BENVENUTI, CHIUNQUE VOI SIATE

Se siete fautori del "politcally correct", se siete convinti che il mondo è davvero quello che vi hanno raccontato, se pensate di avere tutta la verità in tasca, se siete soliti riempirvi la bocca di concetti e categorie "democraticizzanti", sappiate che questo non è luogo adatto a Voi.

Se, invece, siete giunti alla conclusione che questo mondo infame vi prende in giro giorno dopo giorno, se avete finalmente capito che vi hanno riempito la testa di menzogne sin dalla più tenera età, se avete realizzato che il mondo, così come è, è destinato ad un lungo e triste declino, se siete convinti che è giunta l'ora di girare radicalmente pagina , allora siete nel posto giusto.
Troverete documenti,scritti, filmati, foto e quant'altro possa sostenervi in questa santa lotta contro tutti e tutto. Avrete anche la possibilità di scrivere i Vostri commenti, le Vostre impressioni, le Vostre Paure e le Vostre speranze.

Svegliamoci dal torpore perché possa venire una nuova alba, una nuova era!


martedì 19 luglio 2011

OMAGGIO A PAOLO BORSELLINO

Parlare di Paolo Borsellino non è facile. Impegnato insieme all'amico di sempre, Giovanni Falcone, in prima linea contro la Mafia; disposto a dare tutto, anche la sua vita, pur di contrastare il malaffare. E, purtroppo, il suo impegno e il suo senso della legalità gli costarono proprio la vita in quel maledetto 19 luglio 1992 in via D'Amelio. Una fine tristemente annunciata, almeno a sentire le rivelazioni dei pentiti. Pare, infatti, che l'attentato fosse preparato fin nei dettagli già dal 1991. Destino di cui Borsellino sembrava essere dolorosamente consapevole, tanto che ebbe a dire: "siamo uomini morti che camminano".
Troppe ombre aleggiano sulla tragica fine di Falcone e Borsellino. Fenomeni di collusione tra mafia e politica, (riportati alla ribalta dalla recente vicenda della trattativa sul 41 bis), coperture istituzionali e depistaggi. Circostanze che lo stesso Borsellino aveva ampiamente messo in preventivo, allorché disse: "Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia: la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri".
Una storia tutta all'italiana insomma. Purtroppo, viviamo in un Paese dove la verità è l'eccezione e l'infangamento la regola. Siamo un popolo destinato ad essere pigliato per il culo; allora non resta che informarsi, che volgere la mente alla conoscenza. Una rivoluzione culturale, proprio come suggerito da Borsellino, per sentire finalmente "la bellezza del fresco profumo della libertà".

Roberto Marzola.

P.S. A proposito di sospetti leggete questo articolo tratto da "Il sole 24 ore".


Borsellino, una verità che divide




Non c'è pace in via D'Amelio. È trascorso quasi un ventennio da quel 19 luglio 1992, ma la strage in cui persero la vita Paolo Borsellino e 5 agenti della sua scorta è una ferita che sanguina ancora. Le celebrazioni delle vittime dell'autobomba mafiosa ancora oggi agitano la società, e mandano in fibrillazione il mondo politico, la magistratura, le forze dell'ordine. Così, ieri, per l'ennesima volta, il ricordo si è venato di polemica.
Ancor più della strage di Capaci - che solo il 23 maggio '92 aveva sterminato Giovanni Falcone con la moglie e la scorta - l'attentato di Via D'amelio si colloca al centro dell'oscuro crocevia della "trattativa" tra Cosa nostra e lo Stato: basta stragi in cambio di processi addomesticati e carcere meno duro. Il mistero, rilanciato due anni fa dal mafioso collaborante Gaspare Spatuzza e dal figlio di Vito Ciancimino, Massimo, a settembre potrebbe sfociare in un nuovo processo per scagionare alcuni mafiosi e inchiodarne altri. Intanto, però, le indagini hanno sfiorato poliziotti, Servizi, politici e ruoli istituzionali.
I familiari di Borsellino hanno rinnovato ieri la richiesta della verità, almeno quella giudiziaria: «È venuto il momento di sapere chi e perché ha organizzato il depistaggio» ha ripetuto il figlio Manfredi, dirigente di polizia a Cefalù. Ma le sue parole di figlio e di cittadino sono state sovrastate da quelle duramente politiche del procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia. Il Pm, nel corso di una manifestazione di giovani inneggianti alla magistratura e alle sue indagini su stragi e presunta trattativa, ha pronunciato parole di fuoco contro i depistatori di allora e le coperture politico-istituzionali di cui godrebbero ancora oggi.
«L'Italia dei collusi e dei corrotti non vuole conoscere la verità sui misteri come la strage di via D'Amelio» ha scandito Ingroia durante il presidio dei giovani di Agenda Rossa a Palazzo di Giustizia, e ha invitato a «rifiutare il tentativo di quanti vogliono i cittadini teledipendenti e sudditi». Proprio il genere di orazione che ogni magistrato farebbe bene a evitare, specie se in qualche modo interessato alle inchieste. E infatti, da Roma, è giunta immediata e rovente la replica della Lega (Carolina Lussana: «È da irresponsabili lanciare sospetti») e dal Pdl (Fabrizio Cicchitto: «Non sappiamo di chi parli Ingroia; noi vogliamo si faccia luce in modo reale e non per propaganda»).
Maggior attenzione al significato che ha assunto nel tempo il sacrificio di Borsellino, proviene dalla società civile. Lo ha ribadito il vicepresidente di Confindustria Antonello Montante, nisseno, in un messaggio inviato alla Fondazione Borsellino, che dal 2005 affianca la scuola nel compito di formare cittadini liberi dalle suggestioni mafiose. Presieduta dal sostituto Procuratore Gaetano Paci, la Fondazione si ispira alla memoria del magistrato che «del rispetto della legalità e dei principi di giustizia, della lotta alla mafia e alla corruzione aveva fatto il suo credo quotidiano» scrive Montante; un «dovere e un valore che tutte le persone oneste possono condividere», proprio come ha fatto l'impresa siciliana: «Quelli di Borsellino sono gli stessi principi ispiratori che hanno portato Confindustria a prevedere l'espulsione di chi si avvicina alla mafia e distorce il mercato».
Oggi le cerimonie proseguiranno con altre manifestazioni e la presenza (disgiunta) del ministro dell'Interno e del presidente della Camera. Roberto Maroni deporrà una corona alla lapide affissa al reparto scorte di Palermo; gianfranco Fini si recherà invece sul luogo della strage.

1 commento:

  1. Se c'è una cosa che mi indigna molto di più dei delitti di mafia e delle varie stragi terroristiche è lo sfruttamento delle vittime della mafia e delle stragi a fini di parte (ideologica, politica, corporativa) che viene perpetrato costantemente in questo nostro povero paese.
    C'è gente: politici, magistrati, giornalisti, familiari, scrittori e intelettuali vari, che si è costruita delle splendide carriere sulle spoglie dei cadaveri; gente che sfrutta a fini di parte certi avvenimenti distorcendo le dinamiche, i fatti, le risultanze delle indagini; tutto per poter usare i cadaveri di Borsellino, di Falcone e di tutte le altre vittime di stragi mafiose e terroristiche come delle clave politiche contro gli avversari che non si riesce a sconfiggere nelle urne.
    Chi si presta a simili sciacallaggi è peggiore di chi ha commesso i delitti.

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