Sono anni difficili, in cui si muore a causa di un'idea, in cui "uccidere un fascista non è reato". Le piazze sono autentiche polveriere; basta un nulla per innescare la scintilla ed in men che non si dica le stesse piazze, le strade, i quartieri ed i viottoli si trasformano in un campo di battaglia. Il potere politico è accentrato nelle mani della DC. Fuori dalle Camere, però, gli opposti estremismi si danno battaglia senza esclusione di colpi. Sono gli strascichi della Guerra Civile tenutasi dal '43 in poi, alimentata dall'odio comunista e dal desiderio di riscatto di tante Camicie Nere e dei loro figli. I compagni hanno ancora sete di sangue; i Camerati, invece, vogliono vendicare tutto quello che hanno versato. Lo Stato, nel frattempo, lascia che tutto questo avvenga, intervenendo demagogicamente per legittimarsi politicamente.
In questo clima, dicevo, i ragazzi del "Fronte della Gioventù" escono dalla sede del Movimento Sociale Italiano per pubblicizzare un concerto. Appena usciti in strada, vengono raggiunti dal piombo esploso da una mitraglietta Skorpion, un'arma usata dall'estremismo rosso, dalle Brigate Rosse in particolare. Il ventenne Franco Bigonzetti cade sul colpo. Francesco Ciavatta, diciottenne, cerca di rifugiarsi dopo essere stato ferito, ma i suoi aggressori lo raggiungono e lo uccidono colpendolo alla schiena. Altri tre ragazzi, Vincenzo Segneri, Maurizio Lupini e Giuseppe D'Audino, riescono a sopravvivere all'attentato. Lo sgomento, la rabbia e la disperazione si diffondono immediatamente per tutta Roma. Si raduna una folla di gente che vuole esprimere tutta la sua indignazione e tutto il suo dolore, composta principalmente da missini. La situazione si scalda, a causa di uno sbirro che sfregia il sangue raggrumato dei due ragazzi. La protesta si fa violenta. Allora la Polizia spara ad altezza d'uomo. Stefano Recchioni viene ferito alla testa. Morirà due giorni dopo. Qualche giorno dopo arriva la rivendicazione da parte di Contropotere Territoriale. Intanto, il padre di Ciavatta, straziato dal dolore, si toglie la vita.
Per questa strage, per tutto questo sangue nessuno ha pagato. I principali imputati sono stati assolti per insufficienza probatoria.Uno sfregio ulteriore a quei ragazzi innocenti, morti perché volevano un Paese diverso, un Paese che fosse anche Patria, senza l'odio comunista e senza l'oppressione capitalistica. Ragazzi che hanno preferito l'impegno e l'idealismo politico a quel piccolo progetto di vita borghese cui l'Italia post-resistenziale li aveva condannati. Volevano molto di più di qualche cianfrusaglia materiale e di un conto in banca. Speravano di veder crescere una società fondata su valori di sangue, di fratellanza e di reciproca assistena patriottica. Aspiravano ad un mondo in cui nessuno fosse oppresso dal potere finanziario, in cui ciasciun popolo potesse vivere sulla propria terra, in pace coi suoi connazionali. Un sogno che fu loro negato, come la memoria. Perché di questi ragazzi vogliono addirittura vietarci il ricordo, impedendoci di organizzare cortei in loro onore. Ma non ci fermeranno. La memoria di quei giovani sarà comunque onorata, costi quel che costi. Perché nessuna legge è più forte dell'amore e del rispetto per i morti. Lo avevano scritto qualche secolo fa Sofocle nell' "Antigone" e Foscolo nei "Sepolcri". Questi signori non l'hanno ancora capito. Peggio per loro.
FRANCESCO, FRANCO E STEFANO: PRESENTI. EJA, EJA, ALALA'.
Roberto Marzola.
tre ragazzi abbattuti in 24 ore. piombo assassino rosso e di chi li avrebbe dovuto proteggere. mandanti ed esecutori sconosciuti tra i portatori di eskimo ed un capitano che, pian piano, diventa generale. una disperazione immensa che pervade qualunque camerata d'italia. la necessità di giustizia, la voglia di vendetta, la consapevolezza di impotenza, la scomposta reazione di chi non ci sta più a dover piangere solo i propri morti. l'innesco di un meccanismo perverso, studiato a tavolino, per dividere e contrapporre le giovani forze che iniziano a minare lo strapotere democristiano e quelle certezze proprie di un certo tipo di comunismo. questo è acca larentia. l'ennesima strage di stato affidata ai soliti sicari. tre ragazzi abbattuti come vitelli al macello. non i primi e neppure gli ultimi della nostra storia. tre dei tanti fratelli immolatisi per onore nella rsi e dei tanti altri che, sempre per onore, scriveranno con il loro sangue la storia del loro ricordo. a loro il nostro pensiero che con le opere seppero imporsi ai tempi vissuti. con i loro lineamenti negli occhi, con la loro forza nel cuore, con la ferma mano alta nel cielo..... camerati assassinati di ogni tempo: presenti!
RispondiEliminaSolo lacrime Nino. Lacrime di dolore e lacrime amare: le prime per i ragazzi caduti; le seconde perché non siamo ancora riusciti a fare giustizia. Giustizia, ci tengo a precisare, non significa condanna dei colpevoli o vendetta; per quei ragazzi giustizia può voler dire solo una cosa: riuscire a realizzare quell'Italia e quell'Europa che Francesco, Franco, Stefano e tutti gli altri così tanto sognavano. Costi quel che costi, anche a costo di infrangere la legge. Tu pensa che hanno avuto il coraggio di romperci le scatole per quei due striscioni fatti di carta e attaccati con acqua e farina per non sporcare i muri. Potremmo rischiare un "danneggiamento"....
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