Anno domini 2012: l’Italia della Costituzione democratica e
antifascista, che permette la sospensione della democrazia medesima grazie all’imposizione
di “governi tecnici”, sembra affondare sotto il peso dell’assenza di sovranità
su tutti i livelli, dal debito pubblico, della disoccupazione, della dittatura
bancaria, dalla disgregazione dello stato sociale, dell’alto costo delle fonti
di energia e -perché no?- del crollo della natalità degli autoctoni. Davanti
alla mole di dati, scritti ed elementi empirici che ben testimoniano il
disastro ormai conclamato, mi faccio una domanda: cosa accadrebbe oggi se l’Italia,
anziché essere asservita al liberalcapitalismo, fosse ancora la culla del
socialismo mussoliniano? Cosa ne sarebbe dell’Italia, in altre parole, se
quella guerra l’avesse vinta Lui o, almeno, se ci fossero ancora Lui e le Sue
idee?
Non sono domande retoriche e non si tratta nemmeno di mera
nostalgia; più che altro, si vuole proporre una riflessione critica su ciò che
è stato il vituperato Ventennio e su cosa potrebbe ancora ispirarci oggi, grazie alla sua tremenda attualità, alla sua
essenza quasi profetica.
Sarei stato proprio curioso di vedere, infatti, come
tutte quelle lobby che affamano il nostro Paese, (dalla massoneria alle lobby
speculative, dalle multinazionali ai gruppi bancari), avrebbero potuto
sottomettere stati e popoli, al cospetto di un movimento che intendeva creare
un popolo unito e coeso, senza spaccature tra “padroni” e “proletari”, tra “capitalista”
e “prestatore d’opera”, tra “guelfo” e “ghibellino”, in modo che tutti
partecipassero allo sviluppo e al progresso della Nazione; dinanzi ad uno stato
centrale inteso non di certo come stato-apparato o stato-burocrazia, (come
avviene nei paesi di matrice comunista), bensì come stato-etico di concezione
hegeliana, ossia come fonte di libertà per il singolo e norma etica, nonché proteso
al bene universale.
Avrei voluto vedere le banche e le grandi aziende
inseguire i loro guadagni folli e smodati a spese del popolo, se ancora
vi fossero istituti come l’IMI e l’IRI, voluti da Mussolini per sostenere l’economia,
evitare i fallimenti e, appunto, per monitorare l’operato di tutti i soggetti
economici. Di sicuro, poi, non ci sarebbe stato l’Euro e non ci sarebbe stata l’Unione Europea, ma
una Lira al passo con le valute più importanti, (ai tempi, la famosa “Quota
Novanta”, per parificare il valore della moneta italiana alla Sterlina
inglese), e una confederazione di stati, ciascuno dei quali signore in casa
propria. A pensarci bene, ci saremmo pure risparmiati tutti quei sermoni su “quanto
faccia bene cedere dei pezzi di sovranità nazionale”, firmati Monti e
Napolitano. Vi pare poco?
Ancora: probabilmente non saremmo angosciati nemmeno da
questo fantomatico debito pubblico, dato che il Governo fascista raggiunse il
pareggio di bilancio già nel 1924 grazie al Ministro De Stefani e che, oltre 20
anni più tardi, il suo collega De Stefani consegnò alle autorità dell’ Italia “democratica”
il bilancio della Repubblica Sociale Italiana, potendo vantare un netto attivo malgrado la guerra!
Pure l’economia sarebbe stata diversa, perché non più votata
unicamente al profitto, bensì alla cd. “socializzazione”, ossia alla
partecipazione del datore di lavoro e del lavoratore non solo al processo
produttivo, bensì anche nella proprietà e nella gestione dei mezzi produttivi
e, dunque, pure nella divisione degli utili. I lavoratori, magari, sarebbero ancora sostenuti come vennero sostenuti dalle
organizzazioni corporative e le imprese alleggerite dal carico fiscale, proprio come allora. Si può
addirittura sostenere che sarebbe molto più sviluppata e progredita anche la cd. "green economy",dato che già l'Autarchia mussoliniana suggeriva una produzione a basso impatto ambientale e senza sprechi, capace di
riciclare quasi integralmente i rifiuti generati e che fosse mossa, anche e
soprattutto, da carburanti alternativi. Altro, dunque, che imprese che fuggono
all’estero, (vedi la Fiat), e che minacciano la salute pubblica, (vedi il
petrolchimico di Venezia o l’Ilva)!
Dulcis in fundo, mentre oggi si spingono i malati di SLA a protestare, si dimezzano le pensioni ai vecchi e si lasciano i lavoratori per strada, ieri si creava lo stato
sociale, con misure di sostegno -giusto per fare qualche esempio- agli anziani,
(Assicurazione invalidità e vecchiaia, R.D. 30 dicembre 1923, n. 3184), ai
disoccupati, (Assicurazione contro la disoccupazione, R.D. 30 dicembre 1926 n.
3158), ai meno abbienti, (Assistenza ospedaliera ai poveri R.D. 30 dicembre
1923 n. 2841), ai lavoratori (Tutela del lavoratore di donne e fanciulli R.D 26
aprile 1923 n. 653), ai nuovi nati, (Opera nazionale maternità ed infanzia, R.D.
10 dicembre 1925 n. 2277 e Assistenza illegittimi e abbandonati o esposti, R.D.
8 maggio 1925, n. 798), ecc.
Insomma, siamo davanti ad un modello che, per un singolare scherzo del destino, curava già da allora i mali
di oggi, a colpi di stato, etica, buon senso e giustizia sociale. Medicine, a mio modesto parere ancora valide per l'oggi. Quindi, mi chiedo e vi chiedo: perché non tornare a riflettere su questa "terapia"? Che ne sarebbe dell’Italia e dell’Europa se avessero continuato la terapia
contro il cancro moderno, individuato già da allora e che è tornato ad affliggerle da 70 anni a questa parte? In altre parole, cosa ne sarebbe di tutti noi se venisse ancora seguita la via indicata dal socialismo mussoliniano?
Io azzardo una risposta: un
mondo migliore. Problematico, certo, ma sicuramente migliore.
Roberto Marzola.
A quello che dici nn servono molte parole! I fatti parlano molto di piu' di mille parole!Nessuno vuole restaurare dittature...ma solo seguire una politica sana che farebbe solo del bene al nostro povero paese!
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