"Dio salvi l'Ungheria e difenda l'Europa dalla peste liberale e dal marciume morale"
(Uno striscione esposto dai dimostranti ungheresi)
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In Europa, nella nostra vecchia, cara Europa, forse, c'è ancora un po' di patriottismo. Magari, esiste ancora un piccolo spazio per il sogno romantico e- mi verebbe da dire- poetico di un uomo che mette il suo Paese ed il suo popolo davanti a tutto e tutti. Sto parlando di Viktor Orbàn, attuale capo di governo ungherese. Ho letto il suo discorso, (ovviamente una traduzione!), pronunciato in occasione della festa nazionale del Paese magiaro. Che emozione! Non avrei mai neanche lontanamente pensato che un politico dei nostri giorni, pur se straniero, sarebbe riuscito a toccarmi così nel profondo. E' stato davvero commovente leggere parole di ribellione e di elogio della Patria; parole vere, sentite e commosse, che ben poco hanno a che fare con la stucchevole retorica dei piccoli politicanti di Casa Nostra. Ed è stato ancor più bello vedere migliaia di persone in piazza, riunite da una bandiera e strette intorno ad un solo uomo, quasi fossero un solo corpo, una sola anima.Orbàn ha detto che il suo Paese è stato troppe volte afflitto dal dominio straniero: prima gli Asburgo, poi i Sovietici; oggi l'Unione Europea. Nelle prime due occasioni l'Ungheria è riuscita ad ottenere la sua indipendenza, pur pagata a caro prezzo; oggi, vorrebbe ripetere quelle imprese, disposta a pagare ben altro dazio. Ed è qui che sta la parte più lirica del discorso di Orbàn, capace di dire, in buona sostanza, che il congelamento di 495 milioni di euro in fondi di coesione 2013 nei confronti dell’Ungheria per deficit eccessivo è nulla se paragonato alla libertà del Paese e del popolo magiaro, che non vogliono più essere "colonia", (questo il termine usato), di nessuno.
Non credo che, in questo caso, parlare di "poesia" possa essere considarato un pensiero folle, eretico. Cosa altro può essere e come può altrimenti definirsi il gesto di un uomo che sceglie di parlare direttamente ai suoi connazionali, per dire loro che i signori delle banche non compreranno a nessun prezzo la libertà e l'indipendenza del Paese? Cosa c'è di più alto e profondo del tornare a predicare valori ed ideali in un secolo dominato dal vile dio denaro? Cosa c'è di più commovente della vista di migliaia di persone che si riscoprono popolo?
Forse nulla. Forse è un altro "folle volo" di un Paese della vecchia Europa che sceglie di camminare con le sue gambe e di decidere dove andare con la sua testa; o, forse, è soltanto l'illusione tardo-giovanile di un ragazzo che ancora spera in un mondo diverso, in una grande Europa, libera e purificata? Non lo so, ma è così dolce sognare di tanto in tanto. Lasciatemi sognare, almeno stavolta. "Ancora 5 minuti mamma!"
Roberto Marzola.
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