5 ottobre 1980: Nazzareno De Angelis, detto Nanni, viene
trovato impiccato nella sua cella, dove era ingiustamente detenuto per un’assurda
accusa di un coinvolgimento diretto nella strage di Bologna. Suicidio: questa è
stata la versione ufficiale. Una versione che non può convincere perché falsa,
in quanto Nanni era innocente. Il 2 agosto del 1980, infatti, fu ripreso da
alcune emittenti televisive mentre disputava una partita di football
americano. Immagini arrivate troppo
tardi, perché il 3 ottobre una pattuglia della Polizia aspettava il giovane
Nanni in piazza Barberini, a Roma. Fu letteralmente massacrato di botte, senza
che vi fosse una ragione plausibile. Fu ricoverato in ospedale, dove gli
vennero riscontrate lesioni di ogni tipo su tutto il corpo. E' importante sottilineare, però, come il suo stato psicologico fosse tutto sommato sano e privo di propositi suicidi. Due
giorni dopo, la tragedia. L’autopsia disposta dalla Magistratura evidenziò che “Nanni De Angelis fu sottoposto a un duro
linciaggio con escoriazioni, ematomi e fratture multiple su tutto il corpo.
Inoltre i medici rilevarono anche che l’ospedale San Giovanni aveva dichiarato
Nanni ‘in stato di incoscienza’, prova di ‘uno stato di sofferenza del sistema
nervoso centrale’. In più, l’autista dell’ambulanza, Salvatore Serrao,
testimoniò che non gli fu mai consegnata alcuna certificazione medica, né copia
della cartella clinica”[1].
Non serve un genio per capire cosa sia successo. Credo che
sia possibile affermare, infatti, che le democraticissime istituzioni
antifasciste abbiano aizzato i propri cani da guardia in divisa contro un
povero ragazzo, identificato come “nemico pubblico numero uno”. Un nemico
ovviamente di comodo, dipinto come il nero emblema del male più oscuro per
coprire il marcio della politica italiana, la corruzione dilagante e le
scabrose relazioni internazionali con organizzazioni terroristiche, (vedi il
Mossad). Una vita giovane, candida e immacolata che viene spezzata nel modo più
brutale possibile, senza remora alcuna, come nemmeno il più spietato dei
criminali avrebbe osato fare; un delitto feroce, che resta ancora oggi impunito, senza che nessuno
s’indigni o chieda di far emergere la verità.
A noi, quindi, non resta che il ricordo di un ragazzo che si
è macchiato della gravissima colpa di credere in un’idea e in un sistema di
valori. E allora voglio anch’io ricordare Nanni De Angelis. Me lo immagino un
po’ come in quel suo famoso disegno: un
elfo senza tempo e senza età, rifugiatosi in un’oasi di pace, fatta di “verdi prati che di rugiada brillano nel sol”,
e di “alti alberi tutt’intorno”, dove
di tanto s’arrampica per comporre delle dolci melodie col suo flauto. Incurante
del tempo e degli uomini malvagi e corrotti, trascorre le sue giornate sotto un
sole amico e le notti accanto al crepitio del fuoco. Scorrazza tra lande
immacolate, cinte da vette maestose e bagnate da acque limpidissime. Niente può
disturbare la sua quiete; nessuno può raggiungerlo. Solo di tanto in tanto
qualcosa lo raggiunge: è un caldo soffio, un lieto zefiro, originato dal
pensiero di quanti ancora lo portano nella mente e in fondo al cuore. Di
quanti, insomma, continuano a credere nelle sue idee; di quanti camminano su
quegli stessi sentieri; di quanti proseguono la battaglia contro il mondo
moderno.
Riposa in pace, dunque, Piccolo Attila e lascia a noi l’ultimo disperato tentativo di sovvertire le sorti della battaglia. Condurremo la tua e la nostra lotta anche nel tuo nome, fino a che avremo sangue nelle vene, prima di ricongiungerti a te in quell’oasi di pace. Ad majora, Camerata!
Riposa in pace, dunque, Piccolo Attila e lascia a noi l’ultimo disperato tentativo di sovvertire le sorti della battaglia. Condurremo la tua e la nostra lotta anche nel tuo nome, fino a che avremo sangue nelle vene, prima di ricongiungerti a te in quell’oasi di pace. Ad majora, Camerata!
se solo il fratello avesse la tua stessa sensibilità a ben altro punto saremmo. il mito del "guerriero buono" viene mutuato da chiunque passi per l'ambiente ma di questi solo pochissimi ne sono degni di parlarne. fai bene a chiarire che sarà un'oasi dove ricongiungerci perchè di spazio ne servirà poco per chi ha saputo solo dare. agli altri, a quelli hanno saputo prendere e dimenticare, prendere ed abiurare, prendere e tradire lasciamo l'immensità dell'oceano della vergogna che neppure sanno più avere. il conforto di saperci alla fine insieme ai martiri dell'idea, a chi ha saputo dare alla gioventù nazionale la sua termopoli ci aiuti a superare il buio del nostri tempi. insieme intoneremo le nostre canzoni tra palme ed acqua sorgiva mentre le iene continueranno ad urlare nel loro deserto.......
RispondiElimina