunziava terribili requisitorie contro la classe politica, come se lui non vi avesse mai appartenuto, come fece al momento del terremoto dell'Irpinia, quando accusò il parlamento di avere bocciato i disegni di legge per le misure di difesa in caso di emergenza, dimenticandosi che il Presidente della Camera che li aveva respinti era stato lui. Non perdeva occasione di dare spettacolo seguendo in lacrime tutti i funerali, baciando torme di bambini, e insomma toccando sempre quel tasto del patetico a cui noi italiani siamo particolarmente sensibili. I suoi alluvionali discorsi di Capodanno erano autentiche sceneggiate. Ma in sette anni di Presidenza, di sostanziale e sostanzioso fece poco o nulla. Della corruzione che dilagava o non si accorse, o preferì non accorgersi. Comunque, un segno del suo passaggio al Quirinale non mi sembra che lo abbia lasciato. Ce lo ricordiamo come un brav'uomo pittoresco e un po' folcloristico, che seppe far credere alla gente di essere un "diverso" dagli uomini politici, mentre invece era sempre stato uno di loro e non aveva mai vissuto d'altro che di politica. Non c'e' da vergognarsi di avere avuto un Presidente come Pertini. Ma non vedo cosa ci sia da ricordarne…
P.S. Io, invece, Caro Indro mi vergogno e come!
PPS. UNA CITAZIONE AUTENTICA DI PERTINI, APPARSA SU "L'AVANTI" : «Il compagno Stalin ha terminato bene la sua giornata, anche se troppo presto per noi e per le sorti del mondo. L’ultima sua parola è stata di pace. [...] Si resta stupiti per la grandezza di questa figura... Uomini di ogni credo, amici e avversari, debbono oggi riconoscere l’immensa statura di Giuseppe Stalin. Egli è un gigante della storia e la sua memoria non conoscerà tramonto». Pertini non ha mai ritrattato, neanche dopo aver saputo degli atroci crimini di Stalin. A voi ogni ulteriore considerazione.


[1] Paolo Granzotto- “Il Giornale”, 16/02/2008

6 commenti:

  1. Personaggio abbietto il pertini, "bandito" nel pprimo periodo Fascista e nella Repubblica di Salò.
    Delinquente di bassa risma e di limitata intelligenza. Il classico utile idiota del mondo partigiano affittato alla poltiglia politica. Una nullità negativa sotto tutti gli aspetti!

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  2. Uomo onesto, ma l'onestà è una condizione necessaria e non sufficiente per far politica ed essere considerato tra i grandi...

    (ovviamente sempre meglio di quelli di oggi, che non hanno neanche l'onestà)

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  3. A parte l' omissione del Pertini volontario della prima guerra mondiale (gia' questo basterebbe ad elevarsi molto al di sopra di chi lo giudica)se essere contro un' ideologia in cui leggi razziali e liberta' negate erano punti fermi, essere contro chi ha trascinato l' Italia nella piu' grossa follia bellica dopo la grande guerra (per poi prontamente voltare le spalle all' alleato tedesco ricordiamolo) vuol dire esercitare populismo e nullita' di pensiero...bhè spero che torni presto come capo dello stato un altro populista del suo calibro. Grazie Sandro!

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  4. Per Fabio.

    Ricordo un un uomo che fece domanda di arruolamento volontario nell'Esercito Italiano durante la Grande Guerra. La sua domanda fu inizialmente respinta; successivamente fu richiamo come coscritto. Partito come soldato semplice sarà promosso caporale per meriti di guerra, poi caporalmaggiore. Tanto era il suo valore che attorno alla sua figura i confini tra storia e leggenda sembrano confondersi. Pare, infatti, che l'esercito austriaco abbia bombardato l'ospedale nel quale era ricoverato a causa delle ferite di guerra, senza però riuscire nell'intento.

    Il nome di quest'uomo non è quello di Sandro Pertini, ma quello di BENITO MUSSOLINI.

    Detto questo, rispedisco al mittente il solito groviglio di assurdità e faziosità a-storiche riguardo "le leggi razziali" e le "libertà negate", in quanto deduco che non ha mai neanche letto il testo delle stesse leggi razziali italiane, né letto nemmeno altri articoli di questo blog, in cui si dimostra che, de facto, vi era molta più libertà allora che non oggi. Stesso discorso sull'entrata in guerra? Siamo così sicuri che siano state Italia e Germania ad entrare in guerra e non gli altri a provocare alla guerra? Perché per Danzica si moriva e per Helsinki no? Come si spiegano le inique sanzioni? Come si spiega l'apertura del fronte di guerra su due lati da parte della Germania? Mai sentito parlare di "guerra preventiva" ? Chi poi ha voltato le spalle all'alleato tedesco, se non Pertini e soci? A me risulta che almeno 600 mila ragazzi italiani partirono per il fronte solo per salvare l'onore d'Italia, pur sapendo di poter solo perdere quella guerra. Peccato che queste cose non siano scritte nei libri di testo scolastici. Cosa vogliamo farci? E' la dittatura democratica. Si tenga il suo Pertini, glielo cedo volentieri!

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  5. Parole sante le tue , Hai fotografato con la massima precisione la statura morale di questo infame personaggio criminale patentato che ha avuto l ambito premio per i suoi truci delitti di essere osannato da una massa di abulici italiani privi della piu elementare morale e di ogni equilibrio discernitivo . ( per Rudolf )

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  6. La cosiddetta "resistenza partigiana" non ha anticipato di un solo minuto la fine del secondo conflitto mondiale. Quando i banditi chiamati "partigiani" hanno cominciato con le loro azioni di vendetta e sete di potere, la Germania era stata già di fatto annientata. Il 90% delle cittá tedesche erano rase al suolo dai bombardamenti anglo-americani. L'accanimento contro i soldati tedeschi presenti in Italia era un pretesto criminale per raggiungere falsi meriti e scalare il nuovo potere che stava per nascere. Le azioni dei criminali partigiani sui fascisti e sui soldati tedeschi che aspiravano solo a tornare a casa in una patria ormai distrutta, determinò solo le rezioni degli ufficiali che volevano proteggere i loro soldati e riportarli a casa, se io fossi stato un ufficiale, per difendere la vita dei miei soldati da attacchi criminali, avrei agito nello stesso modo e forse in maniera ancora piú incisiva.I veri responsabile delle Fosse Ardeatine e di altre azioni dei tedeschi sono i partigiani che ben sapevano cosa sarebbe accaduto dopo i loro crimini ma la sete di potere e i desideri di vendetta erano tali da pretendere il sacrificio di innocenti, tanto sarebbe stati altri a morire. La repubblica italiana è stata costruita con inganni e falsitá ed oggi vediamo i risultati. Briganti hanno generato ed agevolato altri briganti nelle scalate al potere. La storia della fine della seconda guera mondiale dovrà essere riscritta in nome della verità smascherando criminali battezzati da eroi.

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