"In caso di cattura prego il mio comando di non fare passi per ottenere la mia liberazione con lo scambio di ostaggi" |
Mi chiedo: ma perché rendere omaggio a delle donne mai esistite? Possibile che non vi siano donne degne di essere ricordate e di essere d'esempio per le generazioni future?
Sì che ci sono state, almeno in Italia. Mi riferisco alle donne del Servizio Ausiliario Femminile, istituito il 18 aprile 1944 nella Repubblica Sociale Italiana. Si trattava di un corpo militare formato di sole donne, tutte volontarie, con compiti di supporto all'azione bellica. Furono circa 6.000 le ragazze che scelsero di reagire all'infamia del tradimento badogliano e di sfidare la morte per salvare l'onore d'Italia. Si ribellarono; non vollero far nascere e crescere i loro figli in un Paese macchiato dal marchio della viltà e della vigliaccheria. Allora, abbandonarono la casa, gli affetti, i libri, i lavori domestici e scelsero di partire per il fronte, fianco a fianco con gli uomini. Improvvisamente, dopo un toccante articolo di Pettinato su "La Stampa", in cui si chiamavano a raccolta le donne d'Italia[1], iniziarono a radunarsi spontaneamente centinaia di ragazze, tutte con la stessa richiesta e lo stesso desiderio: essere arruolate nell'esercito della Repubblica Sociale. Aderirono volontariamente alla X MAS, alla MUTI e alle Brigate Nere, dimostrando di non temere la morte, gli americani, gli inglesi, i partigiani. Vennero addestrate in maniera dura, quasi come spartane. Il loro aspetto non doveva ricordare quello della donna: “Niente rossetti; niente donne fatali; niente amori conturbanti; ma sorelle buone del soldato, ma utili donne della terra d'Italia, che se deve essere riscattata dal sangue degli uomini, deve essere vivificata dalla virtù delle donne”[2]. Combatterono, sulla linea Gotica, contro i partigiani nel nord-est, a Firenze lungo le rive dell’Arno, come franchi tiratori. Aiutarono negli ospedali e negli uffici. Prestarono servizio nelle mense. Disse l’ausiliaria Maria Pavignano: “Ho visto le mie compagne dappertutto. Sulle strade, che aspettavano i mezzi di fortuna per partire. Sui treni. Negli ospedali militari, chine su chi moriva. Sorelle e madri. Alle mense militari, dove portano la lieta grazia della loro femminilità; nelle cucine dove la mano femminile è indubbiamente preziosa, nelle sartorie militari, nelle lavanderie, dappertutto”[3]. Daranno manforte fino all’ultimo. Molte di loro non torneranno a casa. Finiranno spesso in mano ai vincitori, che ne faranno scempio. Saranno “oggetto di svariati atti di tragico scherno e vittime di omicidi, violenze, stupri e ritorsioni sulle famiglie”[4]. Come a Graglia, nei pressi di Biella, ove nel massacro omonimo furono uccise in modo bestiale, oltre a 24 ufficiali del R.A.U. e del R.A.P., 5 ausiliarie, più la moglie incinta di uno degli ufficiali. Come "Jole Genesi stenodattilografa della Brigata Nera "Augusto Cristina" di Novara e come Lidia Rovilda, assegnata alla GNR della stessa città, cui toccò una fine allucinante. Catturate alla Stazione Centrale di Milano il primo maggio, furono condotte all'albergo "San Carlo" di Arona, torturate tutta la notte con degli spilloni conficcati nella carne, poi legate assieme con un filo di ferro e finite con un colpo alla nuca. Non avevano voluto rivelare dove era nascosta la comandante provinciale di Novara". Come, "Marcella Batacchi, fiorentina, e Jolanda Spitz, trentina, che erano state assegnate al distretto militare di Cuneo. Il 30 aprile, la colonna in fuga della quale facevano parte, con sette loro compagne, si arrese ai partigiani a Biella. Per salvarsi, le sette ragazze dichiararono di essere prostitute che avevano lasciato la casa di tolleranza di Cuneo per seguire i soldati. Marcella e Jolanda, che rifiutarono il compromesso e si dichiararono ausiliarie, furono violentate e massacrate di botte, poi fucilate e sepolte in una stessa fossa, l'una sull'altra.
Quando i genitori, mesi dopo, poterono esumarle, trovarono due visi tumefatti e sfigurati, ma i corpi bianchi e intatti. Avevano entrambe 18 anni”[5].
Insomma, storie tragiche e drammatiche, che hanno visto come protagoniste donne con la “d” maiuscola; donne degne di tal nome, distanti anni luce dall’insulsa ed umiliante etichetta femminista di oggi, che le vorrebbe estasiate da un mazzetto di mimose, da una cena con le amiche e da uno spogliarello maschile. Donne capaci di combattere per il loro futuro, per quello dei loro affetti, dei loro figli e della Patria; donne capaci di sfidare la morte, di difendere l’onore; donne che, con le loro gesta, rappresentano un esempio di tenacia, emancipazione e senso del dovere, che sono il simbolo di uno slancio vitale più forte persino della morte stessa. Donne che, purtroppo, abbiamo dimenticato, condannandole all’oblio. Proprio per questo motivo, oggi il mio pensiero va a loro: a loro che furono“donne fino in fondo, madri del futuro”. Auguri!
LETTERE DELLE CONDANNATE (fonte)
Ausiliaria scelta LIDIA FRAGIACOMO 33 anni, nata a Trieste, fucilata a Nichelino (TO) il 30 aprile 1945 dai partigiani comunisti della 105a brigata "Garibaldi" assieme ad altre quattro commilitone dopo aver perorato la salvezza della sua comandante, facendosi passare, mentendo, per la più alta in grado. Senza una famiglia sua, l'ultima lettera è indirizzata alla signora Giovanna Albanese, di Torino, presso la quale era stata per molti anni a servizio, prima di arruolarsi nel SAF.
Carissima signora Giovanna,
quando riceverete questa mia, io sarò nel mondo dei più, in un mondo più buono; forse avremo finito di soffrire. Sono felice di dare la mia vita per l'Italia, per questo nostro ideale. Forse, il mio sangue non sarà inutile: mi hanno promesso di salvare la mia Comandante e ciò mi fa estremamente felice. Il mio desiderio terreno è solamente uno: che l'Italia possa ritornare una, libera e grande. Non mi spiace morire, perché so che in questo mondo vi sono soltanto brutture e nell'altro troveremo giustizia, almeno così spero. Siate forte e fiera nel dolore. Io se avrò la fortuna di andare in Paradiso pregherò per la nostra Italia. Baciatemi forte Marinuccio, la zia e la contessina. Al maggiore i miei più cari saluti. Anche a Crac un bacio. Come vedete, sono tranquilla, Un bacio forte a Voi, Viva l'Italia
Ausiliaria scelta Fragiacomo Lidia.
Ausiliaria scelta LAURA GIOLO, 25 anni di Torino, fucilata a Nichelino (TO) assieme a Lidia Fragiacomo, il 30 aprile 1945. In servizio a Milano, si trovava nella sua città in licenza. Fu catturata per aver espresso indignazione di fronte alla scena selvaggia del linciaggio di un fascista.
Cari tutti, sono gli ultimi istanti della mia vita. E' già uscita la sentenza. Non posso chiedervi che una cosa: perdonatemi. Spesso, sempre forse, non ci siamo compresi e questa incomprensione mi costa la vita. Forse me la sono anche voluta. Non lo so. Io muoio innocente. So di non aver sparso sangue; questo mi tranquillizza in questi ultimi istanti. Papà, a te perdono vivissimo; so quante lacrime e affanni ti costo, ma non mi hai voluta capire. Mamma mia, coraggio, coraggio ! Hai altri figli: pensa a loro. Mimmi mia buona, addio. Lia, tesoro mio, gioia mia, ciao per sempre. Dio mi assisterà. Veglierò su di te. Infiniti auguri al mio Benito caro. Salutatemi Ruggero, non inimicatevi con lui. Non è cattivo. E quando il mio povero amato Carlo tornerà dalla prigionia, dategli la mia catenina d'oro. Gli appartiene. Consolatelo. Siate forti, tutti: ve lo chiedo io che dalla vita non attendo più nulla. Perdonate a tutti. Anche voi. Ve lo comando. Un bacio a tutti.
Laura
Ausiliaria MARGHERITA AUDISIO, 20 anni di Torino, fucilata a Nichelino (TO) il 26 aprile 1945. La sua ultima lettera è inviata alla madre, anch'essa ausiliaria della RSI. I comunisti le consentirono di scrivere l'ultima lettera anche alla sorella. La famiglia apprese così che la ragazza era morta serena solo perché aveva ottenuto di essere fucilata al petto, come un soldato.
Carissima Luciana, fra pochi minuti sarò fucilata. una consolazione devo darti: fucilazione al petto e non alla schiena. Raggiungo papà in paradiso, perché mi sono confessata e comunicata, e con lui vi proteggerò tutti. Tu sai che sono sempre stata una pura della mia fede: in essa ho sempre creduto, credo ancora e per essa sono contenta di morire. Consola la mamma. Perdono a tutti. Viva l'Italia! Ti bacio. Tua sorella".
Cara Mamma, io vivo per la Patria e per la Patria saprò morire. Tutti i pensieri, le passioni di adolescente, di giovane ventenne, non mi hanno fatto volgere gli occhi dall'orizzonte ove è la mia Patria. Madre delle mie carni, mi comprendi? Quindi, non piangerai, madre mia. Tu che nel mondo seminasti lacrime, non piangerai. Questo per me è l'unico tormento, l'unico dubbio che lascio qui in terra. L'altra mia angoscia, per la Madre grande, si placherà con la morte. E' la mia sorte. Ma una cosa voglio ancora dire. Patria mia, il nostro sacrificio non sarà vano. Ritornerai ancora unita, grande, bella. E Iddio dall'alto ti proteggerà, mentre i Morti ti guideranno. Italia credo sempre in te: risorgerai! Sorelle mie di fede, questo è il mio credo.
[1] “….un battaglione di donne ? E perché no ? Il governo americano che alle donne il fucile non lo dà, ma che si serve di loro per attirare a sé le reclute, popolandone le vicinanze dei distretti ….. si è impegnato a gettare in pasto le nostre figlie e le nostre sorelle alla sconcia foia dei suoi soldati d’ogni pelle. Ebbene: perché non mandarle loro incontro con dei buoni caricatori e un buon fucile? […]Non esistono più interni di case, non esistono più porte. Siamo tutti in piazza, a cielo scoperto, allo sbaraglio da quando mariti, figli, amanti, fratelli hanno buttato l’arma e sono venuti a nascondersi sotto le vostre sottane o sotto quelle dei Preti… salite in soffitta, staccate il fucile dal chiodo, spingete il vostro uomo là dove batte il cuore della Patria”
[2] Luigi Ganapini, “La Repubblica delle Camicie Nere. I combattenti, i politici, gli amministratori, i socializzatori”, Collezione storica Garzanti, Milano 1999.
[3] http://avanguardia.altervista.org/donne_di_salo.htm
[4] http://it.wikipedia.org/wiki/Servizio_Ausiliario_Femminile
[5] http://www.bertapiero.it/garibaldi/RSI/ausiliarie.htm
sono costretto a confessare che la bufala delle 100 e passa operaie morte in un incendio l'ho bevuta anche io. non avrei mai immaginato lo squallore di una menzogna simile. colpa di troppa galanteria verso il nemico al quale ho sempre voluto riconoscere un minimo di onestà. mi sono sbagliato e, purtroppo, non è stata l'unica volta. vorrei sapere, se possibile grazie alle tracce da te seguite, chi ha inventato questa leggenda metropolitana degna del miglior avv.canzona dell'epoca. una fandonia costruita ad arte ed usata con arte truffaldina da quelle truffaldine signore dalla proprietà privata della pelosa location. tutto a loro danno, tutto a loro vergogna. a totale differenza di quelle vere donne che hai ricordato. a loro mi piace accomunare altre eroine. le "brigantesse" del regno del sud che seppero immolarsi parimenti alle ragazze della repubblica sociale. ed ancora: tutte quelle donne che in questi giorni di patimento nazionale sanno abbracciare la croce e cantare. quelle che debbono far quadrare i conti di famiglie sempre più povere, sanno essere stupende madri e spose sacrificando se stesse per tutelare figli e mariti. provvide d'amore, di consigli, d'insegnamenti. è a queste donne che dobbiamo rispetto e comprensione. è a queste donne che dobbiamo offrire la nostra riconoscenza ed il nostro affetto. sono queste le donne che vanno festeggiate tutto l'anno. a loro il calore del nostro cuore! auguri.
RispondiEliminaPerfettamente d'accordo! Francamente, ci avevo pensato anche io e, come sottolinei anche tu, effettivamente bisogna essere vere e proprie eroine per pensare di mettere al mondo un figlio, di sposarsi, di mettere su famiglia o,semplicemente, di campare in questo mondo!
EliminaRiguardo alle "tracce" : http://www.focus.it/community/cs/forums/thread/442085.aspx.
L'articolo trova conferme anche su Wikipedia e, soprattutto, su un altro articolo pubblicato addirittura su "La Repubblica":
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/03/06/il-giallo-marzo-ma-quella-data.html
Dacci un'occhiata e fammi sapere che ne pensi!
fatto, roberto. cosa dire? veramente non trovo parole appropiate per commentare. mi verrebbe voglia di usare il peggior linguaggio da caserma ma cercherò di evitare di trascendere. farò una sola considerazione, magari, di respiro più ampio. questa bufala (notare l'eleganza) sulle origini dell'8 marzo per l'ennesima volta ci conferma che la "storia" contemporanea non esiste. esistono solo degli avvenimenti (veri o falsi) raccontati da chi ha il controllo delle coscienze e sempre a suo uso e convenienza. tutta la "stoia" degli ultimi 150 andrebbe rivista, rivisitata, revisionata. dai miti risorgimentali alla pseudo democrazia di oggi. dal massacratore garibaldi a bettino craxi passando per i cambi di bandiera delle guerre mondiali, per il fascismo e il suo capo mussolini, per la famigerata resistenza, per le stragi post guerra, per mattei, per ustica, per la strage di milano e quelle dei treni, per bologna, per ustica, per la fine della 1° repubblica e, perchè no, per il femminismo. tutti momenti della nostra vita recente dei quali abbiamo dovuto digerire, sempre e solo, la musica dei "vincitori". musica talmente ben suonata da indurre tutti, anche quelli più diffidenti, a canticchiarne il motivo. preferisco non pensare cosa venga detto ed inculcato ai nostri giovanissimi nelle scuole dove inizia la formazione degli uomini e delle donne. li si macchia di un peccato originale dal quale quasi nessuno riuscirà ad affrancarsi, impossibilitati da quella gabbia mentale che è il pensiero dominante. gabbia costruita da ingegneri ed architetti bravissimi nella loro missione di annichilire qualsiasi spirito critico. ecco perchè il nostro compito, che tu assolvi egregiamente, è quello di studiare e vigilare. per dare, a chi ha ancora accesa la scintilla della conoscenza e della libertà, la possibilità di avere il giusto antitodo al veleno masso-comunista-giudaico. alla fine, caro roberto, dell'8 marzo e delle sue origini non ce ne può fregare di meno. l'ennesima falsità di gente falsa. ad maiora!
RispondiElimina@@@@@ penso di non sbagliare se mi permetto di invitare i lettori di questo blog a divulgare al massimo quanto prodotto da roberto. è indispensabile veicolare quanto lo studio e l'abnegazione alla causa di roberto ci permette, a nostra volta, di studiare ed apprendere. cominciamo a scalfirla questa maledetta gabbia che prima o poi il prigioniero saprà ribellarsi e liberarsi. mi piace pensare che quello sarà il momento, finalmente, della verità. quello sarà il momento di marciare insieme. eja-eja
Mi sento di dirti solo: GRAZIE!
EliminaSpero non ti sembri troppo poco. Alalà.
Dopo aver letto e molto apprezzato l'articolo ed i commenti,da donna,fiera e maschilista,che ritiene per svariati motivi l'8 Marzo una data da cancellare,vi chiedo una cortesia:ricordate ogni giorno le donne vive,ce ne sono molte degne di essere festeggiate,almeno una ogni casa;onoratele ogni volta vi sia possibile,rispettatele,amatele,sono altrettanto straordinarie come queste eroine dimenticate,o non sarete diversi da quegli uomini che regalano un mazzetto di mimosa una volta l'anno.
RispondiEliminagentile claretta, a puro titolo di precisazione, ti rimando alla parte finale del mio primo commento. ho accomunato nel comportamento "eroico" sia le ausiliarie della rsi e le brigantesse anti-garibaldine sia le donne di oggi che sanno "abbracciare la croce e cantare". pensiero immediatamente condiviso da roberto che certo, come poi ha scritto, non aveva trascurato affatto questo aspetto. ho parlato chiaramente di riconoscenza, rispetto e comprensione. saperle festeggiare quotidianamente per tutto l'anno tributandole affetto ed amore. claretta, fosse solo per le emozioni che mi ispira il tuo nome, credimi. così, come per fotuna per noi uomini, ci sono ancora donne meritevoli di essere considerate tali così ci sono uomini che hanno ancora la capacità di discernere il sacro dal profano. permettimi di abbraciarti come fratello di fede. ad maiora!
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