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Se siete fautori del "politcally correct", se siete convinti che il mondo è davvero quello che vi hanno raccontato, se pensate di avere tutta la verità in tasca, se siete soliti riempirvi la bocca di concetti e categorie "democraticizzanti", sappiate che questo non è luogo adatto a Voi.

Se, invece, siete giunti alla conclusione che questo mondo infame vi prende in giro giorno dopo giorno, se avete finalmente capito che vi hanno riempito la testa di menzogne sin dalla più tenera età, se avete realizzato che il mondo, così come è, è destinato ad un lungo e triste declino, se siete convinti che è giunta l'ora di girare radicalmente pagina , allora siete nel posto giusto.
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domenica 18 dicembre 2011

LA CRISI UCCIDE. CRESCITA DEI "SUICIDI DA INSOLVENZA"

"Peggio della peste è l'usura" scrisse Pound in uno dei suoi capolavori, il Canto LXV "Contro Usura".  Decenni più tardi, il compianto Giacinto Auriti, incamminatosi sul sentiero indicato dal maestro dell'Idaho, in una delle sue lezioni televisive ebbe a dire: "  La gente si suicida per i debiti. Ogni giorno che vado a Roma passo sotto Pietrasecca, dove c'è quel ponte, e mi ricordo quella famiglia di quattro persone che si sono suicidate per i debiti. Questo grida vendetta a Dio!".

Lo stesso concetto, lo stesso identico problema descritto con forme differenti:  la poesia nel primo caso, l'osservazione tecnico-scentifica nel secondo. Al di là delle osservazioni estetiche, bisogna dire che si è trattato di una vera e propria profezia sulla nascita di un'autentica malattia sociale: il suicidio da insolvenza. Auriti, a suo tempo, denunciò il funzionamento perverso del sistema bancario nel suo complesso che, in pratica, rende sempre più difficile far fronte ai debiti assunti. Una situazione straziante che inghiotte l'individuo in una spirale depressiva, dovuta ad un calo del reddito che, a sua volta, genera insicurezza economica e, quindi, insoddisfazione a livello psicologico e sociale. Alcuni individui riescono ad affrontare razionalmente il disagio; altri, invece, cedono alla disperazione e compiono il più estremo degli atti.
Questa correlazione appare più marcata in tempi di crisi economica: è la crescente disoccupazione che gioca un ruolo fatale in tal senso, aumentando l'inquietudine psicologica e l'angoscia di non poter onorare i debiti assunti. Se ne sono accorti anche alcuni istituti EURES. In un'ansa del 19 maggio, infatti, si può leggere che nel 2009 il tasso di suicidi è cresciuto del 5,6 % rispetto all'anno precedente. A crescere in maniera più che esponenziale, tuttavia, sono stati i suicidi per ragioni economiche: il 32% in più rispetto all'anno prima, con in media un suicidio al giorno tra i disoccupati.
Le intuizioni di Pound e Auriti sono altresì confermate anche da studi internazionali. "Diverse ricerche spalmate nel tempo hanno riscontrato un legame tra una situazione difficile dal punto di vista socio-economico e un aumento del consumo di psicofarmaci, dei problemi di salute mentale e dei suicidi. Per esempio, in Gran Bretagna tra il 1920 e il 1930, la disoccupazione produsse un aumento dei suicidi tra gli uomini. Un’analisi della crisi economica asiatica del 1997/98 ha indicato in circa diecimila i suicidi tra Hong Kong, Giappone, e Korea.
Nel 2001, dopo la crisi che mise in ginocchio l’Argentina, la vendita di farmaci antidepressivi aumentò notevolmente. A Hong Kong il 24% di tutti i suicidi avvenuti nel 2002 riguardava le persone con indebitamento. Secondo una ricerca pubblicata su Psychiatry, negli Stati Uniti, dopo il settembre del 2008, quando si è verificata la bancarotta della banca Lehman Brothers (evento simbolo del crollo finanziario) è avvenuta una lievitazione delle prescrizioni di sonniferi, ansiolitici e antidepressivi" (fonte). Anche l'università di Cambridge ha svolto studi in questa direzione, pubblicandone i risultati sulla rivista "The Lancet" . Ecco cosa si legge: "Secondo lo studio della prestigiosa istituzione, tra 2009 e 2010 in Grecia sarebbe aumentato del 24% il numero di persone che si sono rivolte agli ospedali pubblici per vari disturbi, ed il dato sarebbe salito di un ulteriore 8% nel 2011. Da Cambridge arriva anche la conferma sul boom dei suicidi, +25% tra 2009 e 2010 e +40% nel 2011"(fonte).
Solo in Italia si hanno ancora difficoltà ad ammettere correlazioni tra la salute psichica individuale e collettiva e l'andamento economico. Eppure negli anni '80, a seguito della cassaintegrazione chiesta dalla FIAT, furono censiti ben 149 suicidi tra gli operai impiegati nell'industria e nell'indotto. Perché non si è colto e approfondito quel fortissimo segnale di disagio economico, sociale e psichico? Se non altro, avremmo valutato in maniera molto più ragionata la nascita, lo sviluppo e i criteri di azioni di un ente come Equitalia S.P.A., resosi colpevole di alcune riscossioni di credito che gridano letteralmente vendetta.

Insomma, deve farci ben riflettere il suicidio da insolvenza, questa nuova e dilagante patologia sociale. Il primo ragionamento da compiersi riguarda il quanto sia divenuta "stressante" l'odierna società, dominata da una rincorsa frenetica al successo, al guadagno, all'affermazione economica; una società, insomma, in cui la mancanza di beni materiali emargina l'individuo. Il secondo ed ultimo ragionamento, invece, deve riguardare la possibilità di tollerare ancora un Governo ed un Presidente della Repubblica come quelli in carica, i quali non fanno altro che ripetere il mantra dei "sacrifici di tutti, anche per i meno abbienti", (tranne che loro, ovviamente!), senza poi dire apertamente chi saranno i beneficiari di questi sacrifici collettivi: le banche. Basta guardare l'approvazione della cd. "manovra salva-Italia", una stangata ai danni del popolo approvata con 495 "sì" e 88 "no". Un messaggio chiaro: a quelli che, almeno sulla carta, dovrebbero essere i nostri rappresentanti non importa più se la famiglia media italiana riesca ad affrontare le difficoltà quotidiane oppure no, se riesca a tirare a campare oppure se sia pronta a saltare giù dal ponte di Pietrasecca; a loro importa solo salvare ben altri interessi, costringendoci a scegliere tra una vita di stenti e un salto nell'abisso. Aveva ragione lo stesso Prof. Auriti quando disse che "questi signori sono autentici criminali e dobbiamo rimandarli a casa!" . Lo aveva detto ormai un decennio fa, ma nessuno l'ha ascoltato. Il professore, però, ci ha indicato anche la ricetta precisa per ribellarci a questa stretta letale. Siamo ancora in tempo per metterla in pratica. Riproponiamo il suo messaggio quindi, urliamolo ai quattro venti, discutiamo su come attuarlo; ma facciamo in fretta: il tempo stringe!

Roberto Marzola.

4 commenti:

  1. se non partisse la musica in automatico sarebbe meglio, certe letture non meritano di essere rovinate dal rumore.

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  2. La mia società, in questo periodo stà aiutando tutte le aziende in crisi, facendo recuperare i soldi che le Banche hanno rubato in questi anni.
    Se volete salvarvi dalla pressione effettuata dalle Banche e da Equitalia chiamatemi e saro grato e felice di illustrarvi cosa fare velocemente per risollevarvi da queste ingiustizie.
    Chiamatemi: Giorgio 335 6318169

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  3. Grazie per la segnalazione. Provvederò ad estenderla.

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