E' da un po' che cerco di familiarizzare questo termine: EURASIA. L'ho sentito molte volte e ci ragiono sopra da qualche tempo o, almeno, ci provo. E' un'espressione con una portata vasta, praticamente sconfinata, come il territorio che descrive: una porzione di mondo bagnata da ben tre oceani, che ospita migliaia di etnie diverse, ciascuna con la propria lingua, la propria cultura, la propria religione e le proprie tradizioni. Una circostanza questa che ti porta a chiederti: ma è davvero possibile vedere una forma di ordine, di armonia e di coesistenza in questo universo ?
La prima risposta è un secco "no". Se c'è una cosa che la storia dell'umanità ha insegnato è che le convivenze tra popoli assai diversi hanno breve vita e, talvolta, danno luogo allo scontro violento. Basterebbe prendere in considerazione per un attimo le guerre etniche che sconvolgono ancora oggi l'Africa, o la questione israeliano-palestinese, oppure i conflitti nei balcani. Pagine di storia che lanciano un chiaro monito: ciascun popolo ha bisogno di uno spazio di vita autonomo, lontano da interferenze e condizionamenti stranieri; ciascuna etnia è un universo a sé.
Questo è ciò che dovrebbe avvenire in condizioni "normali".
Tuttavia, la situazione globale odierna è ben lontana dall'essere "normale". Da tempo cerco di avvertire dei pericoli che derivano dal capitalismo sfrenato, vera e propria arma di assoggettamento dei popoli, manovrata sapientemente e diabolicamente da un manipolo di pochi illuminati. Ed è proprio per contrastare questo pericolo imminente che pensavo a quel termine, a quella parola: EURASIA. Potrebbe essere proprio l'unione dell'anima europea e di quella asiatica ad accendere la scintilla della rivolta contro la dittatura finanziaria, contro l'impero economico voluto e creato dagli usurai. Ovviamente, mi riferisco all'anima nobile e antica dell'Europa, (di cui ho scritto più volte), e dell'Asia. Riguardo quest'ultima, alludo, ovviamente, ai monasteri buddhisti tibetani,ai templi induisti e shintoisti, ai piccoli villaggi sulle alture cinesi o mongole , così come alle tribù sparse nella Siberia, in cui la gente vive secondo regole antiche, scandite dalle tradizioni e dal ritmo delle stagioni; non certo alla Shangai, alla Tokio o alla Singapore contaminate dalla frenesia moderna, dalle sete di facili, ingiusti e spropositati guadagni e dal delirio materialista.
Potrebbe essere, insomma, proprio schierando sul campo di battaglia questa comune volontà di resistere alla tirannide del mercato e della finanza, nonché alla minaccia delle "missioni di pace", la scintilla per il cambiamento, l'inizio della rivolta contro questo mondo moderno, voluto dalla cloaca massonico-finanziaria; l'intento di dar vita ad un mondo più equo, rispettoso dell'uomo e della natura, costituirebbe il motivo per cui farlo; la valorizzazione delle nostre tradizioni, la scelta di un diverso tipo di economia e di un modo differente di vivere, sarebbero le armi con cui combattere questa santa guerra.
E se volessimo, infine, trovare un simbolo per questa nuova fase della storia presente e futura, costui potrebbe essere Aleksandr Solženicyn: un giovane russo che con la sua voce ha fatto conoscere al mondo intero la barbarie stalinista; un premio nobel che ha condannato davanti a tutti il diabolico "materialismo d'occidente"; un uomo che, seppur conosciuto in ogni angolo del pianeta, scelse di vivere il resto della sua vita nella solitudine e nella meraviglia dei boschi della Russia in cui era nato.
Chissà che mondo sarebbe quello in cui il logos di Platone e le giuste leggi di Giustiniano incontrano gli insegnamenti del Buddha e i principi del confucianesimo nei verdeggianti boschi della Russia di Solženicyn?
Roberto Marzola.
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Svegliamoci dal torpore perché possa venire una nuova alba, una nuova era!
Oriente e Occidente non sono molto compatibili, nemmeno di fronte ad un "nemico" comune. Possiamo entrambi rifiutare il "nuovo ordine mondiale" che ci vuole tutti assimilati ad uno stesso modello di uomo produttivo e di consumo, facilmente intercambiabile; però le ns differenze affondano nella notte dei tempi: già Erodoto si chiedeva perchè i popoli dell'oriente e dell'occidente non riuscissero a vivere in pace. Le prospettive verso cui tendono il sistema di vita e di pensiero orientale ed occidentale sono troppo diverse.
RispondiEliminaQuesta naturalmente è la mia personale opinione.
I consueti complimenti per l'articolo ben scritto e dal contenuto profondo. Si avverte un pizzico in più di romanticismo ed una manciata di idealismo di troppo che rende il tutto leggermente utopistico. Mi unisco a Giorgio quando evidenzia le enormi differenze che dividono le due grandi "masse", differenze che identificano i popoli per quello che la storia li ha resi essere e non per quello che vorremmo fossero. L'attacco da parte della setta massonico-capitalista ci accomuna solo nel problema ma la soluzione prende vita e matura nella terra sulla quale è nata.... cercare la collaborazione è proprio quello che ci rovinerà definitivamente e la prova certa di questo risiede nel fatto che il "problema" cerca di fare proprio lo stesso.
RispondiEliminaSaluti
credo invece che l'unica prospettiva possibile per una nuova Europa è quella che va dai pirenei agli urali, da lisbona a vladivostok! il vecchio sogno di ridare alla vecchia Europa il ruolo di perno del mondo!
RispondiEliminaCosa vuol dire essere occidentali? è un termine usato dalle democrazie filo americane.
Siamo Europei, Russia compresa.
A dire il vero siamo "occidentali" sin dai tempi delle guerre persiane, quando mancavano ancora 20 secoli alla scoperta dell'America.
EliminaLe radici del ns pensiero affondano in Socrate, Platone e Aristotele.
Il mondo classico fu veicolato nell'intera europa occidentale, così come nel Vicino Oriente e in Nord Africa, dall'Impero Romano.
Se poi, con l'invasione araba, il Vicino Oriente e il Nord Africa si sono allontamati dall'occidente a causa dell'Islam, Il "Mondo Occidentale" europeo ha proseguito nella sua strada, civilizzando i popoli dell'Est Europa; ma le differenze con "l'Oriente" già c'erano e rimangono tutte.
I guai per noi sono iniziati con l'avvento al potere delle borghesie mercantilistiche, quando si è cominciato a ritenere che ""l'avere"" fosse più importante ""dell'essere"".
Se anche abbiamo nemici in comune con l'oriente e sebbene sia auspicabile un ritorno ""all'essere"", non dobbiamo scordare che il nostro modo occidentale e classico di intendere ""l'essere"" non coincide con il modo orientale di concepire ""l'essere"".