Giornalisti che godono come una verginella al suo primo
orgasmo; conduttori TV e intellettuali da salotto che si lanciano in
interminabili apologie; comuni cittadini che fanno sentire forte il loro grido
di giubilo: “ah, Barack Obama ha vinto di nuovo! W il presidente colto e
tollerante”. E giù con letterine scritte da una bambina,adottata una coppia
gay, che si lagna con l’inquilino della Casa Bianca su quanto sia incivile
quella parte di mondo che condanna questa scelta; giù con la melliflua risposta
del presidente; via ai fervorini razzisti che esaltano il “nero è bello”; via
con le richieste per il riconoscimento delle famiglie omosessuali e della droga
libera; via coi facili entusiasmi.
Insomma, è tutta un’orgia (di idiozia?) l’Italia del dopo election day. Se i signori permettono e hanno finito i loro festeggiamenti, però, avrei un paio di domande da fare: perché? Cosa si aspettano che faccia Mr. Barack Obama?
Insomma, è tutta un’orgia (di idiozia?) l’Italia del dopo election day. Se i signori permettono e hanno finito i loro festeggiamenti, però, avrei un paio di domande da fare: perché? Cosa si aspettano che faccia Mr. Barack Obama?
Domande lecite, se si pensa che questo
signore è l’uomo delle promesse non mantenute. Doveva assicurare la prosperità
dei mercati con la sua ri-elezione ed invece le borse sono andate a picco, con
Moody’s che addirittura minaccia il declassamento. Si era proposto contro Bush
Jr., indicandolo come colui il quale aveva permesso ai pescecani dell’alta
finanza di innescare la crisi mondiale, ma si è dimostrato presto incapace di
tenere in piedi la baracca. Lo avevano spacciato per paladino dell’ambiente e
delle energie pulite, quando invece non
ha fatto altro che aumentare la produzione di petrolio, (queste le sue parole: “Stiamo producendo più petrolio e gas della
precedente amministrazione guidata da un petroliere”),per ottenere l’agognata
“indipendenza energetica”. Doveva essere
l’uomo della pace, (e per questo gli hanno dato pure il Nobel), ma è stato pur
sempre il presidente che ha (tele)comandato le azioni di guerra nel Nord Africa
e nel Vicino Oriente, rendendosi responsabile delle morti di Osama Bin Laden
e di Gheddafi, trucidati senza neanche
uno straccio di processo. Si era proposto e continua a proporsi come il difensore delle classi più disagiate, ma la povertà in America non cala affatto, tant'è che ha perso circa 10 milioni di voti da parte degli americani, evidentemente delusi.
Cosa resta, dunque, di questo nuovo Messia di quel liberal-capitalismo che, in Italia, svolta pericolosamente a sinistra? Come si giustificano tutto questo clamore e tutto questo trionfalismo da parte della cerchia di coloro che tutto capiscono e che ne sanno sempre più di tutti?
Semplice: nulla. Difatti, resta il nulla politico e “materiale” del tanto esaltato “Yes, we can”; residuano solo il nulla delle idee e l’ipocrisia dei tanti, troppi, beoti di casa nostra. Quelli - tanto per intenderci- a cui basta un po’ di buonismo, una manciata di melassa e di vacua filantropia “negromosessuale” per smarrirsi nel deserto delle proposte impossibili e per restare impantanati nel cimitero del pensiero niente affatto libero. Per la gioia dei ricchi finanziatori della campagna elettorale di Obama, (gli stessi di quella di Romney), ossia di coloro che hanno generato la crisi che strozza il mondo intero; con la grande sofferenza di tutti gli italiani e di tutti gli europei, ridotti ormai sudditi colonizzati da Sua Incosistenza Barack Obama. Oh, sì gridiamolo tutti in coro, allora : "Thank you, Mr. President!".
Cosa resta, dunque, di questo nuovo Messia di quel liberal-capitalismo che, in Italia, svolta pericolosamente a sinistra? Come si giustificano tutto questo clamore e tutto questo trionfalismo da parte della cerchia di coloro che tutto capiscono e che ne sanno sempre più di tutti?
Semplice: nulla. Difatti, resta il nulla politico e “materiale” del tanto esaltato “Yes, we can”; residuano solo il nulla delle idee e l’ipocrisia dei tanti, troppi, beoti di casa nostra. Quelli - tanto per intenderci- a cui basta un po’ di buonismo, una manciata di melassa e di vacua filantropia “negromosessuale” per smarrirsi nel deserto delle proposte impossibili e per restare impantanati nel cimitero del pensiero niente affatto libero. Per la gioia dei ricchi finanziatori della campagna elettorale di Obama, (gli stessi di quella di Romney), ossia di coloro che hanno generato la crisi che strozza il mondo intero; con la grande sofferenza di tutti gli italiani e di tutti gli europei, ridotti ormai sudditi colonizzati da Sua Incosistenza Barack Obama. Oh, sì gridiamolo tutti in coro, allora : "Thank you, Mr. President!".
Roberto Marzola.
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