2 giugno: anniversario della nascita della repubblica in
Italia. Il 2 giugno 1946, infatti, si celebrò il famoso referendum, (rectius:
plebiscito), per scegliere la forma di stato: Monarchia o Repubblica. Nello
stesso anno, Umberto II, (il famoso “re
di maggio”), conobbe la triste sorte
dell’esilio, che colpirà tutti i discendenti di Casa Savoia fino al 15 marzo
del 2003. Eventi storici che tutti conosciamo, o per averli imparati a scuola,
oppure per averli assorbiti passivamente a forza di fervorini e trasmissioni a
reti unificate nel corso di questi 66 anni. Quello che forse tutti non sanno,
invece, è che su quel famoso referendum aleggiano ombre e sospetti,
macchinazioni e brogli.
Ormai, la gran parte degli storici ha più di un dubbio sugli
eventi che portarono alla proclamazione della Repubblica, sebbene ancora in
pochissimi si azzardino a parlare di un risultato falsato. La ricostruzione che
va per la maggiore è quella di Melograni, docente di Storia Contemporanea a
Perugia, il quale parla di “alcuni
pasticci che sono intervenuti e dovuti anche al fatto che in Italia da molto
tempo non si tenevano elezioni e che improvvisamente il corpo elettorale era
raddoppiato, perché per la prima volta votavano anche le donne” (fonte).
Una risposta che, francamente, lascia un po’ il tempo che trova e che,
comunque, non allontana i dubbi riguardo la regolarità delle votazioni.
Dubbi che sono generati dalle dinamiche con cui si sono
svolte le votazioni stesse, di cui succintamente appresso. Infatti, dopo un’aspra
campagna elettorale in cui liberali, monarchici e qualunquisti si schierarono a favore della monarchia e comunisti,
socialisti, repubblicani e azionisti a favore della repubblica, si arrivò alla
mezzanotte del 3 giugno, (quindi ad elezioni già avvenute), in cui i giochi
sembravano essere già fatti, con il re forte del 54% dei voti in suo favore.
Una circostanza che è provata dagli scritti dell’allora Ministro dell’Interno,
(l’acceso repubblicano Giuseppe Romita), e di De Gasperi, (presidente pro-tempore).
Il primo scrisse nei suoi “Diari”: “intorno alla mezzanotte del 3 giugno
sembrava che tutto fosse perduto, quando arrivarono i risultati di un nutrito
numero di seggi meridionali. Fu un momento terribile”. Il secondo, invece, scrisse
al Ministro della Real Casa, Falcone Lucifero: “il ministro Romita ritiene ancora possibile la vittoria repubblicana.
Io, personalmente, non credo che si possa - rebus sic stantibus - giungere a
tale conclusione” (fonte).
Nelle ore immediatamente successive, però, accadde l’inspiegabile:
arrivarono milioni di voti in favore della Repubblica. In un solo giorno si
giunse alla proclamazione dell’esito finale, avvenuta il 5 giugno 1946 per
bocca dello stesso Romita: 12.182.155 suffragi per la Repubblica; 10.362.709 suffragi per la Monarchia. Una vittoria
inaspettata e rocambolesca, forse addirittura sospetta. Evidentemente, questi
voti sembravano sbucare letteralmente dal nulla anche per i Savoia. Un sospetto
che è confermato persino gli studi statistici, i quali hanno comprovato che,
all’epoca, non potevano esserci votanti rispondenti al numero conteggiato nei
dati ufficiali del Ministero dell’Interno. “Secondo
l’Istituto centrale di statistica, infatti, gli aventi diritto al voto dovevano
essere 23 milioni (11.700.000 donne, 11.300.000 uomini), eppure risultarono
scrutinate quasi 25 milioni di schede. Questo nonostante che quasi due milioni
e mezzo di italiani fossero stati esclusi dal voto (in gran parte gli elettori
dell’Alto Adige e della Venezia Giulia, in violazione dell’articolo 2 del
decreto legge del marzo 1946)” (fonte). Dunque, quasi 2 milioni di voti di dubbia provenienza; e proprio di quasi 2 milioni è lo scarto tra le preferenze espresse a favore della Repubblica e quelle in favore della Monarchia. Un caso? Fatto sta che i Savoia decisero di
affidare a dei giuristi padovani il ricorso contro l’esito delle votazioni. La
parola, allora, passò alla Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi sulla
regolarità o meno del referendum. Ed è qui che avviene un altro fattaccio: il 5 giugno il Ministro di Grazia e Giustizia
Palmiro Togliatti convocò il suo collaboratore Massimo Caprara e, davanti a
questi, scrisse al Presidente della Cassazione Giuseppe Pagano perché non
rendesse nota la decisione. Mi domando: con quale autorità? Perché? Temeva forse un esito "sgradito"? Ad ogni modo, lo stesso Caprara, in tempi non sospetti, riferì
che Togliatti in persona gli aveva detto: “Questa Repubblica è come un parto difficile e, come tutti i parti
difficili, va aiutato” (fonte), come a
dire che si poteva fare qualcosa per “favorire” la vittoria della Repubblica. Così,
solo il 10 giugno il Presidente della
Corte di Cassazione comunicò i risultati del voto,senza però proclamare la vittoria
della Repubblica e aggiunse soltanto che, in una successiva seduta, la Corte
avrebbe dato conto dei reclami pervenuti. I repubblicani, tuttavia, non
attesero l’esito della pronuncia della Suprema Corte e di lì a poco De Gasperi
assunse i pieni poteri. Dura la reazione di Umberto II, il quale, col proclama
del 13 giugno, affermò: “ Questa notte, in
spregio alle leggi ed al potere indipendente e sovrano della magistratura, il
governo ha compiuto un gesto rivoluzionario assumendo, con atto unilaterale e
arbitrario, poteri che non gli spettano e mi ha posto nell'alternativa di
provocare spargimento di sangue o di subire la violenza.[…] Non volendo opporre la forza al sopruso, né
rendermi complice dell'illegalità che il Governo ha commesso, lascio il suolo
del mio Paese, nella speranza di scongiurare agli Italiani nuovi lutti e nuovi
dolori. Compiendo questo sacrificio nel supremo interesse della Patria, sento
il dovere, come Italiano e come Re, di elevare la mia protesta contro la
violenza che si è compiuta; protesta nel nome della Corona e di tutto il
popolo, entro e fuori i confini, che aveva il diritto di vedere il suo destino
deciso nel rispetto della legge e in modo che venisse dissipato ogni dubbio e
ogni sospetto ” (fonte).
Solo il 18 giugno la Corte di Cassazione proclamò la definitiva
vittoria della Repubblica, con un atto che ha molto poco di “giuridico” e molto
di “politico”. “Infatti, contrariamente
alle norme previste per lo scrutinio, secondo le quali si sarebbe dovuto
procedere alla conta di tutti i voti, la Corte aveva proceduto alla conta delle
sole schede valide”(fonte). Per
quale motivo la Suprema Corte si è lasciata andare all’illegalità o, quanto meno, ad uno strappo alla regola? Perché, a
seguito della sua decisione, le schede elettorali vennero immediatamente
distrutte? Ancora: se così stanno le cose, che peso dare alle dichiarazioni di
Caprara, (che potete trovare in versione integrale qui),
che descrivono un Togliatti molto attivo ed interessato più del lecito all’esito finale?
Interrogativi pesanti che, purtroppo, difficilmente potranno
trovare una risposta, posto che il materiale originale, (ossia le schede
elettorali), è stato distrutto, quasi come a voler impedire che qualcuno possa
mai arrivare ad accertare la verità e denunciare aiutini e aggiustamenti, se non
veri e propri brogli; interrogativi che non sfioreranno mai la mente di tanti
italiani, illusi che nell’arco di 5 anni, cioè dal ’43 al ’48, sia nato uno Stato
modello, per giunta “con la più bella Costituzione del mondo”.
Che dire? Nulla, se non che sarebbe a dir poco esilarante
scoprire che la repubblica italiana, (minuscole volute stavolta), nasce dalla
violenza e dall’imbroglio, ossia da quelle “caratteristiche” così tanto
criticate al Ventennio mussoliniano. Peccato soltanto che nessuno potrà mai
appurare la verità; peccato che nessuno potrà un giorno dire: “ci hanno presi
tutti per i fondelli!”. Questa è la famosa trasparenza delle moderne
democrazie, in cui il sapere “è libero e libero ne è l’insegnamento”. Lascio a voi
ogni sorta di considerazione ulteriore; io mi fermo qui: potrei diventare
volgare!
Roberto Marzola.
Di che ci meravigliamo, quindi, quando constatiamo le innumerevoli magagne che affliggono qs nostra "repubblica democratica antifascista nata dalla resistenza"???
RispondiEliminaIl difetto sta nell'atto di nascita
Perché nella sua "crescita" non trovi nulla di anormale e sospetto? (Domanda retorica, specie se rivolta ad una persona preparata ed intelligente come te!)
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