A Roberto B. G. , fedelissimo Camerata.
E’ il caso di trattare anche questo argomento: i rapporti tra destra e sinistra; anzi tra certa destra e certa sinistra.
Non lo faccio volentieri, sia bene inteso. L’ho detto e scritto urbi et orbi: per me destra e sinistra sono realtà morte e sepolte, assassinate dal capitalismo cinico e spietato. Tuttavia, mi tocca scendere nel campo del nemico, perché mi sono rotto davvero i coglioni, (fatemi passare il “francesismo”), di farmi prendere in giro da certa gente, che parla di dialogo ma è la prima a non volerlo fare, né forse può farlo, dato che dimostra di ignorare che, per dialogare, bisogna essere almeno in due ed è altresì necessario conoscere ciò di cui si sta parlando.
Per questi signori, infatti, dialogare non significa “conversare”, “discutere”, “parlare insieme”, come la lingua italiana vorrebbe; no, per loro significa “abiurare”, “rinnegare”, “ripudiare” e “smentire”. Devi liberarti in toto di qualcosa e convergere nella direzione che indicano se vuoi dialogare con loro; altrimenti cambia strada, lasciali in pace, perché non gli interessa farlo. Automaticamente diventi un troglodita, un ignorante, un cafone, un soggetto che è bene tenere alla lontana.
Certa gente non è neppure sfiorata dal dubbio che, magari, si possa avere le proprie certezze, le proprie ragioni e che le simpatie per certe posizioni siano determinate da scelte ideali e da un diverso approccio alla realtà presente, passata o futura. No: al contrario, essa è la detentrice della verità rivelata e, come tale, incontrovertibile. Il mondo è come dicono loro. Punto. Non sono ammesse repliche. Prendere o lasciare. Se osi contraddire sei uno sporco “revisionista”, un “negazionista” e, magari, pure un terrorista in fieri.
Bello, vero? Direi che è praticamente l’essenza del concetto democratico, di cui si erigono a difensori e che pretendono di spiegare ed insegnare agli altri.
Ma lasciamo stare l’incoerenza e la spocchia. Soprassediamo a queste pur imperdonabili carenze, dato che ve ne sono altre ben più gravi.
E cominciamo dalla prima, ovverosia l’oggetto delle pretese abiure: il Fascismo e tutto ciò che sia ad esso riconducibile, in maniera diretta o mediata. Ad una simile richiesta non si può che rispondere con un “no” secco, perentorio e categorico. Le ragioni sono molteplici e necessitano di una profonda ed imparziale conoscenza dei fatti di quegli anni che, soprattutto a sinistra, manca del tutto. Conoscono solo la vulgata resistenziale, cementata da qualche idiota che per ambizione di poltrona ha coniato pure l’espressione “male assoluto”. Studino, allora, i signori se vogliono dialogare; approfondiscano certe tematiche; si tolgano le fette di salame dagli occhi e siano pronti ad ascoltare. Magari scopriranno che affermazioni del tipo “Mussolini ci ha portati in guerra” , “la collaborazione massiccia coi tedeschi ”, “la creazione del disastro” et similia, sono null’altro che gravi inesattezze, se non autentiche falsità storiche, appositamente messe in circolazione per colpire e criminalizzare l’avversario. Di esempi ne potrei fare a iosa; così tanti da riempire per mesi questo blog. Potrei dire che a causare il secondo conflitto mondiale furono proprio francesi, inglesi e russi: lo fecero prima imponendo delle condizioni di pace assolutamente vessatorie per la Germania con il Trattato di Versailles del 1919. Lo fecero dopo creando ad arte il casus belli della Polonia, (terra in cui si consumarono persino atroci massacri sulla popolazione di origine tedesca), e con il tentativo di aggressione alla Germania da parte della Russia, cui Hitler rispose con la guerra preventiva. Così come potrei parlare delle tante altre ragioni che provocarono lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e che non stanno, come la versione edulcorata della storia convenzionale vorrebbe, tutte nella “follia di Hitler”o nell’ “opportunismo di Mussolini”, come se quest’ultimo avesse potuto schierarsi con chi voleva spazzare via il suo progetto politico o rimanere neutrale! Versioni che non spiegano ma, ripeto, semplicemente si prestano allo scopo di criminalizzare; a cui solo dei soggetti in assoluta e profonda mala fede possono credere fino in fondo. Situazioni delle quali, arrivati a questo punto, mi vedrò costretto a scrivere in futuro.
Non ci sono solo ragioni storiche; ci sono aspirazioni, ideali, progetti politici precisi, un profondo orgoglio ed un enorme senso di appartenenza. Ritengo sia una fesseria di immani proporzioni pensare di tagliare il filo che lega uno o più uomini al loro passato; men che meno si può privare una parte politica delle proprie radici e della base ideale e culturale di riferimento. Sarebbe una castrazione, un’alienazione, un incredibile impoverimento che non porta a nulla, se non ad un appiattimento su posizioni grigie e scontate che, del resto, si conciliano benissimo con lo sterile parlamentarismo e con l’improduttiva retorica democratica di cui certi signori sono sostenitori. In fondo questo è ciò che vogliono: un avversario disarmato e ammansito, che li assecondi nelle loro decisioni e collabori ai loro progetti in maniera completamente remissiva. D’altronde, un simile rivale giammai potrebbe mettere in “pericolo” i traguardi che hanno raggiunto. Se poi questi traguardi sono un fallimento totale, cosa importa? Sono narcisi per definizione: amano passare la vita intera ad ascoltare i loro discorsi altisonanti, fatti di paroloni spesso insensati, banali e melliflui, e ad ammirare la loro immagine riflessa, incuranti del pericolo di essere vittime del loro stesso eterno compiacimento; sono, insomma, incapaci di affrontare un qualsiasi problema in maniera concreta e pragmatica, perché la loro attenzione è sempre distolta da altro.
Dicono poi di volere “una destra europea”, ma dimostrano per l’ennesima volta di non sapere neanche di cosa parlano. La destra europea, infatti, sta andando in una direzione precisa, molto più vicina a posizioni radicali e ben definite come le mie, che non a quelle che questi signori auspicano. Una destra europaea in cui domina la croce celtica, in cui, talvolta, riappare persino il nome del Fuhrer. Confermano, insomma, di parlare tanto per dare fiato alla bocca e per dissimulare le loro reali intenzioni. Ma c’è da dire anche un’altra cosa: la Destra, quella vera, quella con la “D” maiuscola, ha ben altro concetto di Europa, assolutamente antitetico alla loro visione demo-plutocratica; un progetto che respinge con forza l’idea di un’Unione Europea ingabbiata in un disegno economico, in una logica di capitalismo sfrenato e senza regole, e che preferisce parlare agli europei di lingua, cultura e tradizione, per creare quell’Europa dei Popoli e delle Tradizioni, di cui ho già scritto. Mi paiono realtà stridenti, delle quali si può anche discutere, ma che tendono pur sempre ad essere autoescludenti.
Resta, infine, un’altra loro caratteristica ed è quella che mi dà più fastidio: l’idea di un necessario compromesso, la loro logica “transattiva”. Tu fai una concessione a me, io ne faccio una te, (lasciamo stare poi la “misure” di queste concessioni, che sono totalmente sproporzionate). Un qualcosa che mi lascia letteralmente senza parole, anche perché mi provoca dei gravi conati di vomito. Siamo arrivati alla logica di scambio anche sul piano ideale, non solo su quello della bassa bottega politica. Riuscite a capacitarvene? E perché, di grazia, dovrei fare concessioni a chicchessia? Il tempo degli inciuci e delle strette di mano sottobanco deve terminare! Fino a prova contraria poi, io so chi sono, cosa voglio e come fare per realizzarlo. Se vuoi contribuire a realizzarlo con me mi sta bene; ma se vuoi dialogare solo per mettermi i bastoni tra le ruote, a me non interessa farlo. In quel caso preferisco marciare da solo o, comunque, in compagnia di chi la pensa come me.
Rendetevi conto di chi è certa gente, (anche se per fortuna debbo dire che non sono tutti così!), e di ciò che vi sta chiedendo: una totale sudditanza umana, politica, sociale, ideologica, etica, morale e culturale; una resa incondizionata; un asservimento a 360° al sistema che dicono di combattere, ma in cui sguazzano come porci, (absit iniuria verbis!). Tutt’altro che le migliori premesse per un dibattito sereno e costruttivo, che sono loro i primi a non volere.
Non fatevi dunque ingannare dalle loro richieste in tal senso: per loro, infatti, dialogo non significa confrontarsi, pur mantenendo le proprie differenze, bensì arrivare ad un punto preciso, che sono soltanto loro a dettare. Non hanno interesse a misurarsi con voi; vogliono solo la vostra definitiva estinzione e si limitano a chiamarla con un altro nome. La sostanza però non cambia.
Io vi ho messi in guardia dal pericolo; come si suol dire: “uomo avvisato, mezzo salvato”.
Roberto Marzola.
"Vent'anni di Fascismo nessuno potrà cancellarli della storia d'Italia. [...] Io andrò dove il destino mi vorrà, perché ho fatto ciò che il destino mi dettò". Benito Mussolini, Testamento Politico. |