BENVENUTI, CHIUNQUE VOI SIATE

Se siete fautori del "politcally correct", se siete convinti che il mondo è davvero quello che vi hanno raccontato, se pensate di avere tutta la verità in tasca, se siete soliti riempirvi la bocca di concetti e categorie "democraticizzanti", sappiate che questo non è luogo adatto a Voi.

Se, invece, siete giunti alla conclusione che questo mondo infame vi prende in giro giorno dopo giorno, se avete finalmente capito che vi hanno riempito la testa di menzogne sin dalla più tenera età, se avete realizzato che il mondo, così come è, è destinato ad un lungo e triste declino, se siete convinti che è giunta l'ora di girare radicalmente pagina , allora siete nel posto giusto.
Troverete documenti,scritti, filmati, foto e quant'altro possa sostenervi in questa santa lotta contro tutti e tutto. Avrete anche la possibilità di scrivere i Vostri commenti, le Vostre impressioni, le Vostre Paure e le Vostre speranze.

Svegliamoci dal torpore perché possa venire una nuova alba, una nuova era!


martedì 27 marzo 2012

C' ERA UNA VOLTA L'ITALIA


C’era una volta l’Italia. Paese di santi, eroi e navigatori.  Terra del mecenatismo, di pittori della scuola giottesca e di Raffaello, di scultori quali Brunelleschi, Donatello e Michelangelo, di grandi scienziati come Leonardo da Vinci e Galilei. In quell’Italia si costruivano Palazzo Rucellai e Palazzo Farnese; rincorrevano la sommità del cielo San Lorenzo , la Basilica di Santa Maria Assunta e quella di San Giorgio Maggiore; si studiavano il volo degli uccelli, i principi dell’idraulica e i fossili; si ponevano le basi della moderna astronomia e del metodo scientifico e si teorizzava, per la prima volta, il principio d’inerzia.
Fu poi la volta dell’Italia della nuova poesia e del “Melodramma”, della Mirandolina che non voleva andare in sposa a nessuno, facendo tutto a modo suo e del titanismo dell’Alfieri; degli infiniti paesaggi veneziani del Canaletto, della “Caduta degli angeli ribelli” e del “Cacciatore a cavallo” del Tiepolo, nonché dell’ “Amore e Psiche”, del “Teseo e il Minotauro” e dell’ “Ercole e Lica” di Canova, così vive eppure scolpite nella roccia; dell’ingegno e della “Scienza Nuova” di Vico; di Cesare Beccaria che rifiutava la pena di morte e le torture.
E come dimenticare l’Italia che parlava per bocca di Leopardi e Foscolo? Come non ricordare l’Italia di Leopoldo I, duca di Toscana, che per primo aboliva la pena di morte e riformava le leggi civili? Come non parlare di quell’Italia che si ribellava al dominio straniero e che si univa in un crescendo di moti popolari d’insurrezione e di guerre per l’indipendenza, guidata da fieri condottieri? Perché non parlare dell’Italia del movimento dei Macchiaioli, della nascente Scuola di Pozzuoli e quella romantica musicata da Verdi?
Venne, infine, l’Italia tragica e patriottica che non voleva “il barbaro invasor” e che cantava “non passa lo straniero”; dei ragazzi in trincea sulle vette alpine che lanciavano la stampella contro il nemico; l’Italia del Milite Ignoto e degli Arditi; l’Italia delusa di Fiume e della Vittoria Mutilata, del Natale di Sangue; l’Italia che riscattava se stessa e che si liberava dal pericolo della nuova dominazione straniera d’oriente a San Sepolcro il 23 marzo del 1919 e a Roma il 28 ottobre 1922; l’Italia delle bonifiche, delle riforme scolastiche, delle grandi innovazioni legislative in campo civile e penale; l’Italia che pareggiava il bilancio e che si ribellava al capitalismo d’occidente, scegliendo di camminare da sola e con le proprie gambe; l’Italia che segnava record produttivi in tutti i campi dell’economia e che faceva impallidire gli indici di crescita delle potenze europee e atlantiche; l’Italia che vinceva la sua partita con la Mafia e quelle sui campi di calcio con Schiavio, Meazza, Ferrari ed Orsi; l’Italia che diventava potenza coloniale e che aboliva la schiavitù “sotto al sol dell’equator”; l’Italia dei colori e del moto dei futuristi; l’Italia del “Nessun dorma” e di Vitangelo Moscarda; l’Italia di Boccioni, Balla e De Chirico; l’Italia eroica di El Alamein, di Alessandria, di Salò e della Valtellina…
Che bella favola era l’Italia! Una favola che non c’è più; una favola senza lieto fine. Cosa resta, infatti, di quel mondo incantato, fatto di sommi poeti, incommensurabili artisti e pioneristici scienziati? E cosa di quel Paese che aspirava a diventare Patria, a divenire nazione? Poco, molto poco. Residua una terra dai confini geografici virtuali; uno Stato dominato da forestieri; un Paese che non è Patria e che si vanta di aver trucidato senza processo un uomo ed una donna, oltre a migliaia di uomini e ragazzi che preferivano il silente volo delle aquile al rumore assordante delle industrie inumane dello zio Sam. Rimane una schiera di criminali di guerra e di briganti che si è autoproclamata vincitrice e liberatrice di non sa bene cosa e non si sa bene come e quando. Permangono una serie di governi e governicchi collusi con la Mafia e con i partigiani di Tito, che hanno voltato le spalle ai fratelli italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, che hanno lasciato morire decine di giovani nelle strade e nelle piazze per capriccio dei servizi segreti e per auto legittimarsi, e che hanno abbandonato veri e propri eroi civili che cercavano di combattere tutto questo, lasciandoli indifesi davanti agli ordigni di Capaci e Palermo. Sopravvivono i cadaveri putrescenti dei partiti della prima repubblica, sebbene abbiano tentato più volte di cambiare foggia; vivacchiano politicanti che hanno realizzato la profezia poundiana sul rapporto tra economia, politica e banche. Ma, soprattutto, dominano schifosi dipendenti della finanza speculativa, della massoneria più aggressiva e delle banche private d’affari, che chiedono sacrifici a tutti, impongono licenziamenti più facili ed indiscriminati, fanno impennare il prezzo del pane e dei carburanti, rubano il futuro ai giovani e li invitano ad andarsene all’estero, negano la pensione agli anziani e regalano il Paese e il lavoro agli immigrati.
Chi l’avrebbe mai detto che quella favola si sarebbe trasformata in una tragedia? Chi avrebbe potuto prevederlo? Sarà la punizione divina per aver mangiato la mela del socialismo nazionale, del corporativismo e della socializzazione (autentici frutti proibiti)? Sarà il castigo del dio denaro per aver osato compiere il “folle volo” di una Patria libera da ingerenze straniere, pronta a divenire luogo di crescita umana, sociale e spirituale per l’individuo? Sarà il ripetersi del mito delle cinque età e, dunque, siamo tutti testimoni dell’involuzione progressiva ed inarrestabile dell’uomo? Non lo so. Per ora so soltanto che siamo uomini tra le macerie. E “ad una cosa soltanto si deve badare: a restare dritti in un mondo di rovine. Allora, non dimentichiamo gli antichi fasti e i profondi insegnamenti dei maestri. Riprendiamo coraggio. Ricominciamo a credere ai sogni e agli ideali; ricominciamo a credere al tempo delle favole!

Roberto Marzola.

3 commenti:

  1. roberto,sei riuscito a farmi emozionare. un brivido incontrollabile ha scosso il mio corpo. lo stesso brivido di quando, in sala parto, vidi affacciarsi alla vita la mia primogenita. il tuo scritto come mia moglie: bellissima ma distrutta. roberto, mi hai fatto venir voglia di affacciarmi al balcone e gridare ai quattro venti la mia italianità. fare arrivare fino in cielo il ringraziamento per il privilegio accordatomi. nessuno e nessuna cosa al mondo potrà riuscire, anche per un solo attimo, a farmi vergognare. sono gli "altri" che dovranno consumarsi nella vergogna del loro agire se, oggi, la nostra terra è diventata motivo di sberleffi da parte di chi i nostri padri definivano barbari. il cancro del comunismo e le metastasi del capitalismo ci hanno ferito gravemente mentre l'immigrazione selvaggia, logica conseguenza di un mondialismo omologante, aspetta solo il tempo giusto per darci il colpo di grazia. è a questo che doppiamo opporre i nostri titoli. la nostra cultura, la nostra civiltà, le nostre tradizioni dovranno essere il baluardo rude ed insormontabile da erigere in difesa della nostra amata italia. uomini in piedi tra le rovine? certamente! chi non ne è capace ....peggio per lui! ritorni il sogno, ritornino i tempi da favola. e come dicevano quelli del "banco del mutuo soccorso" di qualche decennio fa: ".... non mi svegliate, ve ne prego. lasciate che io dorma questo sogno....". i sogni son sempre desideri.....!!! ad maiora!

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    1. Nino,
      mi sono emozionato io nello stare seduto davanti al computer a scorrere carrellate d'immagini di città, piazze e Chiese d'Italia; nell'entrare, (pur virtualmente), nelle gallerie d'arte; nel rispolverare i ricordi del liceo per far accomodare gli autori che più mi avevano emozionato sui gradini della scala del tempo; nel rimettere nel vecchio 33 giri dei miei nonni quei dischi che sanno di meraviglia e di eterno.
      Mi emoziono nel sognare un'Italia come quella che è stata: terra di eroi, santi e navigatori, con quel qualcosa in più che è il senso di comunità, l'idea di famiglia, il valore della Patria, difesi dalle categorie della Tradizione.
      Mi assale un pianto disperato, invece, quando vedo l'Italia come è oggi, tra anziani senza più pensioni, giovani derubati del loro futuro e imprenditori e lavoratori che, uniti nella disperazione, gettano al vento la loro vita. Forse è questo il concetto di eguaglianza sociale che hanno in mente certi signori, siano essi i "partigiani fondatori della patria" o i massoni al servizio della finanza internazionale. Non salvo nessuno di essi; tutti hanno la loro parte di responsabilità nel disastro attuale. E' ora di presentare il conto!

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  2. l'italia di una volta esiste soltanto nel mio ricordo
    l'italia di oggi non esite perché non la vivo
    l'italia di domani solo Dio sa
    un vecchio scarpone esiliato
    in una terra congelata

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