“Siamo in un mare di guai”: è il leit motiv che proviene
dalla viva voce di tantissimi italiani da un anno a questa parte. Se chiedete a
qualche personaggio un po’ meno fine, potreste ascoltare delle variazioni sul
tema ben più colorite, che forse rendono ancora meglio l’idea: l’Italia e gli
italiani hanno un futuro tutt’altro che roseo.
Come si fa a non trovarsi d’accordo? L’Italia è il paese
dell’Unione Europea con il prelievo fiscale più elevato. Stando alle
rilevazioni dell’International Finance Corporation,(fonte),
viaggiamo ormai ad una percentuale attorno al 70%, (68,8, per l’esattezza),
contro il 21% del Lussemburgo, il 26% dell’Irlanda, il 47% della Grecia o il
48% della Germania. Come se non bastasse, gli italiani al rientro dalle ferie
sono attesi da ulteriori rincari, che riguardano davvero ogni aspetto della
vita quotidiana: dall'Imu alle tariffe di gas e luce, dai trasporti alle
tariffe autostradali, per un aumento complessivo del prelievo pari a circa
2.000 euro pro capite. Non va di certo meglio con la benzina. Se una ricerca
Bloomberg del 14 agosto scorso, (qui)
collocava l’Italia come il settimo paese al mondo per il prezzo del carburante,
(con un costo medio per litro di circa 1,714), con gli ultimi aumenti che hanno
fatto schizzare la verde a quota € 2,013 si può dire il Belpaese contenda ormai
la maglia nera alla Norvegia, ove il costo per un litro di benzina è di € 2,160
al litro. La disoccupazione, infine, è a livelli mostruosi, come tutti ben
saprete.
Insomma, volendo parlare in parole povere, lavorano sempre
meno persone, guadagnando sempre meno, e praticamente tutti dobbiamo pagare
sempre più tributi, magari pure sulle bevande gassate zuccherate, (sì, avete
letto bene: fonte),
oltre che sui beni di prima necessità. Ormai non c’è davvero più nulla che
sfugga alla lunga mano fiscalista dello Stato, che in maniera sempre più
sfrontata preleva coattivamente denari dalle tasche dei contribuenti per
dirottarli chissà dove.
Tutti si lamentano, ma nessuno fa nulla. Non una
manifestazione di protesta,(che pure serve a poco, ma è sempre meglio di nulla),non un movimento serio che
proponga qualcosa. Niente di niente. Solo episodi di disperazione individuale,
che riempiono il cuore di dolore e aumentano la rabbia, per una casta politica corrotta
e un popolo ignavo.
Quanto siamo ancora disposti a subire tutti
quanti? Quanto tempo ancora subiremo la faccia tosta di un Ministro del
Consiglio che non sa nemmeno cosa rispondere ad un giovane che gli chiede una sola buona
ragione per non abbandonare l’Italia, o che si permette di dire che il “posto
fisso è monotono”, o che “la generazione dei 30enni è irrimediabilmente persa"?
Quanto a lungo tollereremo una squadra di governo non eletta, che
fino ad ora si è dimostrata abilissima solo nel chiedere sacrifici agli
italiani e a piazzare i propri figli in fior fiore di enti pubblici o istituti
bancari, con stipendi che un operaio stenta anche ad immaginare? Insomma,
quanto tempo dovrò attendere prima di vedere uno scatto d’orgoglio, un gruppo
di semplici cittadini che si riunisce spontaneamente per pensare ad un qualcosa
di diverso o anche semplicemente per andare a prendere per il bavero della
camicia d’ordinanza questi autentici affamatori di popolo?
Domande che mi
lasciano l’amaro in bocca, che mi spingerebbero a partire anche da solo alla
volta di Roma, se solo servisse a qualcosa. Domande che forse fareste bene a
farvi un po’ tutti. Ammesso e non concesso che troviate il tempo per farvele, tra un pulcino
che canta in radio ed un ultimo bagno al mare...
Roberto Marzola.
ci risiamo, roberto, vero? la rabbia e l'incredulità sono sensazioni che possono sopire ma mai estinguersi, figuriamoci poi nella posizione che ci troviamo. l'argomento lo abbiamo discusso più volte ma ci areniamo sempre al solito punto. personalmente sono arrivato ad una conclusione: se tanto accade è perchè non abbiamo nulla delle prerogative di un popolo. siamo solo "gente", nulla di più. gente decaduta. decaduta nei propri vizi e nei propri ozi. dimentica delle tradizioni, della cultura, delle origini. del proprio "background", tanto per non escludermi dal colpevole modo di vivere che ormai abbiamo fatto nostro. preoccupati solo della conservazione dell'effimero benessere che ci è stato (a sua volta) imposto. ti chiedi e ci chiedi quanto dovremo attendere perchè accada che un moto di orgoglio scatti in qualcuno? amaramente ti rispondo che è bene che tu affini la tua capacità di pazienza. non basti da solo e non bastiamo neppure in due a cambiare qualcosa. neppure ci farebbero arrivare a roma! e sai perchè? perchè lungo la strada non ci sarebbe alcuno ad attenderci per proseguire insieme. roberto, mi ripeterò fino alla noia: tanta colpa ha la mia generazione che pur ci ha creduto ed ha lottato ma aver lasciato il testimone nelle mani di quella che dovrebbe essere la gioventù di oggi è stato il peggior errore. meglio vegliardi tosti ed ancora incazzati piuttosto che distratti atletici eredi. lo ripeto ancora: la piazza è e deve essere una prerogativa della gioventù. ma ti rendi conto che a fronte delle cento sigle antagoniste non ci sono cento attivisti? le stesse associazioni dei compagni non vanno meglio. allora è un fatto generazionale. allora bisogna che si parli dell'oggi come a qualcosa di antico che diede fine ai tempi dell'oro. allora, forse, i giovani vorranno rivivere i vecchi fasti. allora si ribelleranno. un abbraccio, roberto!
RispondiEliminaE' vero, Nino, ne abbiamo parlato tante volte. Ma stavolta credo sia un po' diverso, perché ho provato a ragionare in maniera più "terra terra". Mi spiego: noi abbiamo approcciato alla questione in termini sia ideali che pratici, muovendo da concezioni culturali, sociali, economiche e politiche; adesso, invece, ho cercato di lasciare fuori tutto questo, considerando solo il mero aspetto materiale: non si lavora, non si parte per le vacanze, non si va a cena fuori, bisogna ridimensionare tutto ciò che è superfluo, la benzina costa come l'oro a causa del carico fiscale, più del 60% della ricchezza prodotta finisce in mano allo stato, ecc. Mi chiedevo: può essere che nemmeno questo ci dia la sveglia? Me lo domandavo quasi speranzoso e, invece, mi tocca tornare ancora una volta coi piedi per terra. Una tristezza infinita. A presto!
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