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Se siete fautori del "politcally correct", se siete convinti che il mondo è davvero quello che vi hanno raccontato, se pensate di avere tutta la verità in tasca, se siete soliti riempirvi la bocca di concetti e categorie "democraticizzanti", sappiate che questo non è luogo adatto a Voi.

Se, invece, siete giunti alla conclusione che questo mondo infame vi prende in giro giorno dopo giorno, se avete finalmente capito che vi hanno riempito la testa di menzogne sin dalla più tenera età, se avete realizzato che il mondo, così come è, è destinato ad un lungo e triste declino, se siete convinti che è giunta l'ora di girare radicalmente pagina , allora siete nel posto giusto.
Troverete documenti,scritti, filmati, foto e quant'altro possa sostenervi in questa santa lotta contro tutti e tutto. Avrete anche la possibilità di scrivere i Vostri commenti, le Vostre impressioni, le Vostre Paure e le Vostre speranze.

Svegliamoci dal torpore perché possa venire una nuova alba, una nuova era!


venerdì 1 giugno 2012

2 GIUGNO: UNA REPUBBLICA FIGLIA DELL’IMBROGLIO?


2 giugno: anniversario della nascita della repubblica in Italia. Il 2 giugno 1946, infatti, si celebrò il famoso referendum, (rectius: plebiscito), per scegliere la forma di stato: Monarchia o Repubblica. Nello stesso anno,  Umberto II, (il famoso “re di maggio”),  conobbe la triste sorte dell’esilio, che colpirà tutti i discendenti di Casa Savoia fino al 15 marzo del 2003. Eventi storici che tutti conosciamo, o per averli imparati a scuola, oppure per averli assorbiti passivamente a forza di fervorini e trasmissioni a reti unificate nel corso di questi 66 anni. Quello che forse tutti non sanno, invece, è che su quel famoso referendum aleggiano ombre e sospetti, macchinazioni e brogli.
Ormai, la gran parte degli storici ha più di un dubbio sugli eventi che portarono alla proclamazione della Repubblica, sebbene ancora in pochissimi si azzardino a parlare di un risultato falsato. La ricostruzione che va per la maggiore è quella di Melograni, docente di Storia Contemporanea a Perugia, il quale parla di “alcuni pasticci che sono intervenuti e dovuti anche al fatto che in Italia da molto tempo non si tenevano elezioni e che improvvisamente il corpo elettorale era raddoppiato, perché per la prima volta votavano anche le donne” (fonte). Una risposta che, francamente, lascia un po’ il tempo che trova e che, comunque, non allontana i dubbi riguardo la regolarità delle votazioni.
Dubbi che sono generati dalle dinamiche con cui si sono svolte le votazioni stesse, di cui succintamente appresso. Infatti, dopo un’aspra campagna elettorale in cui liberali, monarchici e qualunquisti  si schierarono a favore della monarchia e comunisti, socialisti, repubblicani e azionisti a favore della repubblica, si arrivò alla mezzanotte del 3 giugno, (quindi ad elezioni già avvenute), in cui i giochi sembravano essere già fatti, con il re forte del 54% dei voti in suo favore. Una circostanza che è provata dagli scritti dell’allora Ministro dell’Interno, (l’acceso repubblicano Giuseppe Romita), e di De Gasperi, (presidente pro-tempore). Il primo scrisse nei suoi “Diari”: “intorno alla mezzanotte del 3 giugno sembrava che tutto fosse perduto, quando arrivarono i risultati di un nutrito numero di seggi meridionali. Fu un momento terribile”. Il secondo, invece, scrisse al Ministro della Real Casa, Falcone Lucifero: “il ministro Romita ritiene ancora possibile la vittoria repubblicana. Io, personalmente, non credo che si possa - rebus sic stantibus - giungere a tale conclusione” (fonte).
Nelle ore immediatamente successive, però, accadde l’inspiegabile: arrivarono milioni di voti in favore della Repubblica. In un solo giorno si giunse alla proclamazione dell’esito finale, avvenuta il 5 giugno 1946 per bocca dello stesso Romita: 12.182.155 suffragi per la Repubblica;  10.362.709 suffragi per la Monarchia. Una vittoria inaspettata e rocambolesca, forse addirittura sospetta. Evidentemente, questi voti sembravano sbucare letteralmente dal nulla anche per i Savoia. Un sospetto che è confermato persino gli studi statistici, i quali hanno comprovato che, all’epoca, non potevano esserci votanti rispondenti al numero conteggiato nei dati ufficiali del Ministero dell’Interno.  “Secondo l’Istituto centrale di statistica, infatti, gli aventi diritto al voto dovevano essere 23 milioni (11.700.000 donne, 11.300.000 uomini), eppure risultarono scrutinate quasi 25 milioni di schede. Questo nonostante che quasi due milioni e mezzo di italiani fossero stati esclusi dal voto (in gran parte gli elettori dell’Alto Adige e della Venezia Giulia, in violazione dell’articolo 2 del decreto legge del marzo 1946)” (fonte). Dunque, quasi 2 milioni di voti di dubbia provenienza; e proprio di quasi 2 milioni è lo scarto tra le preferenze espresse a favore della Repubblica e quelle in favore della Monarchia. Un caso? Fatto sta che i Savoia decisero di affidare a dei giuristi padovani il ricorso contro l’esito delle votazioni. La parola, allora, passò alla Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi sulla regolarità o meno del referendum. Ed è qui che avviene un altro fattaccio:  il 5 giugno il Ministro di Grazia e Giustizia Palmiro Togliatti convocò il suo collaboratore Massimo Caprara e, davanti a questi, scrisse al Presidente della Cassazione Giuseppe Pagano perché non rendesse nota la decisione. Mi domando: con quale autorità? Perché? Temeva forse un esito "sgradito"? Ad ogni modo, lo stesso Caprara, in tempi non sospetti, riferì che Togliatti in persona gli aveva detto: “Questa Repubblica è come un parto difficile e, come tutti i parti difficili, va aiutato” (fonte), come a dire che si poteva fare qualcosa per “favorire” la vittoria della Repubblica. Così,  solo il 10 giugno il Presidente della Corte di Cassazione comunicò i risultati del voto,senza però proclamare la vittoria della Repubblica e aggiunse soltanto che, in una successiva seduta, la Corte avrebbe dato conto dei reclami pervenuti. I repubblicani, tuttavia, non attesero l’esito della pronuncia della Suprema Corte e di lì a poco De Gasperi assunse i pieni poteri. Dura la reazione di Umberto II, il quale, col proclama del 13 giugno, affermò: “ Questa notte, in spregio alle leggi ed al potere indipendente e sovrano della magistratura, il governo ha compiuto un gesto rivoluzionario assumendo, con atto unilaterale e arbitrario, poteri che non gli spettano e mi ha posto nell'alternativa di provocare spargimento di sangue o di subire la violenza.[…] Non volendo opporre la forza al sopruso, né rendermi complice dell'illegalità che il Governo ha commesso, lascio il suolo del mio Paese, nella speranza di scongiurare agli Italiani nuovi lutti e nuovi dolori. Compiendo questo sacrificio nel supremo interesse della Patria, sento il dovere, come Italiano e come Re, di elevare la mia protesta contro la violenza che si è compiuta; protesta nel nome della Corona e di tutto il popolo, entro e fuori i confini, che aveva il diritto di vedere il suo destino deciso nel rispetto della legge e in modo che venisse dissipato ogni dubbio e ogni sospetto ” (fonte).
Solo il 18 giugno la Corte di Cassazione proclamò la definitiva vittoria della Repubblica, con un atto che ha molto poco di “giuridico” e molto di “politico”. “Infatti, contrariamente alle norme previste per lo scrutinio, secondo le quali si sarebbe dovuto procedere alla conta di tutti i voti, la Corte aveva proceduto alla conta delle sole schede valide”(fonte). Per quale motivo la Suprema Corte si è lasciata andare all’illegalità o, quanto meno, ad uno strappo alla regola? Perché, a seguito della sua decisione, le schede elettorali vennero immediatamente distrutte? Ancora: se così stanno le cose, che peso dare alle dichiarazioni di Caprara, (che potete trovare in versione integrale qui), che descrivono un Togliatti molto attivo ed interessato più del lecito all’esito finale?
Interrogativi pesanti che, purtroppo, difficilmente potranno trovare una risposta, posto che il materiale originale, (ossia le schede elettorali), è stato distrutto, quasi come a voler impedire che qualcuno possa mai arrivare ad accertare la verità e denunciare aiutini e aggiustamenti, se non veri e propri brogli; interrogativi che non sfioreranno mai la mente di tanti italiani, illusi che nell’arco di 5 anni, cioè dal ’43 al ’48, sia nato uno Stato modello, per giunta “con la più bella Costituzione del mondo”.
Che dire? Nulla, se non che sarebbe a dir poco esilarante scoprire che la repubblica italiana, (minuscole volute stavolta), nasce dalla violenza e dall’imbroglio, ossia da quelle “caratteristiche” così tanto criticate al Ventennio mussoliniano. Peccato soltanto che nessuno potrà mai appurare la verità; peccato che nessuno potrà un giorno dire: “ci hanno presi tutti per i fondelli!”. Questa è la famosa trasparenza delle moderne democrazie, in cui il sapere “è libero e libero ne è l’insegnamento”. Lascio a voi ogni sorta di considerazione ulteriore; io mi fermo qui: potrei diventare volgare!
Roberto Marzola.

2 commenti:

  1. Di che ci meravigliamo, quindi, quando constatiamo le innumerevoli magagne che affliggono qs nostra "repubblica democratica antifascista nata dalla resistenza"???
    Il difetto sta nell'atto di nascita

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    1. Perché nella sua "crescita" non trovi nulla di anormale e sospetto? (Domanda retorica, specie se rivolta ad una persona preparata ed intelligente come te!)

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