Fa ancora più schifo il fatto che, per l’ennesima volta, questa si consumi in un ambiente ecclesiastico. Non è una novità, purtroppo: la Chiesa è stata più volte investita da certi scandali ; ma fatti così atroci non li avevo ancora sentiti. Non avrei proprio voluto sentirli, a dire il vero.
Stavolta, Don Riccardo Seppia, (così si chiama il presunto orco), ne ha combinate di tutti i colori: adescava minorenni, spacciava, consumava abitualmente cocaina e altre sostanze psicotrope. Si era contornato di una masnada di delinquenti, adolescenti e adulti. Era solito frequentare prostitute. Adesso sembra addirittura che sia sieropositivo, o almeno così si legge nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari nei suoi confronti.
Al di là della sua reale colpevolezza e delle sue concrete responsabilità, sulle quali non mi pronuncio, (sarà materia per la Magistratura), mi viene da domandarmi: esiste una legge umana in grado di punire adeguatamente simili crimini?
La mia risposta è NO.
Non c’è sanzione, nemmeno la più grave in Italia, (l’ergastolo), che possa in qualche maniera risultare proporzionata a questo crimine immondo. E non mi si dica: “la pena deve rieducare il condannato”. La Costituzione la conosco bene, anche molto meglio di chi la difende a spada tratta, sempre e comunque. Qui non c’è proprio nessuno da rieducare; chi offende la dignità e l'intimità di un ragazzino, condannandolo ad indicibili sofferenze psichiche, non merita cotanta attenzione.
Bisogna solo cercare di porre un freno ad un fenomeno che, ahimè, è in crescita costante. Tanto per fare un esempio : dalle 598 segnalazioni del 2002, siamo passati alle 845 del 2004, (fonte: Polizia di Stato). I numeri non dicono tutto: ci sono infatti migliaia di casi che, per i più disparati motivi, non vengono scoperti e denunciati, quindi non rilevati nelle statistiche.
Al di là delle rilevazioni, va detto che il sistema penale italiano non sembra adeguato a reprimere tale crimine. I soggetti imputati o condannati, difatti, finiscono sempre con l’essere messi in isolamento non appena varcano la soglia delle patrie galere. La legge del carcere, si sa, è dura: puoi rubare, rapinare, estorcere, truffare, uccidere anche decine di uomini; ma i bambini non si toccano, altrimenti ti fanno la pelle.
Mi pare un trattamento sin troppo decoroso per chi si macchia di certe atrocità!
E’ per questo che dico, allora, di trovare una pena adeguata e che, al tempo stesso, funga da potentissimo deterrente. Nel mio piccolo propongo la CASTRAZIONE CHIMICA OBBLIGATORIA PER TUTTI I CONDANNATI CON SENTENZA DEFINITIVA PASSATA IN GIUDICATO.
A dire il vero, qualcuno che non voglio neanche nominare,in illo tempore, aveva già avanzato una proposta del genere, forse più per spot propagandistico che non per intimo convincimento.
Il trattamento terapeutico, a base di medrossiprogesterone, è già stato sperimentato, in America e in Svezia soprattutto. E’ solitamente temporaneo e, a quanto mi risulta, ha dato buoni risultati laddove è stato impiegato. Invece, nei casi più gravi, come ad esempio il concorso di reati e/o la presenza di una o più circostanze aggravanti, la castrazione potrebbe essere definitiva. E' una pratica che non comporta chissà quali rischi ed è usata anche per altre finalità, in particolare per l'adeguamento del sesso di "transgender", travestiti ecc.
Ovviamente, un simile trattamento non sostituirebbe la normale pena detentiva che, anzi, andrebbe ulteriormente inasprita e prolungata. Al contrario, i processi dovrebbero essere assai brevi. A tal proposito, si potrebbe ipotizzare che per la fattispecie criminosa de qua si procedesse, sempre e comunque, con le forme del giudizio immediato.
Questa non è che una semplice, iniziale e generale proposta di approccio alla risoluzione del problema.
Spero vivamente che il dibattito su queste autentiche tragedie si rianimi, perché certi crimini così atroci non possono essere trattati in maniera così leggera.
Non è civile, infatti, solo quel Paese in cui lo Stato si mostra mite nei confronti degli onesti cittadini; spesso lo è molto di più quello in cui lo Stato tratta simili delinquenti con il metodo che meritano: il pugno di ferro.
Roberto Marzola.
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