Anche per quest'anno il 1° maggio è venuto e se ne è andato, lasciandoci negli occhi e nelle orecchie gli echi dell'ormai consueto "concertone". Il tempo passa, ma nulla sembra davvero cambiare: c'erano i menestrelli di corte, la solita fiumana di gente, gli slogan antifascisti, l'abuso del termine "lavoratori", (come se tutti quelli non presenti al concerto fossero dei parassiti!), la benedizione dei sindacati e le solite bandiere rosse. Stavolta, forse, è cambiato il ritornello: Berlusconi non è più il nemico numero 1, rimpiazzato sulla gogna da Monti e dalla Fornero. Gira e rigira, certi signori ce l'hanno sempre col governo di turno, specie se di centro-destra o percepito come tale. Mai, però, che se la prendano con chi potrebbe fare qualcosa di concreto ma non fa nulla per becera convenienza politica. Il riferimento, ovviamente, è ai sindacati italiani, che dal secondo dopoguerra ad oggi hanno sempre e solo banchettato, (neanche troppo di nascosto!), al tavolo del "capitale" italiano, lasciando che le campagne si svuotassero e che l'industria congestionasse, fregandosene del privato e spendendosi oltre misura per un pubblico che porta voti, e tollerando che il lavoro fosse sempre meno, più precario e per pochi fortunati. Una circostanza che già mi fa davvero ridere come un matto!
Tuttavia, ciò che mi fa più scompisciare, (per non dire di peggio!), è che questi signori, questi rivoluzionari dagli alti ideali e dalla retorica facile, pretandano fior di quattrini pubblici per organizzare i loro eventi di spicco. Non è un mistero che ogni anno, a cominciare dal 1991, il Comune di Roma destina circa 240.000 € per permettere alla sinistra più estrema, ai centri sociali e ai sindacati di colore rosso sbiadito, di organizzare la festicciola primaverile. Cifra a cui vanno sommati gli emolumenti spettanti ai 1000 agenti di polizia per il servizio d'ordine, i quali solo quest'anno hanno arrestato 60 persone, (52 per spaccio), e denunciate altre 20. A me, francamente, pare un po' troppo comodo e anche molto ipocrita lanciare accuse al sistema, al "padrone", e poi accertarne, anzi pretenderne, i quattrini, manco fossero dovuti; mi sembra un bel controsenso lamentarsi per la carenza di risorse per il lavoro e poi sperperare somme così elevate di soldi pubblici. Ma, forse, è ancora più assurdo che le entrate del concertone del 1 maggio non vengano corrisposte al Comune. Nossignore: i denari provenienti dagli sponsor e dai diritti TV versati dalla RAI, (altra azienda pubblica!), vanno dritti dritti nelle casse dei sindacati, alla faccia dei lavoratori e della collettività che -come detto poc'anzi- da un ventennio paga di tasca propria la gita fuori porta a questi signorini.
Mi domando e dico: non sarebbe ora di finirla con questa pagliacciata? Non sarebbe preferibile rinunciare a sperperare risorse pubbliche e finanziare il concerto autonomamente, se proprio si vuole continuare a scadere nel ridicolo? Non converrebbe, piuttosto, essere seri ed affrontare per davvero i problemi dei lavoratori, (di tutti i lavoratori), anziché bisbocciare a suon di canzoncine e spinelli? Evidentemente no: all'ideologia va sempre tributato il "giusto" riconoscimento, costi quel che costi. I soliti "kompagni": fuori dal mondo e fuori di testa. Ancora oggi. Contenti loro!
Roberto Marzola.
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purtroppo è un'analisi molto azzeccata.
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