Ho sempre provato ad osservare con occhio critico la realtà contemporanea. Talvolta, questo approccio mi ha messo al riparo da sonore cantonate; altre volte mi è costato la fatica di dover riconsiderare il mio punto di vista e di ammettere di aver sbagliato. L’ho fatto sicuramente con un pizzico di rammarico, ma con assoluta sincerità. L’onestà intellettuale è uno dei pochi meriti che mi riconosco d’ufficio e sfido chiunque a provare il contrario.
Mi spiace, però, constatare di non poter dire lo stesso per altre persone. C’è un clima di ignoranza diffusa che contamina l’Italia, tanto nelle alte sfere quanto nel popolo comune. Come direbbe Amleto: "c'è del marcio in Danimarca!"; solo che qui si parla d'Italia.
Così, ai livelli apicali della società italiana è possibile vedere il dr. Tizio o il dr. Caio dire solenni fesserie e affermare autentiche bugie storiche in questo o in quell'altro salotto. Un esempio tangibile lo abbiamo avuto con la RAI che, recentemente, ci ha riportato un quadro a dir poco discutibile della realtà dei fatti, tanto da scatenare le ire di un anziano signore, un apprezzato giornalista che, da qualche tempo, ha deciso di puntare i piedi contro la falsa storia della seconda guerra mondiale, degli anni antecedenti e di quelli immediatamente successivi.
Basti pensare che su Rai 1 si è puntato il dito contro l’esecuzione dei fratelli Cervi, guerriglieri partigiani attivi nella zona di Reggio Emilia, (vertice del cosiddetto “triangolo della morte”), catturati e passati per le armi su ordine del prefetto Enzo Savorgnan di Brazzà, (tre croci al valor militare, poi fucilato dagli stessi partigiani senza un’accusa specifica), proprio a causa delle loro incursioni paramilitari. Insomma, ci si è meravigliati che un legittimo stato centrale, come quello della Repubblica Sociale Italiana, avesse emesso sentenza capitale nei confronti di ribelli e dissidenti politici, come prescritto dalla legislazione di guerra, senza dire che quest’ultima dava allo stato territoriale un vero e proprio ius vitae ac necis nei confronti dei partigiani, ossia belligeranti senza divisa.
La situazione non cambia scendendo lungo le pareti della ripida piramide sociale. In pochi davvero sanno, ma in tanti si permettono di aprire a caso la bocca nel tentativo di reprimere l’opinione di chi la pensa diversamente. Potrei addurre migliaia di esempi, ma mi limiterò ad analizzarne brevemente, (perché certa gente non merita certo lunghe disquisizioni), alcuni, quelli cioè più recenti e che hanno più attinenza con questo spazio virtuale.
E così, basterebbe ricordare il caso della simbologia, tipicamente romana, di questo blog che ha mostrato l’incapacità di taluno di distinguere tra Furio Camillo, (militare e statista romano vissuto nel 446-365 a.C.), con Benito Mussolini, tra aquila imperiale romana e aquila fascista, tra littorio del dictator romano e littorio fascista.
Altro esempio è quello rappresentato dall’emendamento 1707, autentica macchinazione progressista che ha addirittura falsificato i lavori parlamentari pur di dare la patente di orco all’avversario politico, chiunque esso sia.
Infine, si potrebbe considerare il caso di Leon Degrelle , (che mi è valso l’etichetta di simpatizzante “nazista”), personaggio che da tempo divide gli storici nella sua valutazione che, comunque, contiene sempre ampi riconoscimenti e apprezzamenti riguardo l’uomo, il patriota, il tribuno, lo scrittore e l’oratore. Qualità queste che hanno messo d’accordo anche gli storici stessi, ma che sono state e sono ignorate da qualcuno, il quale ha liquidato un personaggio così importante della storia del ‘900, dopo aver frettolosamente letto due righe su un’enciclopedia on-line. Solo la bandiera conta; del resto chi se ne frega!
Da notare in proposito anche come non si sia detto niente su Codreanu, personaggio simile al fondatore del rexismo belga. Forse non sapeva neanche chi fosse o non lo riteneva degno di ricerca on-line perché romeno…
Insomma, quanto appena detto, descrive bene la situazione politica e, soprattutto, culturale in Italia: una realtà a parti invertite, dove l’ignoranza si traveste da cultura e la sudditanza ideologica si maschera da libero pensiero. In questa sorta di tragico carnevale, di inconsapevole, (in quanto rozzo), teatro dell’assurdo, a nulla valgono le contestualizzazioni e le ricostruzioni logico-storiche di chi si prende la briga di aprire qualche libro,(che non sia ovviamente il solito manuale del simpatizzante o dell’antifascista dichiarato), in quanto ad ogni manifestazione dell’intelletto, materializzatasi sotto forma di nomi, numeri e date, corrisponde un insulto o, comunque, un attacco personale. Attacchi che peraltro servono,vigliaccamente, anche da trampolino di lancio per colpire un rispettabilissimo ed onesto consigliere comunale di minoranza. Evidentemente, nella “repubblica democratica fondata sui valori della resistenza”, di cui ho già scritto, parlare di storia e di cultura è un delitto, malgrado le solenni proclamazioni formali. Chiaramente tutto serve al becero interesse personale e politico.
Ne prendo atto.
Non intendo, però, affatto fermarmi davanti alla riedizione democratica del malleus maleficarum , dell’index librorum prohibitorum e del tribunale della santa inquisizione. Tirerò dritto per la mia strada, contando solo sull’apporto del mio cervello, delle mie gambe, delle mie spalle, dei miei libri e di quant’altro possa aiutarmi a reggere il peso dell’ignoranza e della faziosità altrui, perché il tempo della caccia alle streghe e dell’ortodossia è davvero finito.Con buona pace dei soliti signori.
Non intendo, però, affatto fermarmi davanti alla riedizione democratica del malleus maleficarum , dell’index librorum prohibitorum e del tribunale della santa inquisizione. Tirerò dritto per la mia strada, contando solo sull’apporto del mio cervello, delle mie gambe, delle mie spalle, dei miei libri e di quant’altro possa aiutarmi a reggere il peso dell’ignoranza e della faziosità altrui, perché il tempo della caccia alle streghe e dell’ortodossia è davvero finito.Con buona pace dei soliti signori.
Roberto Marzola
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