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Se siete fautori del "politcally correct", se siete convinti che il mondo è davvero quello che vi hanno raccontato, se pensate di avere tutta la verità in tasca, se siete soliti riempirvi la bocca di concetti e categorie "democraticizzanti", sappiate che questo non è luogo adatto a Voi.

Se, invece, siete giunti alla conclusione che questo mondo infame vi prende in giro giorno dopo giorno, se avete finalmente capito che vi hanno riempito la testa di menzogne sin dalla più tenera età, se avete realizzato che il mondo, così come è, è destinato ad un lungo e triste declino, se siete convinti che è giunta l'ora di girare radicalmente pagina , allora siete nel posto giusto.
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Svegliamoci dal torpore perché possa venire una nuova alba, una nuova era!


lunedì 6 febbraio 2012

ENZO BASSI: UNA VITTIMA INNOCENTE.

Nei giorni scorsi, si è tornato a parlare di storie legate alla guerra. In particolare, è tornata alla luce la storia di Enzo Bassi, un giovane montegranarese, classe 1922, morto in tragiche circostanze nel 1944.
Anziché essere un'occasione per dare un contributo importante alla memoria storica locale e per liberarsi di vecchie ruggini, si è trasformata in un discutibilissimo pretesto per dare addosso ai fascisti di ieri, (autori materiali del fatto di sangue), e a quelli di oggi che, nel bene e nel male, stanno dando una crescente scossa alla vita di questo Paese. La tecnica è sempre quella: si sposa come vera, assoluta, esauriente e, quindi, inattacabile una certa versione dei fatti, (in questo caso: un breve saggio scritto da un'anziana insegnante del luogo e la testimonianza di una parente della vittima), e la si usa come clava o, se preferite, come un mezzo di propaganda politica.

Così, si dice alla gente che Enzo Bassi, tornato nel Paese d'origine dopo l'armistizio dell'8 settembre, si rifugiò nelle campagne per sottrarsi alla nuova chiamata alle armi e per ricongiungersi all'affetto dei propri cari. Nel frattempo, alcuni prigionieri inglesi erano evasi dal luogo di detenzione, scatenando una vera e propria caccia all'uomo. Le immediate indagini portarono i soldati italo-tedeschi nelle campagne di Montegranaro, proprio dove si trovava Enzo Bassi il quale, pensando che le camionette fossero giunte per lui e per gli altri renitenti alla leva, cercò di scappare. Una raffica di mitra lo raggiunse, colpendolo a morte; uno dei suoi compagni di sventura, il Petrini, fu fatto prigioniero, mentre l'altro, Conti, riuscì a fuggire.
Questo è quanto si legge nella ricostruzione proposta ed è quanto effettivamente avvenuto. Tuttavia, manca un elemento fondamentale: i soldati italiani, i tedeschi e i Carabinieri in servizio ausiliarono intimarono l'ALT ai ragazzi in fuga, rispettando una precisa prassi militare. Non di assassinio si trattò, dunque, ma di una fatale circostanza che portò Enzo Bassi a sentirsi braccato quando non lo era, e che vide i soldati delle forze dell'Asse alle prese con dei fuggitivi che non rispettavano un preciso ordine militare. Così è scritto nella tesi di laurea di ricerca di un mio amico, ("Montegranaro in Camicia Nera. Un paese immerso nel Ventennio"), alle pagg. 165-167, che cito testualmente: "in quel 14 marzo, a metà del pomeriggio, giunsero rinforzi da Fermo per agevolare la già nutrita squadra di ricerche degli inglesi. Verso le ore 17.00, Enzo Bassi insieme ad altri ragazzi, Ninì Petrini e Serafino Conti, si trovavano nelle campagne nei pressi del cimitero. Non sapendo della fuga dei prigionieri, alla vista delle camionette dei fascisti,dei tedeschi e dei carabinieri, gli stessi ipotizzarono che fossero giunte in città per rastrellare i renitenti proprio come loro tre e, per tale motivo, si diedero alla fuga attraversando la strada proprio davanti agli automezzi, cercando scampo oltre la campagna, verso il fiume Ete. Vedendo la scena fu naturale per le squadre occorse INTIMARE L'ALT e, considerata la corsa, furono sparate alcune raffiche di mitra. Serafino Conti riuscì a scappare; il Petrini, dopo essere stato identificato, venne fatto prigioniero come renitente, ma Enzo Bassi, raggiunto dalle pallottole, morì sul colpo. [...] I riverberi della morte di Bassi si diffusero rapidamente e la tensione in città salì. Le famiglie che sottraevano volontariamente i figli dalla leva si sentirono direttamente coinvolte e per il resto della popolazione l'episodio rappresentò il passaggio ai fatti delle esasperanti minacce di morte provenienti dal comando militare, rimaste sino ad allora appese sui muri e mai concretamente applicate con rigidità dai fascisti o dai tedeschi che, tra l'altro, stazionavano a Fermo e lasciavano il controllo del territorio cittadino ai soli carabinieri locali".

Un particolare, dicevo, che di certo non riporta in vita un giovane morto innocentemente e che non può bastare a consolare il dolore dei suoi parenti; ma che, almeno, sgombera il campo dall'odio e toglie il marchio d'infamia su altri uomini e ragazzi, chiamati ad evitare l'anarchia in tutto il Paese dopo il vergognoso voltafaccia dell'8 settembre 1943, che aveva visto persino il Re voltare le spalle all'Italia e agli Italiani.

Lasciatemi dire che come montegranarese sono assolutamente scandalizzato da certe evidenti strumentalizzazioni, da chi gioca coi sentimenti delle persone e persino sulla pelle dei defunti, pur di continuare ad alimentare un clima di divisione e di odio politico e, più in generale, da chi rievoca e storpia la storia. La Storia, (quella vera!), non si manipola, non si aggiusta, né si commenta; si osserva, si comprende e si assimila. In una parola: si studia. E la si studia per la propria funzione pedagogica, per la sua capacità di spiegare il presente e di indirizzare il futuro; ma quando la storia s'accompagna alla menzogna e al calcolo politico non ci sono né pedagogia, né presente e né futuro. Non c'è neanche rispetto per i morti. Ci sono solo ipocrisia, meschinità e squallore. Alla faccia dell' "imbarbarimento della società" !

Roberto Marzola.

P.S. Dedico questo scritto all'amico P.G., Grazie a lui e al suo impegno ho potuto conoscere da vicino un capitolo importante della storia della mia cittadina natia. Un esempio per tutti di umanità, di integerrimità, di coerenza e di amore per il nostro per il nostro Paese.

1 commento:

  1. Quel P. G. sono io . . . e non posso che essere piacevolmente sorpreso dalle tue parole. Specifico inoltre che , nel narrare l' accaduto , oltre alle parole della maestra Stelletta ( ricordate nel suo saggio : " La fine del tempo delle favole " )ho citato fonti d' archivio come i verbali di Polizia , della M.V.S.N. e della Regia Prefettura ( indagini e ricerche si fuggitivi inglesi ) che poi hanno ricostruito la triste vicenda che sopra si narra , fatalmente intersecata con la vita del giovane Bassi. Nelle corrispondenze istituzionali , il vertice locale dell' epoca addirittura " rimprovera " ed ammonisce le pattuglie che commisero l' increscioso errore : un ulteriore appesantimento tendente all' esasperazione delle popolazioni locali pesantemente provate da anni di guerra , quindi di carestie , stenti , povertà ed allarme.

    Felice di essere stato citato da te Roberto ,


    Paolo Gaudenzi

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